Edi Rama è ufficialmente Primo Ministro! Dopo una seduta fiume durata 22 ore tra sabato e domenica scorsa e sospesa solo di notte, il governo Rama ha ottenuto la fiducia del Parlamento con i 82 voti della maggioranza di centro-sinistra e insieme ai suoi ministri in serata ha giurato davanti al Presidente della Repubblica Bujar Nishani.
Edi Rama avrebbe voluto iniziare il mandato del suo governo nella seduta di Mercoledì 11 settembre: la mattina il discorso programmatico e il pomeriggio il dibattito e la fiducia, ma con l’insistenza dell’opposizione che ha chiesto più tempo per prepararsi sul programma, i capigruppo hanno posticipato il dibattito sul programma e il voto di fiducia per sabato 14 settembre.
Nella seduta dell’11 non sono mancate le frizioni. Mentre Edi Rama presentava il programma di governo, il suo predecessore Sali Berisha ha lasciato l’aula in maniera dimostrativa seguito da tutti i parlamentari democratici per non tornarvi più, sostenendo che il discorso programmatico era intriso del linguaggio di rivincita e odio nei confronti della minoranza.
Invece, per la seduta del 14, l’opposizione ha scelto di non depositare nessuna domanda, puntando sul dibattito in aula per il quale si erano iscritti 54 dei suoi 57 deputati. A loro si sono aggiunti 45 colleghi della maggioranza, dando luogo a una seduta fiume, la più lunga nella storia parlamentare albanese sulla fiducia governativa di inizio mandato. In seguito, una parte dei deputati socialisti si sono ritirati con l’obiettivo di arrivare al voto entro sabato sera, senza riuscirci. A notte inoltrata, la seduta è stata sospesa per riprendere la mattina dopo alle 9 e 30.
Domenica in aula, l’ex leader dei democratici Berisha ha tentato anche il colpo di coda. “Non è mai successo che un governo si presenti in Parlamento senza il programma dei primi cento giorni. Posticipiamo il dibattito di altre 24 ore, vi diamo il tempo di prepararlo e vi promettiamo di essere presenti e fare la nostra opposizione”, è stata questa la sua proposta. Il Presidente del Parlamento Ilir Meta l’ha respinta perché – a suo avviso – l’intenzione dei democratici era inviare Rama a Bruxelles come Primo Ministro nominato e non ancora investito dal Parlamento.
Oggi, Rama viaggerà a Bruxelles per incontrarsi con le autorità dell’Unione Europea, il secondo appuntamento della sua agenda governativa stabilita nei giorni scorsi, quando i socialisti avevano previsto di ottenere la fiducia entro giovedì 12 settembre. Il primo appuntamento della sua agenda come promesso in campagna elettorale: la visita ufficiale in Kosovo, Rama l’ha fatto il 13 settembre scorso in veste di Primo Ministro nominato.
Dibattito e opposizione
Procedure e intenzioni a parte, il dibattito in aula tra i due partiti maggiori si può definire ripetitivo, esclusivo e retorico. Sicuramente è stato anche quello più ipertecnologico della storia parlamentare: in un aula in cui ogni deputato dispone di un monitor personale, l’ex Primo Ministro Berisha sventolava dalla tribuna un ipad al posto dei fogli per sostenere le sue affermazioni, mentre dietro di lui nei banchi del governo, il suo successore Rama prendeva appunti sempre sul gioiello della Apple.
Dopo le risposte dei ministri alle poche domande depositate dai deputati della maggioranza, oggetto della seduta fiume sono state le promesse elettorali di Rama e tutte le questioni cruciali del programma: il processo di integrazione europea, la corruzione, le riforme, l’occupazione, la tassazione, l’economia, la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e le legalizzazioni dell’edilizia abusiva.
I democratici si sono incentrati sui traguardi raggiunti durante gli otto anni del loro governo: l’adesione alla Nato, il libero movimento nello spazio Schengen, il potenziamento delle infrastrutture, le misure contro la corruzione, le riforme nell’istruzione e nella sanità, la crescita economica sopra il 2% nonostante la crisi mondiale, l’aumento delle paghe. Il programma presentato da Rama mancherebbe di un modello di sviluppo, copertura finanziaria e tempi certi di realizzazione e sembrerebbe una brutta copia del programma e delle strategie di centro-destra facilmente reperibili nei siti ufficiali dei ministeri del governo uscente.
