Lo scorso 28 Novembre, sono partiti i lavori per la costruzione dell’aeroporto di Valona, all’interno dell’aerea di Vjosa – Narta.
La bella località della Riviera albanese avrà la sua aerostazione, la cui realizzazione si deve a un partenariato tra pubblico e privato di 35 anni. Tuttavia, non mancano le contestazioni in un clima di preoccupante tensione.
Un aeroporto che si ipotizza possa diventare operativo dal 2025: è quanto dichiarato dal Ministro delle Infrastrutture e dell’Energia, Belinda Balluku, secondo i parametri del progetto di costruzione, che vede la sua attuazione nell’Indipendence Day. Il rilancio del turismo è il motivo principale per cui è sorta l’urgenza di costruire quattro aeroporti in Albania, afferma il premier Edi Rama. Tirana, Valona, Kukës e Saranda, quattro opere aeroportuali necessarie per portare nel Paese un rilevante flusso turistico, a sostegno di una crescente, se pur sempre debole economia.
Un progetto, quindi, che soddisfa il governo, gli appaltatori e i consorzi, ma che porta con sé molte preoccupazioni per la salvaguardia dell’ambiente. Sono ben venti, infatti, le organizzazioni ecologiste albanesi che si oppongono ai lavori, condannandone fermamente l’approvazione. Durante un incontro che si è tenuto il 26 Novembre scorso, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste hanno evidenziato la superficialità delle valutazioni fatte per la messa in opera dei lavori, incuranti del conseguente grave impatto ambientale che sicuramente avranno. Uno studio condotto senza alcuna professionalità e animato da puro spirito clientelista, sentenziano gli attivisti.
Secondo la Rea Nepravishta del World Wildlife Fund (WWF) in Albania, portavoce di tutte le organizzazioni contrarie alla costruzione dell’aeroporto, il permesso concesso dal Consiglio Nazionale del Territorio arriva da un’analisi ambientale non approvata dagli organi preposti; l’Albania, in questo modo, violerebbe le normative e le convenzioni internazionali, da essa stessa sottoscritte.
Ribatte energicamente Sulejman Sulce, il responsabile delle valutazioni incriminate, dichiarando a BIRN (Balkan Investigative Reporting Network) l’infondatezza delle accuse, sollevate facendo riferimento unicamente a una bozza non tecnica: presto, aggiunge Sulce, sarà disponibile il rapporto finale su cui poter fare affidamento. Sarà una relazione più che valida, afferma il capo dipartimento del gruppo di istruzione e ricerca dell’Università Agraria di Tirana, frutto di ben diciotto udienze pubbliche.
Alla base della ferma opposizione ambientalista, vi è il fenomeno migratorio dei volatili. L’Area Protetta Vjosa-Narta costituisce un importante varco di passaggio per la migrazione degli uccelli che si spostano dall’Adriatico all’Africa o di quelle specie che si fermano in zona per nidificare. È altissimo, quindi, il rischio che i volatili possano scontrarsi con gli aerei. Una valutazione che manca di approfondimento, accusano gli esperti ambientalisti, contenete anche errori tecnici e un uso della terminologia errata.
Decisamente più gravi le accuse mosse da Taulant Bino dell’Associazione ornitologica albanese, che sostiene sia una “ridicola farsa“, in quanto tutto è stato precedentemente macchinato e studiato a tavolino. L’attivista è fortemente convinto, che il permesso di costruzione sia stato siglato ancora prima dell’approvazione della valutazione e che, tutto il materiale necessario per i lavori sia stato inviato prima del rendiconto fatto da Sulce. Quindi, pura speculazione e nessun interesse né per l’ambiente né per la costruzione in sé.
Un progetto totalmente irrispettoso delle più elementari forme di legalità, sostiene la rete verde, che intende opporsi con azioni giudiziarie concrete. Si pensa, infatti, di portare avanti una tangibile forma di protesta, facendo leva, anche, sulla dichiarazione della Commissione europea, che nel suo rapporto sui progressi del 2020, sottolinea come l’aeroporto di Vjosa-Narta sia “in conflitto con le leggi nazionali e le convenzioni internazionali per la protezione della diversità biologiche, approvate dall’Albania stessa”.
Un investimento di circa 103 milioni di euro, per un’infrastruttura il cui completamento richiederà almeno tre anni. L’aeroporto sarà costruito attraverso una concessione BOT di 35 anni da parte di un consorzio internazionale, tra cui Mabatex Group (50%), di proprietà di Behgjet Pacolli, l’uomo d’affari più ricco del Kosovo ed ex ministro degli Esteri e il gruppo turco YDA (48%). In molti si chiedono, se sia così necessario costruire un’altra aerostazione a circa cento chilometri da quella internazionale di Tirana. La spiegazione, secondo i più scettici sulla fattibilità dell’operazione, potrebbe risiedere nel fatto che all’investitore sarà comunque garantito un ritorno economico, in quanto il contratto prevede una “garanzia di ricavo” fino a 138 milioni di euro dal bilancio pubblico, che verrebbero saldati in circa 10 anni, qualora l’investimento fallisse o l’operazione non risultasse redditizia.
Oltre alle organizzazioni ambientaliste, anche l’Ufficio del Comitato permanente della Convenzione di Berna ha invitato il governo albanese a rivedere il progetto di costruzione dell’aeroporto di Valona. Il comitato condivide pienamente la preoccupazione degli ecologisti. Non è da meno, il parere della Commissione Europea per l’Albania, che nell’ultimo rapporto sottolinea come, la costruzione di una tale struttura all’interno dell’area protetta, violi le normative per la protezione ambientale.
Il Primo Ministro Edi Rama ha inaugurato i lavori, che iniziano, indubbiamente, in un clima controverso e conflittuale, con la speranza che la splendida Valona e le sue bellezze naturali non risentano di una tale “polemica annunciata”.