Mancano appena tre mesi dal 23 giugno, giorno in qui gli albanesi andranno alle urne per eleggere il nuovo parlamento e il nuovo governo che guiderà l’Albania nei prossimi quattro anni. La battaglia s’infiamma, in un quadro politico già molto teso.
Le prossime elezioni saranno decisive per le sorti dei principali partiti politici e in particolar modo dei loro leader, i quali stanno combattendo questa battaglia fino all’ultimo voto. Il risultato pare tutt’altro che scontato, e i politici consci di questo fatto, si sono messi alla ricerca del voto degli emigranti. Non è la prima volta che i politici vano a caccia di questi voti, e a quanto pare, anche sta volta organizzeranno, come in precedenza, voli speciali collettivi pagati, per portare in patria gli emigranti “fedeli” ai loro partiti, per votare il 23 giugno.
Gli albanesi che oggi vivono fuori dai confini nazionali sono in circa 1.3 milioni di qui circa 500 mila vivono in Italia e circa 400 mila vivono in Grecia il resto in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Ma chi rappresenta in realtà questi emigranti nel Parlamento albanese? Chi parla dei problemi, dei diritti e delle preoccupazioni degli emigranti in Albania? Chi difende i diritti degli albanesi emigranti nei paesi dove loro vivono? La risposta è semplice..
Nessuno. Nessun governo si è mai preoccupato di queste persone e nessuno hai mai pensato di fare qualcosa per loro in tutti questi anni.
Gli albanesi che vivono fuori dai confini nazionali, sono più di un terzo della popolazione dell’Albania e tra i principali contribuenti del economia albanese (circa il 9% dell’PIL in Albania è prodotto dalle rimesse degli emigranti).
Non sarebbe, quindi, giunto il momento che questi cittadini abbiano i loro rappresentanti nel Parlamento albanese?
Visto che gli stessi politici, quando vengono a chiedere i voti, dicono che gli emigranti sono una grande fonte di ricchezza per il paese, perché non danno la possibilità che questi emigranti votino nei paesi dove vivono e che scelgano anche i loro rappresentanti parlamentari?
Altri paesi come la Croazia, Macedonia e la Romania da tempo hanno riservato nei loro parlamenti dei seggi per i rappresentanti degli emigranti. Infatti, i cittadini di questi paesi votano non solo il governo ma anche i rappresentanti degli emigranti nel parlamento. Non è affatto normale che un paese come l’Albania che ha quasi la meta dei propri cittadini che vivono fuori dai propri confini, non abbia neanche un Ministero della Diaspora. Persino la giovane Repubblica del Kosovo ha costituito il Ministero della Diaspora per venire incontro ai propri cittadini che vivono all’estero.
La necessita che gli emigranti abbiano bisogno di una propria rappresentanza, deriva anche dalla gestione dei problemi della diaspora da parte del Ministero degli Affari Esteri dell’Albania. Quel ministero non è altro che un covo di militanti politici, i quali non ne vogliono sapere, né degli emigranti né quantomeno dei loro problemi. La stessa logica vale per le ambasciate, dove non si trova una persona oppure un ufficio apposito per gli emigranti o per le loro problematiche, che non sia puramente burocratico, ovvero di rilascio o legalizzazione dei documenti.
Non poche volte questo ruolo lo hanno coperto le associazioni costituite volontariamente dagli immigranti stessi, perché le istituzione summenzionate, non sono state capaci di dare un aiuto concreto. Penso che gli emigranti albanesi devono essere più uniti e non diventare strumenti dei partiti politici perché cosi facendo non sono utili né a loro stessi né alle loro famiglie, né al paese.
Gli emigranti devono capire che la politica gli sta solo usando e che non ha mai fatto niente per loro. E quando i politici si presenteranno a chiedere il loro voto, si dovrà rispondere con un’unica voce che è giunto il momento non soltanto di chiedere ma anche di dare; di dare agli emigranti i loro rappresentanti e le loro istituzioni.