In Italia dal 1 gennaio di quest’anno è entrata in vigore la legge riguardante la fatturazione elettronica per le imprese private.
Le aziende italiane, soggette all’imposta sul valore aggiunto (IVA), devono generare le loro fatture in formato digitale XML, attraverso il sistema di interscambio (Sdi) dell’agenzia delle entrate. Questo nuovo sistema ha ridotto le possibilità per le imprese che lavorano in Italia di non pagare le tasse, aumentando indirettamente il carico fiscale.
L’agenzia delle entrate italiana, infatti, ha reso noto che soltanto nei primi due mesi di quest’anno sono state scoperte evasioni per un totale di circa 668 milioni di euro.
Un vantaggio indiretto per l’Albania
Da tutta questa situazione potrebbe beneficiarne l’Albania. A seguito dell’entrata in vigore della nuova legge sulla fatturazione elettronica, sempre più imprese italiane stanno guardando verso il Paese delle Aquile per investire soprattutto nei settori tessile e calzaturiero, ma anche in quello dei call center.
Questo fenomeno – come riportato dalla rivista economica albanese albanese Monitor – ha preso piede circa 4-5 mesi fa ed è stato causato principalmente da questo rafforzamento del regime fiscale, non solo in Italia ma anche in altri paesi dell’Unione Europea come Bulgaria e Romania.
Anche in quest’ultimi, infatti, il costo di lavoro ha raggiunto circa il 70-80% di quello italiano, rendendo impossibile per alcune imprese continuare ad operare in questi paesi.
Le imprese italiane che si stanno trasferendo in Albania si ‘sistemano’ principalmente nella periferia di Tirana. Gli esperti prevedono che queste aziende potranno arrivare ad avere anche 200 dipendenti ciascuno nel prossimo futuro.
Tuttavia, molti consigliano a queste aziende di spostarsi nelle città più piccole dell’Albania perché anche a Tirana e Durazzo, oggi, c’è più difficoltà nel trovare forza-lavoro.
Secondo i dati Instat, alla fine del 2017, erano circa 6300 le imprese straniere in Albania. L’Italia e la Grecia sono i paesi più presenti, formando insieme circa il 54% delle imprese straniere totali.
Eurostat: il salario minimo in Albania è il più basso d’Europa
Secondo i dati pubblicati ad inizio da Eurostat, i lavoratori albanesi avevano un salario minimo mensile di 210 euro nel 2018, il più basso in Europa.
Nonostante i graduali aumenti anno dopo anno (il 1 gennaio di quest’anno è stato portato a 26.000 lek – 210 euro), il Paese delle Aquile continua a rimanere ultimo in questa classifica e, soprattutto, ultimo anche nei Balcani. In Serbia, ad esempio, lo stipendio minimo mensile è di 308 euro.
Per Macedonia e Montenegro, invece, mancano dati ufficiali di Eurostat; tuttavia, secondo i ministeri del lavoro dei due paesi, la paga minima mensile è superiore a quella albanese (circa 282 euro per la Macedonia, circa 288 per il Montenegro).
In Albania sono principalmente le industrie tessili e calzaturiere (che lavorano principalmente per il mercato italiano) ad offrire questi stipendi minimi per i propri lavoratori, che rappresentano il principale vantaggio competitivo per le imprese in Albania.
Aumentando questi salari, infatti, sarebbe quasi impossibile, poiché molte imprese perderebbero di conseguenza i loro partner stranieri.