Ci sono voluti quaranta giorni per certificare il risultato delle elezioni del 23 giugno scorso in Albania e per l’ennesima volta l’amministrazione del processo dopo l’e-day dallo scrutinio dei voti alla ripartizione dei seggi dimostra l’inefficienza del sistema attuale e il suo controllo da parte della politica. Nella maggior parte delle 12 circoscrizioni elettorali lo scrutinio è durato almeno tre giorni ed è inaccettabile che servano tanti giorni per scrutinare – ad esempio – le 81 mila schede della circoscrizione di Lezha e in totale circa 1.800.000 voti. Per rendere l’idea, con lo stesso ritmo alle ultime elezioni in Italia sarebbero serviti 60 giorni per conteggiare i 35 milioni dei voti per la Camera dei Deputati e 120 se aggiungiamo anche quelli per il Senato.
L’inefficienza dello scrutinio si deve in parte al sistema adottato dagli stessi partiti per ridurre al minimo i brogli: le schede dei 5508 seggi elettorali sono scrutinate negli 89 centri di scrutinio e ogni scheda deve passare sotto la camera per essere registrata e anche proiettata per gli osservatori presenti. Dall’altra parte, i ritardi si devono principalmente ai partiti politici che nominano non soltanto gli scrutinatori, ma l’intera piramide dell’amministrazione elettorale. Di conseguenza nelle “zone calde” la sostituzione degli scrutinatori e le interruzioni del processo di scrutinio possono essere frequenti o temporizzate.
Ovviamente, il fulcro dell’intero sistema rimane la Commissione Elettorale Centrale composta da quattro membri della maggioranza e tre dell’opposizione. Dallo scorso Aprile vi siedono solo i quattro della maggioranza uscente perché con la sostituzione del membro dei socialisti per l’integrazione, i tre dell’opposizione di centro-sinistra hanno dato le dimissioni.
Tuttavia, i quattro membri rimanenti della CEC hanno amministrato l’intero processo elettorale e in alcuni casi hanno dimostrato in modo palese di non potersi svincolare dai loro mentori politici. Ad esempio, hanno deliberato ed effettuato senza nessun indizio e senza la maggioranza qualificata di 5 a 2, il riconteggio di tutte le schede elettorali della circoscrizione di Scutari. Diversa la situazione nella circoscrizione di Lezha, in cui l’utilizzo delle tabelle fotocopiate in 10 seggi e la discordanza dei risultati ha portato la CEC – su richiesta del PD – a riconteggiare le schede dei 10 seggi e poi di tutta la circoscrizione, sempre senza la maggioranza qualificata di 5 a 2. Dall’altra parte, la CEC ha ritardato le indagini chieste dai socialisti per verificare la presenza reale di elettori emigranti in alcune zone di Lezha perché secondo i loro dati questi cittadini durante l’e-day si trovavano all’estero.
E se i termini per i ricorsi nelle altre dieci circoscrizioni non fossero passati, nessuno può dire con certezza che la CEC non avrebbe avuto la tentazione di riconteggiare tutte le schede.
Il Collegio Elettorale della Corte d’Appello di Tirana su ricorso dei socialisti ha sentenziato che il riconteggio delle schede della circoscrizione di Lezha era stato illeggitimo perché mancava la maggioranza qualificata di 5 a 2. Dall’altra parte, visto le irregolarità presenti nel caso dei dieci seggi a Lezha, il Collegio Elettorale ha accettato il ricorso dei democratici e ha riconteggiato le schede di questi seggi che hanno modificato il risultato a favore della coalizione di centro-destra per circa 400 voti. Invece sul caso di Scutari il Collegio Elettorale ha posticipato l’udienza e a riconteggio finito i socialisti hanno voluto ritirare il ricorso.
Illegittimo o meno, il riconteggio a Lezhe e Scutari ha dimostrato che il sistema va migliorato nonostante non ci fossero grandi differenze tra i risultati dichiarati e quelli riconteggiati da rideterminare anche la ripartizione dei seggi. A Lezhe su 81.000 voti circa 700 sono passati dalla coalizione di centro-sinistra a quella di centro-destra, ma nella maggior parte dei seggi i risultati del riconteggio si discostavano se pur di poco rispetto a quelli dichiarati. Per intenderci, la circoscrizione di Lezha era una delle zone calde e l’unica in cui ha perso la vita anche una persona durante l’e-day.
