L’8 marzo in un palazzo dall’architettura creativa e intima,Villa Bighi di Copparo Ferrara,ho ascoltato per la prima volta Robert Bisha suonare il piano e non solo.
Conoscevo l’uomo e non l’artista ma fin dalle prime note le due figure si sono amalgamate alla perfezione come i temi tradizionali albanesi da lui accennatie il vigore dell’improvvisazione senza classi di appartenenza.
Una composizione istantanea che funziona e che riesce sempre a trovare uno sbocco, mentre la musica si purifica e si fa Suono.
Poche le pause e le parole di Robert, qualche breve e dovuta spiegazione sugli strumenti e il loro utilizzo e poi tanti suoni e sfuggenti silenzi per scandirlo meglio.Il giorno dopo incontro Robert per una’intervista amichevole ma le domande sono veramente poche, la conversazione scorre tra la sua vita, la musica e le tante attività che lo vedono impegnato ultimamente.
Mi racconta che pochi giorni prima era stato a Roma con il suo gruppo Aion Teater col quale collabora da tempo e hanno dato vita a “I Canti Orfici” di Dino Campana, musiche danze e archetipi con l’ausilio di pianoforte, strumenti etnici, percussioni e voce; un’emozione molto forte.
E’ entusiasta anche del concerto della sera prima, ha sentito l’energia del pubblico e lo ha trascinato nello sviluppo del suono, e allo stesso modo impaziente per i prossimi appuntamenti che si avvicinano, il 23 marzo al Torrione di Ferrara e il 7 maggio al Ridotto dl Teatro Comunale di Ferrara .
Il Torrione e’ un luogo particolarmente caro a Robert e questa volta darà vita ad un’inconsueta rivisitazioni di temi albanesi in uno stato di collaborazione tra suoni, attraverso percussioni, voce, deff, saz, fisarmonica, pianoforte e perché no, per deliziare il palato anche delle specialità culinarie dal sapore balcanico.Una serata senza dubbio indimenticabile voluta e organizzata dal direttore artistico Francesco Bettini che incoraggia l’originalità dei giovani artisti.
Nel Ridotto del Teatro di Ferrara lo ascolteremo come portavoce musicale in una lunga improvvisazione “piano solo”. Si tratta di un percorso intitolato “Inclusioni diffuse” che ha visto protagonisti vari musicisti stranieri che vivono a Ferrara.
Non mancheranno strumenti etnici come il persiano santur e il dan bau del Vietnam. Robert valorizza molto questi strumenti così poco diffusi nei giorni nostri. Dice che sono antichi e hanno portato alla nascita di quelli moderni che usiamo noi oggi, ma rendono il suono attraverso l’intensità e la maestria del tocco, suonatore e strumento si fondono in un’unica essenza.
Robert nasce il 12 agosto 1982 a Scutari e vive a Vau-Dejes e cresce in un clima musicale che sicuramente ha influenzato le sue scelte di vita. Il padre Ndue Tonin e’ un fisarmonicista autodidatta e il nonno materno era un cantante folcloristico di Scutari.
A soli 6 anni frequenta la scuola di musica Prenkë Jakova di Scutari lontano dalla sua famiglia, questo comporta non solo l’inizio della sua conoscenzamusicale in prima persona ma anche la formazione di un carattere indipendente e deciso a seguire la strada dell’artista.
Cresce e si esercita, tradisce il pianoforte con la chitarra, vuole abbandonare la scuola ma per fortuna l’intervento di un abile professore di chitarra lo riporta all’impegno con questo strumento per 2 anni e mezzo.
A 15 anni la svolta, Robert vuole studiare in Italia, tenta di prendere il visto ma non gli viene concesso, ma lui non può rinunciare e si imbarca come clandestino su di uno scafo come altri suoi connazionali e affronta un travagliato viaggio di 48 ore.
La lingua non è un problema, ha imparato l’italiano durante il genocidio in Cossovo, a Scutari si era prestato come volontario in un’operazione organizzata dal personale della Caritas per portare aiuto ai migranti in Albania.
In realtà nessuna difficoltà sembra insormontabile, forse per l’incoscienza della giovane età ma sicuramente per la grande passione che lo guida nelle sue scelte. La prima città Pavia, poi una conoscenza lo porta a tentare l’iscrizione al conservatorio di Ferrara, Assurdo, ricorda ridendo, perché si era iscritto sia all’esame di pianoforte, sia a quello di chitarra, ma per suonare la chitarra devi avere le unghie ben lunghe, per suonare il piano no.
A Ferrara si presenta in questura con una certa sicurezza, come minorenne non può essere espulso. Dopo un mese supera sia l’esame di chitarra sia quello di pianoforte e li sceglie entrambi, più il liceo da finire e vari lavoretti per mantenersi. Mai un rimpianto nelle sue parole, ma solo espressione di forza di volontà.
Finiamo per parlare dei premi vinti, con molta modestia; dell’Albania e della sua esperienza al Teatro Nazionale (TOB). E’ andato personalmente a parlare con il direttore e a proporre i suoi lavori, ed è stato accolto così bene che ne sembra quasi stupito.
Era la prima volta che si teneva un concerto piano solo improvvisato come quello che ha fatto Robert. Poi da lì anche al Shkodra Jazz Fest con enorme curiosità perché gli è stato raccontato che a Scutari durante l’invasione nazista si trovarono un numero di pianoforti maggiore che in tutta l’Albania.
Robert dice di amare il suo paese ma crede che chi, come lui, obbedisce alla musica, trova connazionali ovunque.
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