In’un intervista per The Telegraph, la soprano albanese Ermonela Jaho ha racconta la sua carriera da quando a 13 anni suo fratello l’ha presa con sè per assistere a ‘La Traviata’ in lingua albanese; da allora – come lei stessa sostiene – il suo spirito ha incominciato a volare.
L’intervista
“Tutto era così chiuso nel mio paese comunista tanto da dover onorare il mondo dentro me stessa. Il suono di quella musica mi permise di capire che avrei potuto viaggiare con la mia mente. Ho iniziato a percepire nuove possibilità.” – afferma la soprano.
The Economist etichetta Ermonela Jaho come ‘la soprano più famosa al mondo’ con capacità tecniche uniche, secondo la maggior parte dei critici.
“Ogni nota, ogni suono è una parte di emozione che arriva dal cuore. E’ come se la mia anima fosse denudata mentre canto e non posso nasconderla.” – continua Ermonela Jaho.
Le parole ‘cuore’ e ‘anima’ ricorrono molto nei suoi discorsi, con un significato profondamente malinconico. Questo deriva in gran parte dal delicato rapporto con la madre, la quale aveva anche lei ambizioni di diventare una cantante d’opera.
“Era una donna molto forte, ma io mi accorgevo sempre quando c’era dolore o dispiacere nel suo volto. Era felice per me, ma non ha mai avuto il coraggio di vedermi sul palco.” – sottolinea Jaho.
La formazione ‘comunista’ e gli studi in Italia
La cantante, inoltre, ha affermato che la sua vita sotto la dittatura comunista ha avuto un impatto sulla sua tendenza ad essere ‘sensibile’:
“Quando sei bambino, devi vedere cose meravigliose, la tua vita deve essere piena di farfalle. Invece, io ho visto alcune cose che non volevo vedere e questo mi ha reso infelice. D’altra parte, ogni esperienza drammatica ha aiutato la mia arte.”
A 19 anni, dopo aver vinto un concorso in Albania, si è recata in Italia per continuare gli studi – prima a Mantova e poi a Roma – vincendo diversi concorsi.
“Durante i miei inizi avevo molta paura, perché i critici ti paragonano sempre a qualcun altro. Poi ho capito che si trattava di una questione di gusto, non potevo piacere a tutti, e dal quel momento ho acquisito più fiducia nei miei mezzi.” – racconta la soprano.
Il 21 novembre Ermonela Jaho era nella Royal Festival Hall di Londra, dove ha eseguito il primo atto del melodramma ‘Le Villi’ di Puccini nella sua forma originale, collaborando con la London Philharmonic Orchestra.
Una vita da star che, tuttavia, presenta qualche preoccupazione:
“Mi preoccupa molto l’età e mi vergogno di dirlo. In tutti noi c’è qualche insicurezza, non importa quanto sei bravo: c’è sempre il bambino che eravamo in passato.” – conclude la soprano.