“Fra il 1880 e il 1914 quasi tutti gli Stati occidentali dovettero rassegnarsi all’inevitabile. La democrazia politica non poteva più essere rinviata. D’ora in avanti, il problema era come manipolarla.” E. Hobsbawm in “L’età degli imperi”
Chiunque possieda un paio di occhi, e sia anche in grado di utilizzarli, non potrà rinnegare questa frase. Di certo i gradi sono differenti. Se nell’ Afghanistan attuale la parola democrazia è una vera e propria mistificazione dove le elezioni servono solo a giustificare e legittimare un vecchio sistema di potere, in paesi più sviluppati le cose sono un’ po’ più complesse. Ma partiamo da lontano, dalla parola stessa democrazia, dotata di tale potenza semantica da risultare difficilmente cristallizzabile in una semplice traduzione. Noi conosciamo bene la sua derivazione dal greco ma difficilmente potremmo circoscriverla in un unica definizione.
Inoltre in essa sussistono paradossi difficilmente valicabili.
Se la maggioranza delle persone auspicasse un governo antidemocratico la democrazia cesserebbe di esistere?La domanda è lecita ma ci porterebbe in altri spazi. La conosciamo poco dunque questa parola, eppure abbonda tanto nelle nostre orecchie quanto nelle bocche di chi ci governa e forse, tanto più la si pronuncia quanto più ci è lontana. Un esempio per capire quanto sia aereo il concetto di democrazia è quello del tipico discorso che viene fatto quando ci si interroga sul nostro effettivo potere democratico. “Ma certe cose non potresti neanche dirle se non fossimo in democrazia.”Certo! Questa però si chiama libertà di parola ed è ben diversa, oltretutto nel mondo contemporaneo essa è totalmente innocua ha la virulenza di una piuma al cospetto di un carro armato. E’ il rumore di fondo quello che conta, i media e il loro fiume immenso di notizie, dichiarazioni e veleni graduali somministrati poco alla volta che si trasformano man mano in un frastuono di chiacchiere e banalità pericolose. E queste ultime prima o poi sedimentano formando il substrato sia della nostra coscienza che della nostra civiltà. Un tempo era più facile il compito bastava il segreto; oggi non più, con gli strumenti di comunicazione a disposizione di tutti occorre seppellire. E’qua che entra in gioco il rumore di fondo, esso copre, distrae. La realtà sociale va nascosta, ridisegnata. Occorre, da un lato ridipingerla al meglio in modo tale che se ne possano sentire i profumi per desiderarli (quante volte abbiamo parlato ultimamente dei 148 milioni del lotto), dall’ altro abbozzarla malamente per colpirne i segmenti da riformare. Lo straniero è solo l’ esempio più eclatante ma sono innumerevoli. Pensiamo alla scuola pubblica che da anni è associata solamente alla parola bullismo, o alla sanità pubblica che ormai è sinonimo di malasanità quando, al contrario per chi avesse la fortuna di abitare in determinate regioni andrebbe definita col termine eccellenza. Menzogne, no semplicemente manipolazioni che consentono di orientare le comunicazioni di tutti noi, dirigendo il discorso pubblico sui temi delle èlites che detengono interessi in questi ultimi. Vie dirette all’ egemonia, culturale e intellettuale che, una determinata forza sociale deve detenere prima ancora di conquistare il potere governativo. Gramsci insegna. Ciò non comporta solamente la totale invisibilità delle masse e della realtà sociale; ma anche la più completa riduzione della società a un mero servaggio politico degno dei secoli passati.Un esempio in questo senso può venire dalla condivisione quasi dinastica di un seggio parlamentare fratello di.., amico di…, avvocato di… e oramai anche bellezza di…Sicuramente siamo ben felici di esprimere le nostre preferenze ma stando così le cose il nostro potere democratico è analogo a quello di chi con un televoto decide le sorti di un reality show.
Questo stato delle cose non è circoscrivibile solamente all’ Italia certo, noi possiamo osservarle da una posizione privilegiata, considerando la peculiarità tutta italiana di un potere enorme concentrato nelle mani di una singola persona; ma la tendenza è globale. Dopotutto nell’ ultimo secolo siamo stati il laboratorio politico da cui ha tratto ispirazione l’ intera Europa.
Ma perché scrivere tutto questo ora? Semplicemente perché il sismografo italiano degli equilibri parlamentari comincia a dar segni di instabilità e terremoti di vaste proporzioni potrebbero fare tremare i vertici della nostra Repubblica. L’ avvento di una terza Repubblica o il più totale svilimento di essa? Vedremo in Francia sono a quota cinque.
E’ però bene interrogarci proprio in questi momenti e da spettatori inerti quali siamo su questa parola tanto lontana democrazia.