Se sei nato e cresciuto a Scutari, o se ci hai vissuto un discreto periodo, avrai certamente preso, almeno una volta,un appuntamento ai “cinque eroi”,monumento di bronzo nella piazza centrale della città.Luogo di passaggio continuo, luogo di riferimento per ogni scutarino, l’imponente statua bronzeavegliava sulla città da 25 anni come un guardiano tacito e imponente, dall’alto dei suoi 6 metri più 4 di basamento. Un gigante commemorativo creato nel 1984 da Shaban Hadëri, per celebrare il sacrificio di Ahmet Haxhia, Naim Gjylbegu, Ndoc Mazi, Hydajet Lezha e Ndoc Deda, cinque partigiani del villaggio di Vig, in Mirëdita, che persero la vita, il 24 agosto 1944, combattendo contro le bande collaborazioniste dei nazisti.
Il loro esempio rimase il simbolo della lotta contro l’oppressore, emblematicametafora dei 28.000 caduti durante la lotta di liberazione nazionale, negli anni bui della seconda guerra mondiale e delle occupazioni nazifasciste.
Il monumento, affacciato sui principali edifici della città, da Radio Shkodrës alteatro Migjeni, al Rozafa Hotel, raffigura una cricca di cinque uomini in arme, in posizione scattante ma nello stesso tempo difensiva, come a voler mostrare lo spirito indomito e leale dell’Albania che non desidera giogo alcuno.
Cinque eroi che sovrastano la città di Scutari, vegliando su di essa, conservando la memoria di un sacrificio che, di lì a pochi mesi, avrebbe contribuito alla costituzione della dittatura di Hoxha. Ma questo i cinque partigiani non lo avrebbero saputo mai.
Diedero la vita per un’ideale, la libertà della patria, inconsapevoli che l’Albania avrebbe dovuto subire, per più di un cinquantennio, una forma di dominio e repressione ben più dannosa delle aggressioni esterne.
Ho amato Scutari e ho amato la statua dei 5 eroi, perchè cuore pulsante della città, centro nevralgico a metà strada tra memoria e tradizione, simbolo di libertà ma anche di illusioni perdute.
Ma i tempi cambiano, le ideologie pure e l’Albania contemporanea è, a giusta ragione,poco propensa a celebrare i martiri e i fautori del comunismo, soprattutto se la loro memoria è d’intralcio all’integrazione e alla modernità.
Io c’ero,quella mattina di marzo di un anno fà, quando arrivarono le ruspe e i camion.
Ero lì, con decine di scutarini, ad osservare la rimozione della statua, tra cumuli di polvere e le proteste di qualche vecchio nostalgico. E’ trascorso poco più di un anno ed ora, al posto degli eroi di Vig, si erge un anonima e insignificante fontana costituita da cilindri di acciaio da cui escono zampilli d’acqua continui. Una di quelle costruzioni postmoderne senza memoria, fredde e impersonali.
Simbolo di un nuovo che è astratto e incomprensibile. Fonti ufficiali comunicarono che il monumento celebrativodei cinque eroi avrebbe trovato migliore collocazione nel cimitero dei caduti di Lezha, ma lì non arrivò mai.
Ho scoperto la verità un paio di mesi fà, durante una visita nella periferia est di Scutari, zona solitamente usata come discarica per rifiuti di ogni genere.
Tra macerie e immondizie ecco ergersi il gigante di bronzo, simbolo della lotta e dell’indipendenza del popolo albanese.Abbandonato tracarcasse di animali e rifiuti di ogni genere, aveva perso la vecchia imponenza,l’antica gloria sacrificale.
Quasi affranto, nella lucidità del bronzo, privo dell’abituale maestosità, faceva da guardiano alla discarica di immondizia.
Mi ha fatto male al cuore. Perchè i pesë heronjve të vigut non sono solo bronzo e cemento. Sono anima di un popolo e sono storia, sono sacrificio ed ideale.Un’ideale di libertàche costò la vita a migliaia di persone.
Ma anche un sacrificio che salvò migliaia di altre vite, perchè non si può non ricordare l’altissimo numero di ebrei e soldati italiani che furono nascosti e protetti in Albania durante l’occupazione nazista.
Ma forse coloro che hanno deciso e ordinato la rimozione del monumento hanno poca memoria storica, forse anche una visione univoca degli eventi. Ed erroneamente ritengono di poter garantire un futuro costruttivo ad una nazione, privandola di una visione critica delproprio passato.
E così gli eroi furono abbandonati in una discarica a cielo aperto, tra chilometri di immondizia imputridita dal sole, nella dimenticanza del sacrificio compiuto. E come in un girone dantesco, espieranno, tra cumuli di pattume, l’indiretta colpa di aver posto le basi del regime comunista.