Un’insolita riunione parlamentare si è tenuta nei giorni scorsi a Parigi. Pochi giorni prima del vertice di Bruxelles in cui si sarebbero discusse le sorti dell’Europa, l’Associazione dei Parlamentari Tintinofili (sì, avete letto bene) si è riunita per discutere della grave crisi diplomatica fra i due paesi balcanici di Borduria e Syldavia.
La notizia è stata data dai principali quotidiani francesi, fra cui Liberation e Le Nouvel Observateur. Ora, se non sapete dove sono la Borduria e la Syldavia, vuol dire che non conoscete la geografia di Tintin! Per cominciare a farvene un’idea, potreste andare in questi giorni al cinema a vedere Le Avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno, l’attesissimo film di Steven Spielberg , che ha come protagonista appunto Tintin, il popolare eroe di storie a fumetti creato dal disegnatore belga Hergè.
Girato in 3D (o per meglio dire, in capture motion, la nuova tecnica di animazione cinematografica grazie alla quale i personaggi digitali vengono disegnati “catturando” le azioni di attori in carne e ossa), racconta le imprese del giovane reporter dal ciuffo rosso, nato nel 1929 dalla penna di Hergé. Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale a Bruxelles, il film è in questi giorni nelle sale europee, e poco prima di Natale arriverà negli Stati Uniti.
La trama è ispirata a tre diversi album di fumetti, pubblicati fra il 1941 e il 1944: Il granchio d’oro, Il segreto del Liocorno e Il tesoro di Rackam il Rosso. Oltre che in Belgio, di cui era originario Hergé (nome d’arte di Georges Remi), fu in Francia che, quasi un secolo fa, le avventure di Tintin ebbero il loro primo grande successo. I primi fumetti di Tintin risalgono infatti al 1929. Pubblicate nell’inserto per l’infanzia del giornale belga Le Vingtième Siècle, le imprese del ragazzino dai capelli rossi, dall’eterno trench beige chiaro e l’inseparabile fox terrier Milù, conquistarono subito le simpatie di grandi e piccini. L’anno dopo veniva pubblicato Tintin nel Paese dei Soviet, cui fecero seguito altre raccolte, ventiquattro in tutto, che hanno nutrito la fantasia di intere generazioni.
Le storie di Tintin e Milù si sono spesso intrecciate a eventi di politica e cronaca internazionale: dall’URSS di Stalin, che ispirò appunto il “Paese dei Soviet” disegnato nel primo album, alla colonizzazione africana da parte del Belgio (Tintin in Congo), all’Egitto in cui era da poco stata dissotterrata la mummia del faraone Tutankhamon (I sigari del Faraone), non c’era angolo di mondo che non entrasse per un verso o per l’altro nei territori, reali o immaginari, tracciati dalla penna di Hergé. Nel 1939, fu la volta dell’Albania: sì, perché fra i Paesi immaginari più famosi e più cari ai lettori di Tintin, al punto da ispirare addirittura delle seriose “assemblee parlamentari” come quella che si è tenuta a Parigi nei giorni
scorsi, c’è il piccolo paese balcanico della Syldavia, in lotta con la sua confinante, la Borduria. E come scrisse Hergé stesso in una lettera indirizzata a un suo collega: “La Syldavie, c’est l’Albanie!” (“La Syldavia è l’Albania!”).
Oltre che nello Scettro di Ottokar, di cui è il principale luogo di svolgimento, la Syldavia compare anche in altri album, pubblicati negli anni successivi, come Obiettivo Luna e L’Affare Girasole. Mentre l’ispirazione originaria della Syldavia fu appunto l’Albania, in seguito l’autore ne arricchì i tratti caratteristici attingendo anche ad altri Paesi dell’area balcanica, fra cui Macedonia, Serbia, Montenegro, Bulgaria.
Tutta la serie delle Avventure di Tintin è da anni oggetto di studi volti a rintracciarne i riferimenti a vicende storiche e personaggi realmente esistiti. Ma è la Syldavia il Paese immaginario su cui si sono maggiormente appuntate le osservazioni degli specialisti, e le fantasie di viaggiatori curiosi di scoprire gli scenari di Tintin in versione balcanica.
