Circa due mesi fa il primo cittadino di Parma, Pietro Vignali, in una sua dichiarazione infelice ha collegato l’immigrazione ai problemi di sicurezza e prostituzione, suscitando grande scalpore anche tra chi per la sua linea di governo lo considera “il sindaco di tutti”. Darina Zeqiri gli ha rivolto qualche domanda e le risposte non hanno tardato molto ad arrivare. A voi giudicare.
A chi scrive nelle varie testate giornalistiche le viene sempre criticato l’essere puntiglioso ed alla ricerca di chiarimenti. A chi fa questo lavoro, quasi sempre, le viene risposto che ciò che ha capito non era ciò che s’intendeva. Il primato di frasi facilmente mal interpretabili, crediamo, lo detengano i politici di ogni bandiera che incitano o spengono fuochi con espressioni di largo effetto emozionale.Un esempio?Il sindaco di Parma, Pietro Vignali, il 27 ottobre scorso alle ore 18:52 pubblica sulla sua pagina facebook, accessibile a tutti, una riflessione, che da lì a poco sarebbe giunta come lettera richiesta al prefetto della città, Luigi Viana,e che ha suscitato un grandissimo scalpore in vari blog e tra gli utenti di facebook: “Gli stranieri che soggiornano in città per più di tre mesi ma non si sono iscritti all’anagrafe comunale devono essere allontanati. Forse così risolveremmo qualche problema di sicurezza o di prostituzione per strada.
Sarebbe la semplice applicazione della direttiva comunitaria sul diritto di soggiorno che già a Torino viene fatta rispettare.”Lo status del sindaco ha visto decine di commenti che lo incoraggiano nel suo intento ed altre, meno, che ne criticano la generalizzazione. Ma andiamo a vedere meglio di quale Direttiva parla il sindaco Vignali.
Il 30 aprile del 2004 la Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea ha pubblicato la Direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio europeo, recepito dalla legislazione italiana con il Decreto legislativo nr. 30 del 6 febbraio 2007, emanato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In entrambi i documenti vengono illustrate le regole di soggiorno per i cittadini dell’Unione Europea che decidono di fermarsi per un periodo più lungo di tre mesi in uno dei paesi comunitari. Sia nella Direttiva che nel Decreto Legislativo, viene specificato che si fa riferimento, appunto, ai soli “cittadini dell’Unione Europea”. Dell’espressione “stranieri” non vi è traccia, come è ovvio che sia, dato che quest’ultimi sono coloro che non vi fanno parte nella grande famiglia dell’UE.
In quanti la conoscono? In quanti hanno realmente capito che il sindaco Vignali si riferiva ai comunitari? In quanti sanno che la Direttiva del Parlamento e del Consiglio UE messa in atto a Torino è servita per l’allontanamento di ben 46 comunitari privi di residenza nel comune Piemontese? Appare chiaro, leggendo anche i soli commenti sul suo post, a pochissimi. Lo straniero è per tutti i semplici cittadini, l’extracomunitario. Di certo nessuno vede una minaccia da un tedesco, francese o spagnolo, almeno che non parliamo del calcio o finché, chissà, un giorno non scopriamo una lotta interna di potere tra i Paesi membri dell’UE.
Non a caso, difatti, onde evitare malintesi, nel Decreto legislativo in questione all’art.2, comma 1, lettere a) e b), viene chiaramente specificato il termine “cittadino dell’Unione”, che non poteva essere altrimenti dato le ben note restrizioni applicate per i non comunitari.
Prendendo atto dello scalpore suscitato l’intenzione pubblicata dal sindaco di Parma, Vignali e conoscendo il suo moto che lo ha reso amato anche da diverse associazioni straniere che risiedono a Parma,”Il sindaco di tutti”, le abbiamo rivolte alcune domande.
