È la prima volta che trascorro i giorni che precedono il Natale in Albania.
Solitamente mi reputo anche una persona che sulla “questione Natale” rimane abbastanza indifferente: decorazioni, corsa ai regali, pranzi luculliani con parenti e serpenti…tuttavia quest’anno ho una vera predilezione per tutto ciò che riguarda il Natale, a tal punto da aver fatto l’albero con un anticipo addirittura esagerato.
Sarà per via del mio bambino – e si sa che i bambini rendono tutto più magico – sarà che si cambia e crescendo si scoprono passioni ed emozioni nuove, sarà che all’inizio del mese la notizia letta su giornali e riviste e ampiamente e condivisa sui social vuole che si metta in Natale in un angolo e si facciano gli auguri di buone festività. Per un senso di politically correct, di inclusione che a me pare proprio il contrario, di non disturbo delle credenze altrui (per le quali dovremmo seppellire le nostre).
Benissimo. Vediamo cosa accade in Albania, dove coabitano armoniosamente religioni ed espressioni differenti, dove il Natale, essendo una celebrazione cristiana, risulta essere in minoranza rispetto al credo vigente. In Albania, a Tirana in modo particolare, ma non solo, il Natale sembra sbocciato! E questo non può far altro che mettermi di ottimo umore! Addirittura vedendo le foto di Piazza Skanderbeg sui social, prima di partire mi sembrava fossero scatti di New York.
Effettivamente anche vista dal vivo fa un effetto notevole. Giostre, mercatini, un albero di Natale immenso che svetta in tutto il suo splendore e luminarie a non finire che si estendono lungo tutto il viale fino a Piazza Nene Tereza.
Alberi di Natale eleganti e maestosi anche all’esterno della Presidenza o del palazzo del Primo Ministro, per non parlare delle vetrine dei negozi, delle strade, dei parchi.
Un tripudio di luci e colori, di scintillio, di decorazioni celebrative che non offendono sicuramente nessuno, ma hanno l’intento di ravvivare la citta e lo spazio pubblico e condiviso, di creare un senso di magia che nei più piccoli è fortunatamente molto forte e per trasmissione, mi auguro sempre passi un po’ anche agli adulti.
Quindi festeggiare il Natale con il suo nome proprio e augurarlo indistintamente non pare oltraggioso o offensivo. Non lo è in uno stato a maggioranza musulmana perché dovrebbe esserlo in Europa? Ma questo è un altro aspetto che mi piace e colpisce sempre del piccolo paese balcanico, che solo balcanico non è, è anche fortemente mediterraneo. Mi piace la sua capacità inclusiva, la sua ricca diversità che è sinonimo di democrazia, la sua curiosità e apertura sul mondo.
Il paradosso albanese come l’ho spesso definito nei miei libri, che corre sul filo della tradizione imperante da una parte e della totale rottura con il passato dall’altro, provoca sempre strani effetti. Talvolta positivi, talvolta negativi.
Stare in equilibrio dopotutto è sempre molto difficile. A ogni modo, chi ha dovuto soffocare per anni le proprie tradizioni, sa quanto queste siano importanti e ci ricordino chi siamo e da dove veniamo. E questo in Italia ce lo stiamo dimenticando. Oggi continuerò la mia visita immergendomi nell’atmosfera natalizia tiranense.
Dopotutto anche Santa Lucia è riuscita a raggiungerci qui, da Bergamo, con tanto amore e magia!