A dire il vero il discorso è molto più ampio, non una semplice critica ad Alketa, figuriamoci, lei ha fatto il suo.
Purtroppo non ho tempo per realizzare una video-risposta, ma provo a sintetizzare qui il mio pensiero.
La presenza di Alketa Vejsiu a Sanremo 2020, ancora non ho capito la strategia di questa mossa od i criteri di selezione degli ospiti, ecco, la sua presenza dimostra l’ermeticità delle redazioni giornalistiche italiane, dove all’interno non si trovano giornaliste di seconda generazione, figlie di albanesi nate o cresciute in Italia. Dimostra l’ermeticità della televisione italiana, quella dove se non sei la moglie di CR7 e non hai fatto vedere la farfallina, allora non sei adatta al palco dell’Ariston. Esempio ne è Rula Jebreal, la giornalista presente proprio a #Sanremo2020, finché viveva e lavorava in Italia era considerata una “gnocca senza testa” e non giornalista, adesso la chiamano come ospite d’onore, dopo che se ne è andata negli USA a farsi una le ossa ed una carriera.
L’ironia e la satira fanno parte del gioco, Alketa questo lo saprà spero, ma personalmente, come tanti altri albanesi, non mi ha rappresentato al Festival di Sanremo, né lei e tantomeno il suo monologo.
L’Albania della dittatura, delle antenne artigianali per vedere Sanremo di nascosto, i capelli alla Raffaella Carrà, gli sbarchi ecc ecc ci hanno stufato. Ci hanno stufato, perché un paese non può essere ricordato sempre e soltanto per i suoi drammi ed i suoi fantasmi del passato.
Il problema in questo caso è l’Italia e Sanremo.
Amadeus e gli organizzatori hanno scelto Alketa perché non hanno coltivato nel tempo migliaia di fiori che hanno in casa, ragazze di origine albanese, belle ed intelligenti, che qui vivono, studiano, lavorano e ci rappresentano molto, ma molto di quest’ultima.
“Grazie Italia”
L’Italia l’abbiamo ringraziata tante volte, adesso è tempo di ringraziare i nostri genitori ed i loro sacrifici, è giusto ringraziare noi stessi, che siamo una generazione ponte tra due paesi ed abbiamo messo sempre la faccia per rappresentare al meglio una nazione intera in terra straniera.