Il miglioramento della qualità delle istituzioni e delle riforme albanesi – che hanno stimolato le prospettive per l’avvio dei colloqui di adesione all’Unione Europea – sono i principali fattori della previsione futura positiva dell’agenzia di rating Moody’s, la quale prevede una crescita continua per il paese del 4%.
Il rapporto di Moody’s
In nuovo rapporto intitolato ‘Government of Albania: B1 stable, Annual credit analysis’, l’agenzia Moody’s afferma che la crescita è sostenuta da un consumo privato sano e da forti investimenti a sostegno di importanti progetti infrastrutturali.
“L’Albania ha compiuto notevoli progressi nel rafforzamento della qualità delle sue istituzioni, come sono anche positive le riforme giudiziarie in vista dei potenziali futuri colloqui di adesione all’UE.” – dice Daniela Re Fraschini, vice presidente di Moody’s e analista del rapporto.
Nelle previsioni a lungo termine, Moody’s prevede una crescita del PIL di circa quattro punti percentuali, presupponendo che lo slancio delle riforme continui a sostenere i principali settori economici come l’energia, l’agricoltura e il turismo.
Rafforzamento delle istituzioni e debito pubblico
Il rapporto, inoltre, evidenzia come l’Albania abbia compiuto notevoli progressi – da quando le è stata assegnata lo status di paese candidato all’UE – in settori come la pubblica amministrazione, sistema giudiziario, lotta alla criminalità e protezione dei diritti umani e di quelli di proprietà.
Tuttavia, la bassa forza fiscale dell’Albania riflette il suo elevato debito pubblico; valore che alla fine del 2017 si aggirava al 70%, mentre Moody’s prevede che scenda al di sotto del 70% entro il 2019, aiutato dalla continua crescita economica.
I principali rischi fiscali derivano dalle importazioni di elettricità e dai partenariati pubblico-privato.
Favorire il contesto imprenditoriale
Un calo sostanziale del debito pubblico e ulteriori progressi nell’edilizia istituzionale che migliorano il contesto imprenditoriale, sarebbero positivi per il profilo creditizio.
Al contrario, la pressione negativa deriverebbe da un’inversione dell’aggiustamento fiscale e dall’incapacità di stabilizzare il rapporto debito pubblico/PIL o da un ridotto impegno politico verso l’agenda delle riforme istituzionali ed economiche.
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