A Scutari i voti rubati risultano essere ancora meno e soprattutto all’interno della stessa coalizione. Nei primi 60 seggi, il riconteggio ha accertato che i quattro partiti maggiori (PS, PD, LSI, PR) rubano i voti dei loro alleati minori nelle rispettive coalizioni. Invece, nei rimanenti seggi ha rispecchiato fedelmente i risultati riportati nelle tabelle finali. Ironia della sorte: i repubblicani che pretendevano di essere stati derubati e quindi privati di un seggio al parlamento hanno perso circa cento voti cosi come anche i loro alleati maggiori, i democratici. Ovviamente dal vizio del broglio non si sono salvati anche i due partiti maggiori del centro-sinistra: PS e LSI. Tuttavia, il fenomeno dei brogli seppur in misura molto circoscritta potrebbe essere determinato anche dal fatto che le due coalizioni erano convinte che il risultato tra vincitori e perdenti sarebbe stato molto risicato e considerando anche il sistema elettorale adottato: ogni singolo voto fa gola. Dall’altra parte, gli interessi dei candidati locali potrebbero prevalere anche su eventuali disposizioni di partito di non permettere i brogli.
Anche il riconteggio è stato determinato almeno da due fattori politici: le elezioni interne al PD e l’alibi da usare nella prossima legislatura dall’opposizione di centro-destra. I democratici hanno svolto le primarie per l’elezione del nuovo leader il 22 luglio scorso e il riconteggio nelle circoscrizioni di Lezha e Scutari è iniziato il 20 luglio. Sembra tanto una trovata per compattare il partito dalle faide interne dopo la pesante sconfitta elettorale e spostare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sul riconteggio piuttosto che sulle primarie del primo partito dell’opposizione futura. E poi riconteggiando i voti, Berisha ha voluto schiaffeggiare per l’ennesima volta Rama a cui ha negato per 4 quattro anni il riconteggio dei voti delle elezioni del 2009 e nel 2013 in un batter di ciglia la CEC ha deliberato senza nessun indizio il riconteggio nella circoscrizione di Scutari.
Nonostante gli elementi risultanti dal riconteggio non siano sufficienti per trasformarlo in uno dei cavalli di battaglia della linea politica dell’opposizione di centro-destra, sembra che i democratici vogliono provarci lo stesso. Forte delle irregolarità presenti nei dieci seggi di Lezha, Berisha non ha voluto aspettare più, dichiarando che la nuova maggioranza “del crimine organizzato e dei traffici di droga” ha vinto le elezioni grazie ai brogli e i democratici non riconosceranno il risultato delle elezioni fino al riconteggio di ogni singola scheda elettorale. Demagogia pura perché i termini per i ricorsi nelle altre dieci circoscrizioni erano decorsi e i democratici non ne avevano presentato neanche uno. Invece con il riconteggio nella Circoscrizione di Scutari, sembrava che i democratici avrebbero abbandonato la causa del riconteggio, ma dopo un paio di giorni di silenzio, sono ritornati sventolandola virulentemente.
Dal canto loro, i socialisti hanno gestito con molta tensione la fase dei ricorsi e del riconteggio. Tra loro e nei media a loro vicini serpeggiava la paura di manomissione delle urne depositate negli Archivi di Stato, come loro sostenevano che fosse successo nel 2011 durante le elezioni amministrative per il Municipio di Tirana, in cui Edi Rama ha perso nei confronti di Lulzim Basha. Tuttavia, si sono opposti al riconteggio proprio perché la CEC non aveva la maggioranza qualificata per farlo e il Collegio Elettorale li ha dato ragione nel caso di Lezha. Dall’altra parte, hanno ritirato anche il ricorso presentato per la ripetizione delle elezioni in tutta la circoscrizione di Lezha per le irregolarità riscontrate. Motivo? Non tardare ulteriormente la certificazione dei risultati e la ripartizione dei seggi, procedure concluse dal Collegio Elettorale lo scorso 2 Agosto perché alla CEC manca la maggioranza qualificata.
Durante la presentazione della squadra dei suoi ministri, lo scorso 31 luglio, Edi Rama ha dichiarato che garantirà alla nuova opposizione ciò che a lui è stato negato per quattro anni, cioè la costituzione di una commissione d’indagine e l’apertura delle urne per fare trasparenza. Sarà vero?
Sicuramente la costituzione di un’amministrazione elettorale efficiente e indipendente dalla politica in tutti i suoi livelli non può che essere una delle sfide del prossimo governo e parlamento. Bisogna vedere se maggioranza e opposizione troveranno la volontà comune per riuscirci.