I frequentatori del Centro “Balashe”, centro giornaliero per anziani e persone diversamente abili a Elbasan, non avrebbero mai pensato di poter assaggiare un giorno la cucina italiana dalle mani di un cuoco italiano.
Lui è Tullio Tulletti e viene per la terza volta in Albania. Ha un legame spirituale col nostro paese tramite i ricordi del padre, soldato durante la seconda guerra mondiale, e ormai ritorna col desiderio di sempre, impegnandosi nel volontariato.
Maestro in cucina ed appassionato di quella italiana, questa volta ha cucinato per gli anziani pizza di tutti i tipi e lasagne, entrambe molto gradite da loro. Portando con sé tutti gli ingredienti per le sue ricette, Tullio stesso ha servito gli anziani e i bambini diversamente abili in un pranzo speciale al Centro “Balashe”.
Tullio, sempre in movimento, si assicura che tutti possano assaggiare il primo ed il secondo piatto. Questa volta ha scelto piselli con filetto di carne e lasagne. I prodotti, le bevande ed il dolce, li ha portati lui stesso col suo camioncino. Dopo aver consumato il pranzo gustoso, i frequentatori del centro si allontanano uno ad uno contenti, dopo aver imparato qualche parola in italiano per ringraziare Tullio. Lo aspettano di nuovo.
Di fatto, la cena del centro “Balashe” con l’arrivo del cuoco italiano è diventata una festa. Questa volta, il bel tempo ha favorito il mangiare all’aperto. Sullo sfondo c’è la musica popolare, la preferita degli ospiti del centro. Affinché andasse tutto bene,dice la diretrice del centro “Balashe” Blerina Kamami, l’intero personale ha aiutato Tullio per la preparazione del pasto tradizionale italiano,raro in questo centro. Gli stessi anziani sono molto felici della sua presenza e vorrebbero che rimanesse. Petrit Lumani, un vecchio frequentatore del Centro “Balashe” dice che quando viene l’italiano al centro si fa festa: “Noi siamo molto contenti del suo arrivo. La sua cucina è molto buona. Tutto quello che ha cucinato era buono: le pizze, i piselli, le lasagne”. Anche un altro frequentatore del centro, Ismail Lepuri, dice di essere rimasto molto contento:“Il tutto era molto saporito e sarebbe bello se rimanesse qui con noi”.
Lo abbiamo intervistato per avere le sue impressioni sull’Albania e l’esperienza al Centro “Balashe”.
Come gli è venuto l’idea di cucinare nel centro “Balashe”?
Sono membro del “Centro Onlus” di Cosenza, il quale è collegato al centro “Balashe”. Quando ho sentito che un gruppo di questo centro sarebbe venuto in Albania ho colto l’occasione per venire.
Cucino per il centro “Balashe” per beneficenza. Io stesso sono un pensionato e mi sento vicino a coloro che non hanno nessuno. Qualche volta bisogna fare qualcosa per le persone che hanno bisogno. Anche nel sud dell’Italiala situazione è la stessa. La terza età è abbandonata.
Noi abbiamo un’Italia del nord e una del sud. E il sud è uguale all’Albania. Siamo quasi sulla stessa barca, ci separa solo il mare. Servono strutture con maggiori servizi. La Francia ad esempio ha centri polivalenti e gli anziani li sono trattati al meglio.
In collaborazione con la direttrice del Centro “Balashe”, Blerina, abbiamo deciso un giorno di cucinare le pizze con i membri di questo centro. E dopo fu la volta delle lasagne. In passato in Italia avevo un ristorante in una piccola località vicino al mare chiamata Mantea, dove ho cucinato per qualche anno. Mi sono specializzato in cucina in Emilia Romagna. La cucina per me è molto importante. Cucinare non mi stanca perché lo faccio con piacere. Come tutte le persone che hanno le loro passioni, la mia è la cucina.
Com’è nata la sua passione per la cucina?
Sono nato in una famiglia di cuochi. Fin da piccolo stavo accanto alla mia nonna ed ero attratto sempre dagli aromi delle cose che cucinava. Impazzivo per quegli odori. Proprio questo mi diede la spinta per diventare cuoco.
La mia professione era quella di ispettore di polizia, ma la mia passione era la cucina. Non tutti possono fare pizze e lasagne. Per quanto riguarda la pizza le cose poi si complicano. Tutti la fanno ma sono in pochi a saperlo fare come si deve.
È difficile seguire le ricette regionali. In Francia ad esempio fanno la carbonara con molta panna. La cambiano molto. Sono d’accordo con le varianti, ma devono essere sempre in armonia, sennò il sapore del piatto può diventare orribile.
Come vi sembra la cucina albanese?
Mi piace molto. Quando vengo qui amo mangiare i crostini d’agnello, i vari formaggi, le insalate ecc. La cucina è molto buona ma il servizio lascia molto a desiderare. Noto che non c’è una coordinazione in ristorante, perché quando si prenotano piatti diversi, questi vengono portati in tempi diversi, cosa che non è normale in una cena. Il servizio pertanto è inadeguato.
Da dove nasce il legame con l’Albania?
Ho sempre voluto visitare questo paese. Lo volevo fare già dai racconti di mio padre che durante la seconda guerra mondiale era stato soldato qui. Mi raccontava dei posti dove era stato come Tirana e Durazzo.
Le città sicuramente erano diverse da come sono oggi. Lui mi raccontava che le persone erano molto ospitali, buoni e facendo arrabbiare un po’ mia madre, mi diceva sempre che le donne erano molto belle. Anch’io ho constatato che aveva ragione perché in questi tre viaggi che ho fatto in Albania ho visto che le donne sono brune e belle. Sono molto felice di essere qui e devo dire che mi piace sempre tornare. Quando sono in Italia penso a quando ritornerò nuovamente in Albania.
Articolo di Bardha Nergjoni. Pubblicato sul quotidiano Shekulli del 8 novembre 2010. Titolo originale “Italiani që gatuan për të moshuarit e Elbasanit”. Tradotto per AlbaniaNews da Daniela Nazarko.