Gent.le sindaco Vignali, il suo post, che è stato riportato puntualmente da altri utenti di facebook, ha visto centinaia di contatti che si congratulavano con il suo pensiero e che appoggiano l’iniziativa da intraprendere, ma, in altri centinaia ha suscitato molta rabbia ed incomprensione il risultato che Lei si augurava di raccogliere con l’attuazione della normativa europea, dichiarando “forse così risolveremmo qualche problema di sicurezza o di prostituzione per strada”. Non pensa di aver offeso gli stranieri (extracomunitari e non)?
Non penso proprio di aver offeso qualcuno, e non è stata certo mia intenzione farlo. È chiaro che se sono stato frainteso mi dispiace. Ma chi mi conosce, chi vive a Parma, parmigiano o immigrato, sa che non sono solito affrontare questi temi con superficialità. Penso anzi che temi complessi come immigrazione, integrazione e convivenza debbano essere sottratti alla strumentalizzazione politica, alle reazioni di pancia, alla banalizzazione, alle risposte preconfezionate. Per entrare nel merito della questione, tutti sappiamo come funzionano i canali dello sfruttamento della prostituzione e della criminalità. Sappiamo che si avvantaggiano quando leggi e norme non sono chiare o non sono applicate. Per questo ho richiamato all’applicazione della normativa europea. Parma è una città aperta, accogliente. Mi chiedo: perché uno straniero che arriva in città non dovrebbe trovare 5 minuti in 3 mesi per registrarsi all’anagrafe come tutti noi? Se non lo fa, devo dedurre che non ha nessuna intenzione di integrarsi nella nostra comunità che, lo ripeto, ogni giorno dimostra di essere aperta e accogliente.
Fermo restando che la norma della comunità europea che Lei cita nella sua pagina è del tutto condivisibile e che andrebbe assolutamente applicata e rispettata da tutti i cittadini, ritiene davvero che la lotta alla criminalità ed alla prostituzione per le strade di Parma, parta dal controllare gli stranieri? Su quali dati si è basata la sua pronuncia?
Non sono così superficiale da sostenere l’equazione stranieri uguale criminalità. So anche che, se prostituzione e criminalità esistono da sempre, forse non è così facile debellarli. Certo l’applicazione della norma comunitaria può essere uno strumento in più per affrontare questi problemi, ma non l’unico. E soprattutto non sono problemi che riguardano solo la comunità immigrata, ma tutta la nostra società. Penso che la sicurezza in città si promuova a partire dall’integrazione e dalla coesione sociale, riqualificando i quartieri e ambienti di vita delle persone per sottrarli al degrado, facendo capire ai cittadini che molto dipende da loro, non solo dal rispetto delle regole, ma anche dal mantenere strade e piazze della città vive e vivibili. Poi c’è il tema del controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, ma è solo uno degli ingredienti necessari. Per quanto riguarda la lotta allo sfruttamento della prostituzione che, ricordiamolo, è la lotta contro un racket che riduce le persone in schiavitù, abbiamo un programma di protezione, aiuto, sostegno che in un decennio ha portato via dalla strada oltre 300 ragazze per rifarsi una vita e trovare un lavoro vero.
In questi anni della sua legislatura, Lei si è sempre pronunciato come il Sindaco di tutti, italiani, stranieri e nuovi italiani di Parma. Crede di aver compromesso la fiducia che ha ispirato in questi anni nei cittadini stranieri, futuri italiani che vivono e amano Parma?
E perché mai? Le comunità immigrate sono le prime a sapere che il rispetto reciproco e delle regole è elemento fondamentale per la convivenza. Le comunità mi conoscono bene, partecipo alle loro iniziative, sono coinvolte nel tavolo della cittadinanza e nelle iniziative dell’amministrazione. Il rapporto costruttivo che abbiamo instaurato è solido. Tutti i parmigiani, vecchi e nuovi sanno che sono il sindaco di tutti. Sul serio, non a parole.
A questa sua pronuncia hanno, per caso, susseguito verso di Lei lamentele o richieste di rettifica da parte delle associazioni che rappresentano i cittadini stranieri che hanno come primo obbiettivo quello di aiutare l’integrazione combattendo qualsiasi pregiudizio a riguardo e difendendo la dignità degli stranieri?
