Puntualizzazione superflua a scanso di equivoci: in questi anni ho incontrato e lavorato con alcune persone stupende. Ho notato che non mi hanno mai trattato da albanese ma solo da altra persona. Questo articolo dunque non parla di loro, ma degli altri. Di chi? Leggete!
Chi come me 1) è facile alla noia 2) ha partecipato a più di qualche incontro su razzisti/antirazzisti/post o pre-razzisti / neo razzisti, ad un certo punto si stanca dalle parole. E’ sempre più forte l’impressione che, anche mettendoci la buona fede, l’antirazzismo sia diventato l’altra faccia del razzismo, sia nel linguaggio sia, ancora più grave, nel meccanismo del pensiero che lo genera. Il più delle volte, sentendo il politico o l’intellettuale di turno, è stata chiara l’impressione che era solo un “timbrare il cartellino”.
Se distingui facilmente il razzismo per le tematiche che porta, conosci anche altrettanto facilmente il linguaggio dell’ antirazzista. Per rinfrescarvi la memoria, faccio copia- incolla da un discorso a caso (tutti coloro che, lavorando onestamente, contribuiscono alla crescita del nostro Paese, che vengono qui non per delinquere ma per…)La formula offerta dai professionisti dell’ antirazzismo è una specie di selezione naturale.Prendiamo solo il vostro meglio: i laureati con 110/110, i giovani e i forti e lasciamo fuori i deboli e i malati.
E’ giusto? E’ sbagliato? E’ carità? E’egoismo? E’ per questo paese che stiamo lottando? Non lo so. E che senso ha rispondere mettendo sempre davanti a sè un modello buono, a mò di animale da circolo
[Ecco qua lo studente romeno che spera un giorno di diventare un ingegnere. Ed ecco a voi il nero che si chiama Gino! Signori e signore, venite ad ammirare il nero che si chiama Gino ed è italiano, è incredibile amici, adesso la mia collaboratrice farà passare un cerchio attorno a Gino per convincervi che non c’è nessun trucco. Regia, datemi un applauso per il nero che si chiama Gino, grazie. ]
Insomma, ragazzi, se bisogna dare un taglio al razzismo, a maggior ragione bisogna dare un taglio a questo antirazzismo idiota.
Se esiste un business del razzismo, con un rientro in voti, allora per forza deve esisterne anche uno contrario, presumo. Farne parte, il più della volte, è condizionato dal clima politico e culturale che stiamo attraversando in Italia, ma questo non giustifica. E’ un business nel quale si sono trovati tutti, trascinandosi anche gli stranieri appreso. Volta dopo volta per questo “nobile” ruolo si sono “sacrificati” sindacati, partiti, avventurieri, nonché, come è stato scritto anche su Albania News in questi giorni, persone in altre faccende affaccendate.
Spesso hanno trascinato con sé anche stranieri, creando ad hoc associazioni chiamate, per modo di dire, ora nazionali e ora internazionali. Ci arrivano spesso segnalazioni del genere su Albania News, di questi persone o associazioni affette da megalomania che in realtà non rappresentano niente o nessuno.Perché in questo business si trovano bene tutti: partiti, giornali, sindacati, televisioni, associazioni, fondazioni, professionisti interculturali dell’ultima ora. Con discorsi fatti e rifatti, con formule noiose e logiche da asilo.
Attaccarsi al mito dei stranieri che sono giusti e buoni – come una volta lo era la classe operaia, ricordate? – non ha senso e non porta da nessuna parte, cosi come non porta da nessuna parte il chiamarli delinquenti. Non bisogna aiutare gli stranieri perché sono dei poveracci folkloristici o perché anche mio nonno è immigrato, quanto perché sono solo delle altre persone che hanno bisogno di una mano. Se questo non vi basta, D-o abbia pietà della vostra ipocrisia.