Berisha continua a parlare di golpe, invece Rama ripete che è stata una reazione spontanea e non orchestrata. Da parte sua, il Procuratore generale Ina Rama ha chiesto l’aiuto degli Stati Uniti per le indagini sui fatti del 21 gennaio scorso.
La golpe, il putch, il colpo di stato o altre definizioni che stanno per “sovversione dell’ordine costituzionale” prendono sempre più forma nelle dichiarazioni pubbliche di Berisha. Dopo l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta domenica 23 gennaio, da lunedì il Primo Ministro ha iniziato una sorta di Tour antigolpista. Incontri con i dirigenti della Polizia di Stato, gli effettivi della Guardia repubblicana, i rappresentanti del Ministero della Difesa e delle Forze Armate. Poi, una cerimonia per ricevere dal poliziotto che l’ha recuperato da terra, la bandiera albanese lanciata dai manifestanti verso il cordone delle forze dell’ordine. E infine una conferenza stampa. Stesse parole, pochi concetti ma tutti chiari. Berisha ha ringraziato la Polizia e la Guardia per aver resistito alle falange mercenarie e ha ricostruito il piano golpista, ricordando che nei colpi di stato si può morire. Se l’ha preso con il Procuratore generale Ina Rama, i servizi segreti e qualche funzionario della polizia che sarebbero diventati parte di questo piano. Dall’altra parte, si è dimostrato disponibile che i dirigenti della Guardia repubblicana vengano indagati in stato di libertà. Ma la notizia del giorno è stata la conferenza stampa congiunta del Procuratore generale Ina Rama coll’ambasciatore americano Alexander Arvizu. La Procura della Repubblica ha richiesto l’assistenza degli Stati Uniti per indagare sui fatti del 21 gennaio, per garantire in un certo modo indagini imparziali. Il Procuratore Rama ha voluto sottolineare che dalla Polizia di Stato non le è arrivata nessuna richiesta di indagare sul colpo di stato, ma piuttosto richieste legate al danneggiamento della proprietà pubblica. Inoltre, per il Procuratore generale, l’esecuzione dei 6 mandati d’arresto per i dirigenti della Guardia repubblicana servirebbe per far luce su quanto accaduto.
Da parte sua, l’ambasciatore Arvizu ha accolto positivamente la richiesta di assistenza sulle indagini che sarà inviata anche ad Washington. Arvizu ha chiesto a Berisha e Rama di annullare oppure posticipare le manifestazioni, perché la questione principale è quella di indagare le cause che hanno generato quanto successo il 21 gennaio.Un consiglio preso in considerazione da Berisha che ha dichiarato nella sua conferenza stampa di voler eventualmente posticipare la manifestazione di sabato 29 gennaio proprio perché richiestogli da Arvizu ma anche da altri ambasciatori presenti a Tirana. Ma non l’ha deciso ancora.
Invece, il leader socialista Edi Rama è deciso di andare avanti venerdì 28 gennaio anche se si è incontrato con Arvizu sia lunedì che ieri. Lo ha dichiarato al programma “5 domande da Babaramo”, in onda sulla tv News24. Per Rama, la manifestazione di venerdì prossimo renderà omaggio alle 3 persone uccise e non vuole coltivare la paura ma la fiducia. Invece quella di venerdì scorso non sarebbe andata oltre i limiti di una reazione spontanea alle provocazioni di chi dirigeva l’intervento delle forze dell’ordine. Rama denuncia la violenza senza precedenti riservata ai fermati dalla polizia. Uno di loro, il sindacalista Fiqiri Xibri è in gravi condizioni e ricoverato al Presidio Ospedaliero Militare.
Dal 21 gennaio, si nota una sorta di polarizzazione controproducente per entrambi gli schieramenti. Berisha e i democratici proiettano una loro identificazione con lo stato di diritto e le istituzioni. Invece Rama e i socialisti l’identificazione con il popolo e i cittadini. Emblematico il fatto che troviamo spesso Berisha tra le forze dell’ordine, ringraziandoli per la loro resistenza alla violenza delle bande. Invece Rama nei funerali delle tre persone uccise o tra i manifestanti feriti, parlando di resistenza pacifica per ottenere un futuro migliore. Dall’altra parte il discorso politico, caratterizzato da una violenza verbale inedita, è diventato ancora più esclusivo ed escludente.