Come ho già detto, il nostro è un rapporto solido, le associazioni di cittadini stranieri hanno capito perfettamente cosa intendevo dire. Il nostro modello di integrazione è centrato sui diritti e doveri di cittadinanza. Il questo momento critico per l’econo
mia italiana si ha la percezione di una più difficile integrazione tra italiani e stranieri, in quanto si accusano sempre più spesso quest’ultimi (come i media ci informano giornalmente) di portare via il lavoro che l’italiano medio svolgerebbe volentieri con un costo più alto per l’impresa. Uno straniero spesso rinuncia anche alla sicurezza sul lavoro per riuscire a lavorare. Il suo post su facebook, per come appare, cattura l’appoggio di una massa larga di italiani che si trovano quotidianamente a lottare per il diritto di vivere civilmente ed in sicurezza, ma, richiede un’interpretazione per essere compreso e condiviso da tutti gli stranieri che lavorano onestamente, conducendo una vita civile e che offrono lavoro ai stessi italiani, Parma di questi esempi ne è piena. Ritiene, quindi, giusto che gli stranieri che l’hanno sempre accolta nelle loro feste nelle quali anche voi come Comune avete partecipato vivamente, si pongano la domanda del perché della frase cosi facilmente mal interpretabile?
Il mio post su facebook ha semplicemente aperto una discussione sull’opportunità di applicare anche da noi una norma europea sull’esempio di altre città. Era quello che mi interessava. Niente di più. Per restare invece al tema importante della sua domanda cioè quello di immigrati e lavoro, bisogna osservare che mai come in un momento come questo, in cui si esce da una crisi economica, un sistema come il nostro, che tra l’altro si basa in gran parte sull’industria manifatturiera ha bisogno di nuova manodopera a tutti i livelli. Il lavoro è la prima fonte di integrazione. Che questa cosa funzioni bene a Parma lo dimostrano gli indici di disoccupazione che sono bassissimi, mentre quelli di integrazione sono alti.
Ma il dato più importante è dato dalla vitalità dimostrata dal grande numero di attività imprenditoriali aperte da immigrati. Questo dimostra che a Parma non si viene solo per trovare un primo lavoro o allontanarsi da un contesto difficile, ma si sceglie di mettere radici avviando attività a lungo termine, costruendo un progetto di vita: si fanno figli, ci sono tanti i ricongiungimenti famigliari. In ultimo, un saluto per poi concederla ai suoi innumerevoli impegni. “Parma Culture”, la prima copia di una rivista bilingue, di cui io firmo due articoli, dedicata a tutti i cittadini…
Ecco, Parmaculture è l’esempio di cosa intendiamo per città aperta e accogliente: non ci limitiamo a una generica ospitalità, vogliamo che i parmigiani, anche quelli nuovi, partecipino della costruzione del bene comune, facciano sentire la loro voce, imparino a conoscerci e a farsi conoscere. Anche il tavolo della cittadinanza è molto importante in questo senso.
Il primo numero della rivista è dedicato alla comunità albanese. Forse non tutti sanno che a Parma la comunità albanese è un esempio di integrazione pacifica e operosa. Un interlocutore importante per noi che amministriamo la città. Questo intendiamo per integrazione: partecipare alla vita della comunità. Partecipate.
Per dovere di cronaca, va riferito che le domande al sindaco Vignali sono state poste un mese fa e va riconosciuto anche la veridicità di quanto espresso dal sindaco sulla collaborazione con le associazioni straniere. AlbaniaNews ha seguito le manifestazioni culturali a Parma ove il Comune ha partecipato attivamente. Dall’altra parte, va riportato anche un dato significativo. Gli stranieri presenti nel solo Comune di Parma sono circa 24 mila e quelli rappresentati dalle varie associazioni stranieri non arrivano al 5% di questo numero. Con questo, forse, si spiega perché le associazioni non hanno avuto la stessa reazione di tantissimi stranieri alla lettura dello status del sindaco su facebook.