Il Presidente della Repubblica Ilir Meta è andato oltre le sue competenze costituzionali annullando le elezioni amministrative del 30 giugno 2019 e indicendone altre, ma non sono atti di gravità tale da giustificare l’impeachment.
E’ questa – come riportato dai media albanesi – la posizione della Commissione di Venezia che, attraverso un testo in circolazione che riporta in alto la scritta “Draft Opinion” e data 29 settembre, ha affermato che il presidente della Repubblica non ha il potere di annullare le elezioni.
“Il Presidente è andato oltre le sue competenze costituzionali annullando e rinviando le elezioni, senza avere una competenza tale nella Costituzione. Le elezioni locali possono essere annullate solo in situazioni di emergenza, ma anche in quel caso si deve agire in conformità con le disposizioni costituzionali o sulla base di soluzioni legali ad hoc (come le norme provvisorie).” – si legge nel documento.
La Commissione, inoltre, ha affermato che il boicottaggio da parte dell’opposizione non può fermare le elezioni poiché “altrimenti, questi partiti otterrebbero l’opportunità e il vantaggio di ostacolare qualsiasi processo elettorale“.
Cosa potrebbe accadere ora
Lo scorso 15 settembre , lo stesso Ilir Meta aveva affermato che avrebbe rassegnato le dimissioni nell’ipotesi che la Commissione di Venezia giudicasse anti-costituzionali le sue azioni.
“Senz’altro. Se la Commissione di Venezia riterrà che io ho violato la costituzione, rassegnerò le dimissioni. In passato mi sono dimesso da primo ministro per molto meno.
E’ impossibile pensare ad uno scenario in cui la Commissione affermi che io ho violato la costituzione e io continui ad essere presidente. Mai e poi mai. Anche se in passato la Corte Costituzionale ha affermato che leggi parlamentari o governative fossero anti-costituzionali e non è successo nulla” – le parole del presidente Meta il 15 settembre.
C’è molto attesa da parte dell’opinione pubblica per quel che saranno le primissime parole di reazione del capo di stato albanese. In ogni caso, la Commissione di Venezia ha specificato che la decisione di una sua eventuale rimozione dall’incarico spetta al parlamento prima e alla Corte Costituzionale poi, che valuteranno l’entità della violazione e se questa può giustificare la rimozione dall’incarico.
Lo scorso 8 giugno, Ilir Meta aveva annullato le elezioni del 30 giugno senza offrire motivazioni, le quali sono state spiegate davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta il 9 settembre:
“L’annullamento immediato senza consultare alcun partito politico della data del 30 giugno è arrivata a seguito delle informazioni arrivate da importanti istituzioni di sicurezza, secondo le quali nella protesta anti-governativa del 8 giugno si sarebbe dato fuoco al parlamento.” – aveva affermato Ilir Meta dichiarando che i documenti con queste informazioni potevano essere messi a disposizione dei deputati membri della commissione parlamentare.
Molte le reazioni dal fronte del Partito Socialista, che sottolineano come il Presidente non abbia rispettato la Costituzione e sia perciò pienamente giustificata la messa in stato d’accusa. Nessun commento dalla Presidenza della Repubblica, in attesa di un testo ufficiale.