Il Collegio Elettorale ha respinto la richiesta di Idajet Beqiri, leader del Partito Unitario Nazionale (Partia Unitet Kombetar, PUK) il quale ha chiesto al Collegio la rimozione del suo partito dalla lista degli iscritti alla gara elettorale.
Secondo questa decisione, il Collegio obbliga il partito di Beqiri a prendere parte alle elezioni del 30 giugno, respingendo in questo modo anche il decreto del Presidente della Repubblica Ilir Meta il quale richiedeva lo slittamento delle elezioni amministrative nel paese.
Il Collegio Elettorale ha quindi ricalcato la stessa linea della Commissione Elettorale Centrale (Komiteti Qendror Zgjedhor, KQZ) per la non cancellazione del PUK dalla lista dei partiti in gara, sostenendo così il 30 giugno come il giorno in cui le elezioni verranno effettivamente tenute.
Meta, il governo e l’opposizione
Nonostante non si sia espresso direttamente sul decreto del Presidente Meta, attraverso questa decisione (pertanto in maniera indiretta) il Collegio Elettorale ha anche dato una risposta al dibattito tra il Parlamento e la Presidenza sulla legalità del decreto presidenziale sull’annullamento (e quindi slittamento) delle elezioni amministrative.
Il Presidente Ilir Meta e l’opposizione (ormai extra-parlamentare) ritengono che il decreto di annullamento sia conforme all’architettura costituzionale e che deve essere rispettato da tutte le istituzioni, mentre la maggioranza parlamentare lo considera in piena violazione dei vincoli costituzionali e della naturale espressione di sovranità popolare, iniziando quindi anche la procedura per la rimozione di Meta dal suo ufficio.
Inoltre, per l’opposizione, ma per lo stesso capo di Stato, l’unica istituzione che potrebbe valutare il decreto del presidente della Repubblica sarebbe la Corte costituzionale, attualmente però fuori funzione, in quanto otto dei suoi nove membri si sono dimissionati oppure sono stati rimossi nell’ambito del processo di rivalutazione dei magistrati previsto dalla riforma giudiziaria.
La maggioranza però fa riferimento ad una decisione della Corte costituzione di due anni fa, secondo la quale il decreto del presidente della Repubblica sarebbe un atto individuale e andrebbe esaminato dal Collegio elettorale. Ma l’opposizione insiste nel dichiarare che il caso sul quale si è espresso la Corte costituzionale non sarebbe simile all’attuale situazione.
Moavero: monitoreremo le elezioni dall’Italia
Il ministro degli esteri italiano, Enzo Moavero, ha parlato al telefono con il primo ministro albanese, Edi Rama, e con il leader dell’opposizione, Lulzim Basha. Ad entrambi, ha confermato l’estrema importanza di assicurare l’assoluto rispetto delle fondamentali regole della democrazia e dello stato di diritto.
In vista della contestata tornata elettorale del 30 giugno prossimo, il Ministro ha ribadito che pur nella divergenza di valutazioni fra le forze politiche albanesi, è essenziale evitare ogni forma di violenza e manifestare le rispettive opinioni e posizioni in maniera democraticamente corretta.
Con questo “spirito di doverosa lealtà reciproca nella dialettica politica contrapposta” ha sottolineato il Ministro “vanno assicurate la sicurezza e la correttezza del processo elettorale in Albania” sul quale vigilerà anche una missione internazionale, guidata dall’OSCE-ODHIR, di cui fanno parte osservatori di numerosi altri Paesi, fra i quali l’Italia.
Fonte: Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale