Pubblichiamo questa lettera giunta in redazione da un lettore italiano riguardo la vicenda del quotidiano che, di recente, ha intitolato un suo articolo con «Al “turista” albanese piace il furto», destando scalpore e molte polemiche. La corrispondenza dei lettori non rispecchia necessariamente la linea di pensiero di Albania News.
Pochi giorni fa un quotidiano locale vicino al partito comunista – sì! piccì=piddì – ha scritto come titolo di taglio alto «Al “turista” albanese piace il furto». Nel farlo ha superato giornali come «La Padania» che, a mia memoria, non si è mai spinto a tanto nel titolone di prima.Giovani e ingenui albanesi mi hanno immediatamente scritto stupendosi del perché un foglio così vicino al partito “robinhood” (cosa!?) degli extracomunitari si scagliasse contro un’etnia la quale – con 482.627 presenze – è la seconda qui da noi dopo l’altrettanto operosa comunità romena con 968.576 (dati al 31.12.2012). Di furti, ladronicini, assassinii si compiono a decine nel Bel Paese, sia perpetrati da italiani, che da comunitari (non scordiamolo mai che ci sono anch’essi e si contano in 1.334.818 alla predetta data) ed extracomunitari (3.235.497). Poniamo: se un (cifra: 1) albanese compie un furto, egli persona rappresenta lo 0,0002% di tutti i connazionali in Italia; mentre se lo realizza un cittadino, per solo esempio, di un’etnia con 200 presenze, la cifra passa allo 0,5%, ossia 2500 volte di più. Allora perché calcare la mano sugli albanesi e scagliarsi contro essi?Io, siccome non sono né giovane, né ingenuo e nemmeno (purtroppo) albanese, bensì italiano, e conosco benissimo le questioni del mio Paese, so rispondere alle domande strabiliate degli schipetari che si sono rivolti a me, e colgo l’opportunità offertami dall’ospitale AlbaniaNews.it.
Siamo in piena campagna elettorale e, quindi, a maggior ragione come mai di tanti argomenti a scelta, un quotidiano locale – lo ripeto: organo criptato del piccì – preferisce gettare fango su un’etnia laboriosa che da millenni ha ottimi rapporti con la Penisola italiana?
Qualcuno potrebbe rispondere schiettamente che l’albanese fa sempre notizia, in specie ricordando le “invasioni” dei primi anni Novanta. Le cose, però, non stanno così, e vanno cercate proprio nel clima di campagna elettorale.
Cari amici albanesi ingenui e non, giovani e anziani, in Italia i quotidiani locali hanno una particolarità. Ad esempio un giornale X locale sia di “destra” che di “sinistra” (adotto tali vocaboli pur se oggi, nell’omologazione liberal-capitalistica generale, non significano niente) sono letti da tutti, sia da italiani di “sinistra” che di “destra”. Ebbene se un foglio del piccì dice – anch’esso! – che gli albanesi sono brutti, cattivi, sporchi e – principalmente! – ladri, il cittadino di “destra” che lo legge pensa: «Ah! Vedo che anche il piccì la pensa come me!!! Gli do il voto! Altro che i leghisti e berluscones i quali parlano parlano e, stando pure al governo, non hanno mai fatto niente per tenerli a freno e contenerli». Di contro il cittadino di “sinistra” dice: «Be’, con tal titolo, anche noi dimostriamo che non siamo buonisti e lassisti come ci accusano quelli di “destra”. E poi, in definitiva, albanesi & Co. ci hanno rotto le scatole. Non bastano loro le nostre elemosine legislative?».
Poi subentra, pur se posta prima cronologicamente, la questione di carattere storico. Fino a ieri il piccì (quand’anche si chiamava ancora così) ha sempre sputato addosso ai “compagni” albanesi dal 1960 in poi e adesso finge di amare quelli che sono in Italia: nella stessa maniera in cui Berlusconi piangeva quando vedeva gli schipetari giungere in Italia. E tale commedia è utile al piccì per procacciarsi voti a primarie e amerikanate simili, con la speranza che un giorno essi albanesi & Co. abbiano diritto di voto alle politiche, così il piccì stesso maggiormente consoliderebbe le proprie posizioni amministrativo-burocratiche.
Nel far questo, però, dimenticano che è stato proprio il cosiddetto “comunismo” filosovietico (che vedeva nel piccì il maggior sostenitore del modello URSS in Occidente) a creare le condizioni a che poi i cittadini dell’Est, a Muro abbattuto, scappassero nel “mondo libero”. La Storia non perde la memoria e i Popoli ancor meno. In una lettera inviata a una giovane amica albanese, costernata per tale episodio disgustoso, ho risposto: «Cara A., sono storie antiche di vecchi che non dimenticano il passato (vedi la fine che hanno fatto fare al giovane Renzi). Di quando essi vecchi, allora “giovani”, fingevano di essere comunisti in quanto filosovietici, e non sopportavano chi li smascherava dicendo loro che comunisti veri non lo fossero mai stati».
Gli ulteriori fatti accaduti settimane fa sono emblematici. Il piccì in ogni albanese vede un Enver Hoxha che sta lì per sbugiardarli, e guai se un albanese un giorno fosse presente in Parlamento! Quando un amico schipetaro di AlbaniaNews.it, nella seconda metà del 2010, mi disse che c’era allora questa remota possibilità, gli replicai che non sarebbe stata assolutamente possibile nemmeno la candidatura. Dopo due anni gli eventi mi hanno dato ragione, e l’amico mi può far da testimone (affermava Marco Aurelio: «Di ogni singola cosa chiedi che cos’è in sé, qual è la sua natura»).
Il Prof. Giuseppe Are, illustre cattedratico scomparso il 9 aprile 2006, parlava del piccì quale innesto fallito che trovava le sue ragioni nella cultura e nella composizione sociale degli italiani. Are conosceva bene il piccì, avendovi militato fino ai fatti d’Ungheria del 1956. Fatti che trovavano in quel kombinat gente che tutt’ora opera o di cui è erede diretta. Persone che appellandosi al retaggio storico e a promesse mai mantenute – che ben sapevano di non volere più che non poter mantenere – non hanno fatto che rastrellare voti in buona fede di iscritti e simpatizzanti, legati essi e i propri discendenti a un “glorioso passato”, onde creare una catena di clientele ed interessi che si ponessero quale forma imprenditoriale (dai grandi magazzini, a banche d’affari, sino a cripto-agenzie di collocamento e giochi in borsa, tutto sostenuto dalla relativa sauro-nomenclatura) atta, man mano, a erodere i diritti civili dei cittadini e dei lavoratori come stiamo vedendo giorno dopo giorno. Una vetero-cricca di politicanti senza scrupoli i cui scopi – per nulla differenti dalla berlusconeria – s’individuano nell’elemento personalistico-familiare in cui ricchezza, agi, lussi personali e il successo economico dei propri parenti e fruitori-utenti è l’unico scopo. E gli elettori, per liste già pronte, sono i semplici burattini esecutivo-amministrativi, distanti anni luce dal politico professionista, slegato completamente dalle masse e dai loro bisogni vitali.
La loro ultima speranza è che pure albanesi & Co. si trasformino in loro votanti.