Gli ex-ministri del governo Berisha si sono opposti con forza alla posizione dei socialisti che considerano l’inizio della nuova legislatura come l’anno zero e la fine della transizione democratica: la transizione sarebbe finita nel 2000 e molte delle istituzioni, azioni e politiche proposte nel programma sarebbero già esistenti o in atto e al nuovo governo basterebbe solo continuare ad implementarle. Inoltre, molte delle promesse “no global” della campagna elettorale sulla tassazione e i servizi gratuiti sarebbero sparite oppure rivisitate nel programma di governo.
Maggioranza e voto di fiducia
Dal canto loro, i deputati socialisti hanno promosso il programma di Rama: sarebbe la soluzione alla crisi economica, alla disoccupazione, all’emergenza di ordine pubblico, alla corruzione, alle riforme nei vari settori, all’edilizia abusiva e al controllo del territorio.
Nei suoi due interventi in aula, il Primo Ministro si è soffermato più sulla forma che sui contenuti, rassicurando i democratici che il discorso programmatico dell’11 settembre e il programma di governo sono in linea con quelli di altri paesi europei. Per provarlo, ha dimostrato ai presenti una raccolta dei discorsi programmatici da De Gasperi a Prodi e il programma di governo britannico che conterrebbe ancora meno dati di quello presentato dai socialisti.
Rama ha dichiarato di non avere pregiudizi e di voler collaborare con l’opposizione e il parlamento per una nuova politica inclusiva. Inoltre ha apprezzato le questioni sollevate da Dashamir Shehu, Presidente del Movimento per lo Sviluppo Nazionale, invitandolo insieme agli altri rappresentanti della minoranza di partecipare nei tavoli governativi delle riforme riguardanti la divisione amministrativa e la proprietà.
Dopo 22 ore di dibattito, su 137 deputati presenti il governo Rama ha ottenuto la fiducia con 82 voti a favore e 55 contrari, uno in meno rispetto all’appoggio di cui gode la maggioranza di centro-sinistra. I conti tornano perché il deputato Vangjel Dule, Presidente dell’Unione per i Diritti Umani e uno degli alleati minori di Rama non era presente in aula. La sua assenza si può interpretare anche come una presa di posizione per la sua esclusione dalla squadra dei ministri ed è la prima volta nella storia della democrazia albanese che la minoranza greca farà parte del governo.
Rama e nuovo ordine parlamentare
Non era in aula durante la votazione anche l’ex Primo Ministro Berisha che non ha smentito le aspettative dei suoi parlamentari durante il dibattito. Sul piede di guerra, con lo stile carismatico ed esclusivo che lo contraddistingue, in 45 minuti di intervento non ha fatto altro che difendere l’operato del governo uscente e demonizzare Rama, i suoi ministri e la sua maggioranza. Berisha è intervenuto più volte per questioni di procedura e diritto di replica, dimostrando che continua a dominare i democratici nonostante abbia dato le dimissioni da tutte le funzioni di partito e il nuovo Presidente del PD sia il sindaco di Tirana Lulzim Basha.
Invece, il nuovo capo dell’esecutivo sembra voler stabilire un nuovo standard nella cultura parlamentare. Rama ha dimostrato durante il primo dibattito vero di non voler riservare all’opposizione attuale lo stesso trattamento riservata a quella precedente. “Tutti ricorderanno il passato recente in cui in quest’aula il Primo Ministro interveniva senza criterio e contegno dopo ogni deputato dell’opposizione, impossessandosi del microfono”, ha dichiarato Rama, riferendosi al suo predecessore Berisha. Di fatto, il leader della maggioranza non ha mosso un ciglio durante le accuse e le offese rivoltagli dai parlamentari dell’opposizione ma ha aspettato il suo turno per rispondere loro.
Dall’altra parte, Rama ha voluto ribadire con fermezza che non risparmierà dalla tribuna dell’aula i democratici per “i torti raccapriccianti del loro malgoverno”, invitandoli di coltivare buone maniere nella vita parlamentare.
Riuscirà a stabilire veramente un nuovo standard nei rapporti parlamentari e in quelli tra maggioranza e opposizione? Non va dimenticato che Berisha e i democratici sono i fondatori dell’opposizione dura all’albanese che hanno sperimentato e consolidato tra il 1997 e il 2005. E non va dimenticato il Primo Ministro Edi Rama è un leader carismatico, emotivo, estroverso e non conformista che ha costruito il suo capitale e la sua comunicazione politica sull’esclusività e sulle dicotomie standard tra il bene e il male, tra la luce e l’oscurità, tra la verità e la menzogna. Lo ha dimostrato anche in aula e il suo linguaggio non verbale è la prova che Rama dovrà ancora lavorare molto con se stesso per non trasformarsi nella seconda parte delle sue dicotomie.