L’autorità stradale albanese ha reso noto ieri la decisione di sospendere l’attività di costruzione delle società Biba X e DH Albania nell’ambito del nuovo raccordo anulare di Tirana, dopo che recentemente si sono sollevati seri dubbi sulla falsificazione documentale della società americana Dunwell Haberman, che ha vinto la gara d’appalto attraverso la sua filiale DH Albania.
L’accaduto
Secondo i documenti pubblicati nello show “The Unexposed” su News 24 TV e riferito dal National Business Center, la compagnia statunitense affermava di essere stata fondata nel Delaware americano nel giugno 1998.
“I documenti che sono stati inviati non sono autentici e non provengono dall’ufficio del segretario di stato del Delaware.” – si legge nella risposta ufficiale.
Ulteriori indagini condotte dalle autorità dello stato del Delaware hanno dimostrato che la filiale in Albania è stata effettivamente fondata a luglio di quest’anno, poco prima prima dell’offerta per la costruzione del grande raccordo anulare.
L’autorità stradale albanese si rivolgerà ufficialmente alle autorità statunitensi e se la frode risulterà vera, terminerà il contratto con l’azienda e seguirà le altre procedure previste dalla legge.
DH Albania e Biba X
Le due aziende hanno vinto la gara d’appalto con un’offerta che ammonta a poco più di 18 milioni di euro (IVA esclusa) e che rappresenta quasi il 45% dell’intero investimento.
Le indagini del processo sono attualmente incentrate sul rappresentante albanese della filiale albanese dell’azienda, Avdiol Dobi, che risulta anche essere il proprietario di una società fondata nel 2016 con sede a Valona.
“Ora è chiaro a tutti che il progetto del nuovo raccordo anulare è un progetto di rapina, non un progetto di sviluppo. Non è per la città di Tirana, non è per le persone, è solo per Edi Rama.” – ha detto il leader del partito democratico, Lulzim Basha.
Queste nuove rivelazioni arrivano dopo le proteste da parte dei residenti delle aree colpite dalla costruzione del nuovo raccordo, preoccupati di perdere le loro case senza un equo compenso offerto dal governo.