È questa la domanda che si insinua nel leggere una delle più importanti testate albanesi la Gazeta Shqiptare che accusa di “tradimento nazionale” il governo Berisha per aver concordato, in gran segreto, con il governo greco nuovi confini marittimi tra i due paesi, costituiti da 150 nuove coordinate, “regalando” circa 225 km2 di mare allo stato ellenico, proprio alla vigilia della festa di indipendenza e liberazione albanese, tra il 26 e il 28 novembre scorso.
L’esistenza dell’accordo è stata resa pubblica durante la visita ufficiale del Premier greco, Kosta Karamanlis, il 27 aprile scorso, che insieme a Berisha ha firmato la “Delimitazione delle proprie zone appartenenti all’area continentale e altre zone marittime”.
Il quotidiano, abbandonato a se stesso in questa scomoda posizione d’accusa, chiede con insistenza ormai da giorni spiegazioni in merito, fatti che provino il contrario di quanto riportato dalle sue inchieste.
“Il governo albanese, – sostiene Kristaq Gerveni, Comandante delle Forze Marittime albanesi in un comunicato stampa – ha applicato scrupolosamente le regole dettate dall’Unione Europea sul Diritto del Mare, concordando così le 150 coordinate che costituiscono la linea di confine marittimo tra Albania e Grecia, distanti assolutamente in misura eguale da tutti i punti più esposti di ciascun paese”.
La tesi del governo albanese è stata fortemente sostenuta anche dal Portavoce del Ministro degli Esteri greco, Jorgo Kumucakos, in una conferenza stampa pochi giorni prima della visita di Karamanlis. Inoltre nella conferenza stampa congiunta dei due premier non è stato permesso ai giornalisti presenti fare domande scomode.
Nonostante il governo albanese, per parola dei suoi ministri degli esteri e dell’interno, accusi il quotidiano di giocare sporco per l’opposizione tentando di infangare l’operato dell’attuale governo, dato da alcuni sondaggi vincitore delle elezioni parlamentari del 28 giugno prossimo.
Ciò che più colpisce, nel seguire giorno dopo giorno i dettagli della vicenda riportati dalla Gazeta Shqiptare sempre più agguerrita contro il governo, non sono le accuse e i presunti accordi segreti tra i due governi, ma il silenzio e la scarsa partecipazione dell’opposizione albanese su questo clamoroso, qualora si venisse a verificare, caso di pessima gestione governativa.
Sollecitato più volte a rivelare le esatte distanze stabilite nell’accordo raggiunto in silenzio assoluto tra il 26 e il 28 novembre scorso, il governo albanese e quello greco hanno comunicato di impegnarsi nel farlo senza però, a tutt’oggi, pubblicare le nuove coordinate. La linea dei due governi sembra la stessa: ribadire la correttezza dell’accordo nel disegnare le nuove delimitazioni del confine marittimo.
Alla semplice richiesta dei giornalisti di Gazeta Shqiptare di conoscere le coordinate dei 150 punti che delineano il confine tra i due paesi, le autorità competenti hanno risposto di non ricordarseli. E non vi sono state risposte neanche in merito alla richiesta di sapere le ragioni che hanno portato il governo albanese a mantenere il segreto su un simile accordo, o quanto meno, a non ritenere importante comunicarlo alla stampa.
Tuttavia, il governo albanese considera l’accordo un atto di routine doveroso in quanto richiesto anche negli accordi internazionali, considerato che i due paesi sono membri a pieni diritti della NATO.
Dall’altra parte, quanto sostenuto dall’Agenzia nazionale per le risorse naturali albanesi, AKBN, potrebbe svelare alcune delle ragioni alla base dell’accordo. L’AKBN rispondendo al quesito posto dalla Gazeta Shqiptare, comunica che sul fondo del Mar Ionio si troverebbe del petrolio, esattamente al punto denominato “Blocco Jon 5”.
I lavori di ricerca petrolifera in questo blocco sono iniziati nel lontano 1992 quando il governo albanese stipulò un accordo con la compagnia australiana “ Hamilton Oil ”. L’ultimo contratto stipulato dal governo albanese risale al 8 agosto del 2007 con la compagnia anglosassone “MEDOIL” e da quel giorno non si hanno comunicati sull’andamento dei lavori di ricerca.
E’ proprio l’interesse di compagnie petrolifere internazionali, espresso in questi anni, riguardo a questo blocco che spinge i colleghi della Gazeta Shqiptare a chiedere al governo Berisha con ancor più insistenza la divulgazione delle coordinate della nuova linea di confine marittimo con la Grecia, facendo luce così sul dubbio erto dal comunicato di AKBN che non ha chiarito se la nuova linea di confine marittimo con la Grecia esclude l’Albania da tale punto di ricerca di petrolio.
Questa guerra fatta di articoli sempre più insinuanti da parte della Gazeta Shqiptare e di comunicati stampa sempre più frequenti da parte del governo sembra non voler cedere il passo. Il braccio di ferro tra governo e testata giornalistica promette di essere lungo e ostinato fino a quando, promettono i colleghi del quotidiano albanese, non verrà fatta totale chiarezza su ciò che loro ritengono la “svendita dell’Albania”.