La Corte Costituzionale ha deciso oggi, 17 febbraio, di non accogliere la richiesta del Parlamento albanese per la sua destituzione, affermando che il Presidente Ilir Meta non ha commesso alcun violazione grave della Costituzione.
La Corte Costituzionale d’Albania ha respinto la destituzione del presidente Ilir Meta, in seguito alla richiesta del Parlamento, che chiedeva la sua destituzione per aver “gravemente violato” la Costituzione infrangendo 17 articoli, durante la campagna elettorale per le elezioni parlamentari tenutesi lo scorso aprile.
La Corte Costituzionale della Repubblica d’Albania ha preso in considerazione nelle sessioni plenarie pubbliche del 01.02.2022, 03.02.2022 e 07.02.2022 la sentenza n. 55/2021, del 06.09.2021 dell’Assemblea dell’Albania “Sulla destituzione del Presidente della Repubblica d’Albania per gravi violazioni della Costituzione.
La Corte Costituzionale della Repubblica d’Albania, sulla base degli articoli 90, punto 2 e 131, punto 1, lettera “dh”, della Costituzione, nonché dell’articolo 63, punto 2, della legge n. 8577, del 10.02.2000 “Sull’organizzazione e il funzionamento della Corte costituzionale della Repubblica d’Albania” e successive modifiche, ha deciso l’abrogazione la decisione n. 55/2021, del 06.09.2021 dell’Assemblea dell’Albania “Sulla destituzione del Presidente della Repubblica d’Albania per gravi violazioni della Costituzione.
A seguito della decisione della Corte costituzionale, il portavoce del presidente Meta ha reagito affermando che la questione non avrebbe dovuto neppure iniziare.
Gli scontri tra Presidente e governo
Il Presidente Ilir Meta è stato un grande protagonista durante il periodo che ha preceduto le elezioni del 25 Aprile. Fortemente attivo, ha portato la sua battaglia politica contro il governo per le strade di Tirana e all’esterno degli uffici del Primo Ministro.
Le parti si sono accusate reciprocamente di aver violato il potere e di aver compiuto atti incostituzionali. I socialisti hanno accusato apertamente Meta di aver condotto una campagna a favore dell’opposizione e subito dopo le elezioni hanno preso l’iniziativa di una rimozione presidenziale.
La destituzione dal Parlamento albanese
Il 9 giugno dell’anno scorso il Parlamento ha votato. 104 deputati hanno votato a favore della destituzione, 7 hanno votato contro. Durante la campagna elettorale di aprile, Meta ha accusato il governo di essere coinvolto nel tentativo di “truccare le elezioni” e di collusioni con le organizzazioni criminali per acquistare voti, invitando i cittadini a difendere il proprio voto. Per questo motivo, la maggioranza aveva istituito una commissione parlamentare d’inchiesta ad hoc per chiedere le dimissioni del presidente Meta.
Prima del voto, il premier Edi Rama aveva attaccato in Aula il presidente albanese Ilir Meta, accusandolo di avere tradito il suo mandato, umiliando la Costituzione e distruggendo l’istituzione che dovrebbe garantire l’unità nazionale. Secondo Rama, riconfermato per un terzo mandato proprio con le elezioni di aprile, il presidente Meta avrebbe inoltre “violato il confine vitale della separazione dei poteri in una democrazia parlamentare” e “messo in imbarazzo l’Albania nei suoi rapporti speciali con gli Stati Uniti”.
Ilir Meta ha danneggiato in maniera avventata l’immagine del Paese nei nostri rapporti internazionali; Meta ha da ultimo perso tutte le possibilità che gli sono state concesse così generosamente per tornare su sentieri morali e legali
Ilir Meta aveva fortemente criticato il rapporto osservando che “serve solo a distogliere l’attenzione dalle irregolarità nel voto dello scorso 25 aprile”. Nonostante il voto del Parlamento, il Presidente Meta era rimasto imperturbabile: “Saremo qui fino al 24 Luglio del prossimo anno”.
E’ così sarà