Nei primi anni ’40 numerosi studiosi ed accademici italiani dedicarono all’Albania saggi sulla storia, la geografia, la geologia, il clima, la demografia, gli usi e costumi, le religioni, l’economia, l’agricoltura e la pastorizia, le risorse del sottosuolo, l’industria ed il commercio del Paese.
Tra le molte pubblicazioni, alcune delle quali oggi introvabili se non in biblioteca o in librerie antiquarie, desideriamo segnalare al lettore un interessante studio pubblicato nel 1940 dal «Centro Studi per l’Albania», che aveva sede presso la più prestigiosa istituzione culturale italiana: la Reale Accademia d’Italia, oggi Accademia Nazionale dei Lincei.
Titolo del libro, del quale è autore Mario Michelangeli, è “Il problema forestale albanese”.
Lo studioso si prefigge lo scopo di fornire un quadro aggiornato (alla data della pubblicazione del libro) della situazione delle risorse forestali in Albania e di esaminare le possibilità di un miglioramento e di una soluzione del problema, con un programma poliennale di attività nel settore.
L’Autore propone delle direttive di massima, direttive che – a mio parere – sarebbero senz’altro valide ancora oggi, se fossero attuate con la massima cura in tutti i paesi.
La politica forestale, la difesa del territorio dal dissesto idrogeologico e la salvaguardia dell’ambiente sono oggi argomenti particolare attualità in Italia.
Il primo capitolo del libro è dedicato alla descrizione dell’ambiente fisico dell’Albania, che ha una superficie territoriale di 27.538,47 chilometri quadrati. E’ interessante notare, per le conseguenze che ne derivano e per i fenomeni che si manifestano nelle pianure litoranee albanesi, la profonda diversità di orientamento dei sistemi orografici rispetto a quello delle coste.I rilievi si protendono nel senso da nord-ovest a sud-est, mentre lo sviluppo costiero segue il senso da nord a sud.
In ragione di questo il sistema orografico è profondamente inciso dalle vallate trasversali dei maggiori corsi d’acqua, facilitando da un lato le vie di comunicazione dal litorale all’interno del territorio, ma determinando – a causa di un regime idraulico estremamente disordinato – l’impaludamento delle pianure litoranee, aggravato dalle frequenti esondazioni dei fiumi, molto spesso a carattere torrentizio.
Segue una ampia dissertazione dedicata alla geologia ed alla idrografia, a testimonianza della profonda conoscenza dell’Autore del paese e interessanti cenni climatici. In Albania si possono distinguere due zone: la marittima caratterizzata da estati calde e secche e da inverni miti e piovosi; quella montana con i caratteri del clima continentale, con accentuata escursione termica annuale. Particolare rilievo ha, tra gli elementi del clima, il regime delle piogge, che pone l’Albania tra i paesi più piovosi d’Europa.
L’abbondanza di piogge è una ricchezza del paese, specie in questo periodo storico in cui l “oro azzurro” sarà in futuro più importante dell’”oro nero”.
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Dopo una ampia disamina della geologia, dell’idrografia, della climatologia del paese, Michelangeli si sofferma sulle questioni economiche strettamente collegate con l’economia forestale. Lo studio, afferma l’Autore, è condotto nei limiti che interessano il tecnico forestale. L’esame dei dati relativi alla ripartizione culturale della superficie dell’Albania pone in risalto l’enorme sproporzione tra la superficie del territorio a coltura (9% della superficie territoriale) e i terreni a produzione spontanea e gli incolti che raggiungono, rispettivamente, il 24% ed il 67% del territorio albanese: si deduce che l’aspetto fondamentale dell’economia albanese è quello pastorale e forestale.
Le attività silvo-pastorali, ed in particolare la pastorizia (allo stato attuale – 1940 – caposaldo della struttura economica del Paese) per la vastità della superficie del territorio nazionale, la mole cospicua di interessi, l’entità numerica della popolazione che ad essa attende, si pongono in una posizione di primo piano nel quadro complessivo dell’economia albanese.
LINEAMENTI GIURIDICI DEL PROBLEMA FORESTALE
Parallelamente si evidenzia il problema dell’affrancamento dei comprensori boscati dai diritti di uso che su di essi gravano (servitù di legnatico e di pascolo a favore, per antica consuetudine, delle popolazioni dei villaggi montani). Esiste infatti il principio che lo Stato, in vista delle necessità locali, è tenuto a soddisfare le esigenze della popolazione dei villaggi montani cedendo in uso quella parte dei boschi demaniali che ricade nel raggio di percorrenza di due ore di cammino dai singoli villaggi e per quote di superficie boscata non eccedenti due ettari per casa. Tuttavia la mancata chiarificazione e disciplina degli usi civici porta alla distruzione dei boschi prossimi agli abitati, spesso sottoposti ad utilizzazioni ispirate dal criterio personale dei singoli.
L’Autore esamina attentamente le circostanze sfavorevoli cha hanno portato alla scomparsa graduale ma inesorabile della foresta, che cede il passo agli incolti produttivi e infine alla nuda roccia. Egli elenca tra le cause la mancanza di operazioni colturali, il pascolo esercitato nelle tagliate dei cedui, il fabbisogno di materiale legnoso che è coperto oltre che con il naturale incremento, anche con il capitale boschivo, per cui i boschi si riducono di anno in anno.
Nel capitolo seguente si elencano le attività necessarie per una soluzione, o almeno un miglioramento, del problema forestale albanese, tramite l’attività di una organizzazione statale costituita da specialisti del settore agricolo-forestale e – congiuntamente – si auspica la creazione di una coscienza forestale.
Il problema del rimboschimento si impone per le indiscutibili funzioni idrogeologiche della foresta non disgiunte da quelle economiche e per favorire la bonifica delle zone paludose.
La «Settimana forestale» voleva essere una iniziativa destinata ad inculcare nelle giovani generazioni, che avrebbero formato la classe dirigente di domani, l’amore per gli alberi e per la foresta, posta dalla natura a salvaguardia del monte e del piano dall’azione funesta delle acque. Durante la «Settimana forestale» dovevano essere collocate a dimora in tutti i centri e scuole dell’Albania decine di migliaia di piantine, destinate a costituire i primi nuclei dei futuri boschi.
Chiude l’ampia disamina sul problema forestale albanese un elenco dettagliato, per ciascuna delle zone da rimboschire in ragione dell’altitudine e della natura dei terreni, delle essenze più adatte. Lo studioso suggerisce – per le varie regioni del paese – piantagioni di rovere, pino nero, abet
e greco, faggio, pino d’Aleppo, cipresso, cerro, pino domestico, pioppo, abete bianco ed anche di costituire numerosi vivai forestali, con la formazione di maestranze specializzate.
Il libro è completato da due carte geografiche: la “Carta geografica della bonifica montana” reca evidenziate le aree di bonifica montana, rimboschimento e sistemazioni idraulico-forestali in progetto per la sistemazione del territorio albanese. La “Carta geografica delle proprietà forestali dello stato albanese” indica le proprietà forestali demaniali nelle varie regioni dell’Albania.
Certamente il libro di Mario Michelangeli risente degli anni trascorsi da quando fu pubblicato, ma può essere di stimolo anche oggi al lettore interessato agli studi forestali ed ambientali.
Nda: questo articolo vuole portare a conoscenza del lettore odierno di AlbaniaNews una pubblicistica ormai introvabile e che risale agli anni ’40. E’ un dovere di informazione, che il recensore registra sottolineando le argomentazioni dell’Autore, cui rimane tutta la responsabilità storica del contenuto.