Per raggiungere la città del Nord ci sono voluti solo due ore e trenta minuti. L’unico rallentamento rilevante si è avuto all’entrata della galleria di Thirrë. I lavori nella seconda galleria non sono terminati ancora e le auto, che andavano verso Kukës, si sono fermate in attesa che passassero quelle provenienti dall’altro senso di marcia.
L’altro ritardo, meno rilevante, si è avuto entrando nel tratto della vecchia strada perché l’ultima parte verso il Kosovo non è stato ancora completata. Kukës è una città tranquilla e relativamente pulita, con i locali pieni di abitanti del posto e turisti che si fermano qui durante il loro viaggio verso il Kosovo. Il cielo è limpido e il sole scotta tanto che tutti i passanti cercano di camminare lungo l’ombra scalfita dalle vecchie abitazioni della città.
Per Petrit Palushi, direttore di Radio Kukës e scrittore, la nuova strada ha dato respiro alla città e gli scambi con l’altra parte del paese si sono intensificati. “Ci sono ancora molte discussioni sulla strada, principalmente legati ai suoi costi, ma si dovrebbe viaggiare personalmente per capire quanto sia importante, non solo per Kukës, ma per tutto il paese, e per il rafforzamento dei legami con il Kosovo” dice Palushi, sottolineando come anche dal punto di vista economico la strada abbia un’importanza vitale: il flusso di persone che vengono o passano per la città è aumentato e l’economia locale usufruisce anche dell’abbassamento dei costi di trasporto che prima erano un onere pesante.
Gazmend Hoxha, distributore di una compagnia di prodotti alimentari, conferma che la riduzione della distanza con Tirana gli ha risparmiato molta fatica e in generale ha abbassato i costi di trasporto della sua compagnia per rifornire questa parte del Nord Albania: “prima era molto difficile e la consegna della merce entro la data prefissata diventava impossibile.
Di conseguenza, i commercianti accumulavano stock per non rimanere senza approvvigionamenti”. Insomma, un problema molto serio per il coordinamento del lavoro legato anche all’andamento della domanda caratterizzata da periodi con poca attività e altri con un boom di richieste. “Ora la circolazione delle merci viene fatta tranquillamente, portando meno stress al nostro settore e tutto il processo è interamente pianificato”, mette in evidenza Hoxha.
Più opportunità di sviluppo
Kukës è una città di circa 30 mila abitanti, un numero che è cambiato continuamente durante il periodo della transizione per via dell’emigrazione all’estero e verso altre città del paese. Adesso si sta verificando una crescita graduale della popolazione dovuta principalmente all’immigrazione dalle zone limitrofe. Questo flusso di persone ha fatto sì che nell’ultima decade il prezzo degli appartamenti aumenti di dieci volte.
Per esempio, nel 1998 un appartamento con cucina e due camere costava 400 mila Lek, oggi si aggira sui 4 milioni di Lek.
È comunque interessante il fatto che a Kukës non è stato costruito nessun palazzo nuovo. L’unico iniziato non è stato mai terminato, nonostante siano stati compiuti più dell’80% dei lavori. Il settore dell’edilizia in questa città – pressoché inesistente – sembra che vada contro le leggi dell’economia di mercato in cui il rapporto tra la domanda e l’offerta è il fattore primario che regola le dinamiche economiche. Nel caso concreto anche se la domanda di alloggi è alta, non si costruiscono nuovi palazzi.
Il motivo principale, sostenuto anche dagli stessi abitanti di Kukës, è legato alla titolarità della proprietà dei terreni, ma Kukës non è di certo un’eccezione rispetto ad altre città dove si costruisce senza badare molto a questo problema.“La via della nazione” rimane la speranza principale per lo sviluppo della città, anche se quando sarà terminata del tutto, il viaggio verso il Kosovo bypasserà Kukës e sarà difficile stabilire quanto possa incentivarlo veramente e se non rischia di avere una fortuna simile a quella di Laç, dove oggi non si ferma più nessuno.