Perfino la lingua sildava è stata specificamente studiata e analizzata nei suoi tratti fonetici e sintattici che mescolano caratteri slavi, fiamminghi, e trascrizioni in cirillico. In tutta la vasta produzione di Hergé, Lo Scettro di Ottokar è considerato uno dei volumi più belli, sia sotto il profilo artistico (grazie alla ricchezza delle immagini, fra cui spiccano delle vere e proprie miniature che ricordano arazzi fiamminghi), sia sul piano storico-narrativo, in particolare per la sua complessa struttura di composizione su più livelli cronologici.
Lo Scettro di Ottokar veniva pubblicato nel 1939, pochi mesi dopo l’invasione dell’Albania da parte dell’Italia fascista. E visto che, quanto a dittatori, la storia di quegli anni non mancava di nulla, Hergé ebbe ampia fonte di ispirazione per inventare anche il nome dell’invasore della Syldavia: mescolando due dei nomi più tristemente famosi del momento, lo chiamò Müsstler, sintesi di Mussolini e Hitler.
Ma la storia della Syldavia è inventata, o meglio reinventata, fin dalle sue origini medievali, in un’affascinante rielaborazione di eventi realmente accaduti e nomi di fantasia. Andiamo dunque a leggere direttamente nello Scettro di Ottokar come ci viene presentata la Syldavia nel depliant illustrativo che Tintin legge mentre è ancora nell’aereo che lo porta a destinazione: “Fra le tante regioni che giustamente attirano gli stranieri amanti del folklore e del pittoresco, c’è un piccolo paese, sfortunatamente troppo poco conosciuto, che ne supera per interesse molti altri. Finora isolato a causa di grandi difficoltà di accesso, grazie a un regolare collegamento aereo è attualmente alla portata di tutti coloro che ammirano la bellezza dei luoghi selvaggi, l’ospitalità proverbiale dei suoi abitanti, e l’originalità dei costumi tradizionali di epoca medievale che hanno resistito ai progressi dell’epoca moderna. Questo paese è la Syldavia. Le sue vallate sono orlate da ampi altopiani coperti di foreste, e circondate da grandi montagne innevate.
Le pianure sildave sono fertili di grano, e il sottosuolo è ricco di minerali di ogni sorta.” Ed ecco la sua storia: “Fino al VI secolo, la Syldavia fu popolata da tribù nomadi di cui si ignora l’origine. Invasa dagli Slavi, fu conquistata nel X secolo dai Turchi, che ne occuparono le pianure.” A combattere contro i Turchi invasori, arrivò un valoroso guerriero di nome Hveghi: dopo un eroico combattimento presso la località di Zileheroum, Hveghi mise in fuga i Turchi, e venne acclamato re di Syldavia con l’appellativo di Muskar (che, leggiamo sempre nello Scettro di Ottokar, deriva da “Mushk”, “valore” e “Kar”, “re”). L’evento fondatore dell’epica sildava è dunque la battaglia di Zileheroum, che potrebbe far pensare a uno dei combattimenti più importanti dell’Europa balcanica, vale a dire la battaglia di Kosovo Polje, del 1389.
Re Muskar I, l’eroe nazionale che riuscì a tenere testa ai Turchi, farebbe pensare a Skanderbeg; venendo alla storia più recente, c’è chi sostiene che Muskar XII, l’ultimo re di Syldavia, assomigli, anche fisicamente, a re Zog. Molto conosciuto e ampiamente tradotto in tante lingue, Lo Scettro di Ottokar, come del resto tutta la serie delle Avventure di Tintin, non risulta finora pubblicato in Albania, che pure, come abbiamo appena visto, ha avuto una parte fondamentale nell’ispirazione di Hergé, e dunque nell’immaginario collettivo dei suoi appassionati lettori. Che sia arrivato il momento giusto per far conoscere la Syldavia e Tintin ai bambini albanesi? Fra gli innumerevoli fan della Syldavia, un articolo pubblicato nei giorni scorsi sul New Yorker cita anche Hugh Grant. Alla domanda su quale libro avrebbe portato con sé su un’isola deserta, il popolare attore americano ha risposto senza un attimo di esitazione: Lo scettro di Ottokar.