Musli Lleshi, è uno dei primi imprenditori della zona, ha avviato la sua attività nel 1991. Nonostante sia il titolare dell’Hotel “America”, il migliore della città, chi non lo conosce lo può scambiare per uno dei dipendenti del suo albergo perché è solito trovarlo ad occuparsi di persona di molti lavori. Anche lui si sofferma sugli vantaggi derivanti dalla nuova strada: “i costi della mia attività sono scesi molto: si risparmia tempo, la manutenzione degli automezzi costa meno, la circolazione dei beni e dei servizi necessari per il mantenimento della mia attività è migliorata”. E poi, il numero delle persone che visitano il suo hotel è aumentato improvvisamente. Insomma, parole sue, con questa strada “Kukës è entrata in Europa”.
Per l’albergatore Lleshi, Kukës è attualmente tra le città con più prospettive di sviluppo e la nuova strada sarebbe un’ottima opportunità per sfruttare fonti inutilizzate della zona e dare una forte spinta alla crescita economica della regione. “Dobbiamo ricordarci che Kukës è molto particolare per le opportunità che offre. Ci sono giacimenti minerari non ancora ben sfruttati di cromo, rame e nichel.
Poi, c’è l’aeroporto, il lago e il punto della dogana con il Kosovo”. Anche la zona turistica di Shishtavec, che è poco frequentata, presenterebbe grandi potenzialità da sfruttare nel futuro.
“Con questa strada è aumentato anche l’interesse degli investitori, alcuni dei quali ho incontrato personalmente”, afferma Lleshi, anche se la titolarità della proprietà è il primo tra i problemi che frenerebbe gli investimenti in zona. In questo momento in cui le opportunità di investimento sono aumentate notevolmente, egli accentua la necessità di creare un ambiente amichevole per poter accogliere i potenziali partner commerciali: “è molto importante creare accoglienza e cooperazione che se vengono garantite, le possibilità di guadagno si moltiplicano per tutti”.
L’aeroporto in letargo
L’aeroporto di Kukës è intitolato a “Zayed Bin Sultan Al-Nahyan”, Presidente degli Emirati Arabi Uniti dal 1971 al 2004, il cui governo ha reso possibile la sua costruzione grazie ad un generoso finanziamento che con quelli stanziati anche dallo stato albanese, ha raggiunto un totale di 22 milioni di dollari. Ma da anni nel cielo sopra l’aeroporto non si sentono rumori di aerei in volo, invece sulla pista impolverata atterrano solo vento e pioggia.
Al suo ingresso si può trovare una guardia che cammina a fatica in una “solitudine tra cielo e terra” e non tenta nemmeno di nascondere l’estrema tristezza che lo sorprende in quel campo svuotato tra le montagne.
L’aeroporto di Kukës è stato progettato durante la crisi del Kosovo nel 1999, ufficialmente come riconoscimento per quello che la città ha fatto in aiuto dei profughi di guerra, e i lavori per la sua costruzione sono iniziati nel 2003.
Ma pare che l’aeroporto non inizierà a funzionare anche nel futuro a causa di un accordo di concessione del 2004 tra il governo albanese e la compagnia “Tirana Aeroport Partners” che gestisce l’unico aeroporto internazionale del paese. In base a questo accordo, il governo albanese si prende carico di garantire che durante il periodo della concessione ventennale non sarà permesso, autorizzato e messo in funzione nessun altro aeroporto per voli internazionali di tipo commerciale ad eccezione di quelli d’emergenza.
In altre parole, l’aeroporto di Kukes non può effettuare voli per almeno 20 anni, anche se si vocifera che il governo albanese stia iniziando la negoziazione con la compagnia che “possiede” oltre all’Aeroporto “Madre Teresa”, anche tutto lo spazio aereo albanese. La compagnia dice di essere disposta a negoziare, ma fino ad ora nessuno conosce bene il significato di tale parola.
Articolo di Edvin Qafmolla. Pubblicato sul settimanale albanese “Mapo” del 12 settembre 2010.
Titolo originale “Kukësi, pikëpyetjet e një transformimi”. Tradotto per Albania News da Blerina Sinani