{"id":39727,"date":"2022-12-21T17:22:38","date_gmt":"2022-12-21T16:22:38","guid":{"rendered":"https:\/\/www.albanianews.al\/?p=39727"},"modified":"2023-01-26T18:28:37","modified_gmt":"2023-01-26T17:28:37","slug":"natale-hueyda-el-saied","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.albanianews.al\/blog\/natale-hueyda-el-saied","title":{"rendered":"Natale, momento per includere un’amica che non c’\u00e8 pi\u00f9…"},"content":{"rendered":"
[\u00a0 ] Proprio perch\u00e9 Natale tradizionalmente si trascorre in famiglia o con amici stretti, questo periodo di festivit\u00e0 potrebbe trasformarsi in un ritaglio di tempo prezioso per includere dei nostri cari che non ci sono pi\u00f9, tra cui, nel mio caso, un’amica d’infanzia, scomparsa a novembre dell’anno scorso a soli 46 anni, perdendo la battaglia con il cancro: Hueyda El Saied…
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\nIn prossimit\u00e0 delle feste di fine anno, si sa, automaticamente facciamo una sorta di bilancio dell’anno che stiamo per lasciare alle spalle e, al contempo, cuore e mente si dirigono verso ampi spazi lontani, in cui si trovano delle persone a noi care, le quali non ce le abbiamo pi\u00f9 fisicamente accanto.<\/p>\n
In questo modo, \u00e8 accaduto che i miei sentimenti di affetto, misti con del dolore, perch\u00e9 no, con della rabbia, per la sua scomparsa cos\u00ec prematura, mi abbiano trasportata nel ricordo di una cara amica d’infanzia, la quale purtroppo l’anno scorso, a novembre ha perso la battaglia contro il mostro cancro, all’et\u00e0 di soli 46 anni.
\nLei si chiamava Hueyda El Saied.<\/p>\n
Era nata a Tirana e siamo cresciute insieme, eravamo amiche e vicine di casa.<\/p>\n
Aveva origini miste sudanesi- turche e scutarine.<\/p>\n
Inoltre, era un\u2019artista eclettica, una persona\u00a0 carismatica, molto nota e amata specie per la generazione degli anni \u201990 in Albania.<\/p>\n
Quando aveva pubblicato sul suo sito un pezzo scritto in lingua albanese con racconti d’infanzia trascorsi nella nostra Tirana, rivolti a dei suoi amici francesi, i quali frequentava all’epoca laddove viveva, me lo aveva segnalato e mi aveva fatto commuovere molto.<\/p>\n
Devo dire, mi \u00e8 venuto spontaneo oggi tradurre un passaggio proprio di quel suo testo in italiano, adattandolo dall’originale, per condividere il suo ricordo anche con coloro che non sono albanofoni.<\/p>\n
Spero di esserci riuscita almeno un po’.<\/p>\n
Ora la mia amica, artista eclettica qual era, sar\u00e0 forse preparando un dipinto in tema natalizio con gli angeli in Paradiso…<\/p>\n
Di Hueyda El Saied.<\/em><\/strong> “[…] in effetti, i ricordi d’infanzia, costituiscono proprio quei momenti peculiari, in cui non posso sentirmi totalmente inclusa in quelli che riportano i racconti dei miei amici francesi sulla loro rispettiva infanzia. Qui ha inizio il mio lungo viaggio nella mente, in cui le lancette dell’orologio girano in senso inverso. Gli altri dovevano saltare sopra questo cavalletto allungato, con regola: stare in equilibrio e non cadere.<\/p>\n
\nTradotto in italiano da Adela Kolea.<\/em><\/strong><\/p>\n
\nQuindi, rendendosi conto che io non sono nata in Francia come loro, incuriositi iniziano a farmi delle domande:
\n“Ma, voi in Albania, con cosa giocavate da piccoli?
\nChi era il “Casimir” albanese\u00a0 (noto personaggio televisivo per bambini in Francia)?
\nQual era il tuo dolce albanese preferito dell’infanzia?”<\/p>\n
\nPer un certo verso, sono consapevole del fatto che loro capirebbero a fatica il meccanismo ingegnoso di alcuni dei nostri giochi d’infanzia, per loro, inimmaginabili, per cui cerco in tutti i modi di semplificarne la descrizione pratica.
\nIl posto in cui, per strada noi trovavamo dei piccoli sassolini molto facilmente per giocare, oggi, qui dove mi trovo, lo ha soppiantato un terreno ricoperto di bei sassi colorati, quindi io distendo la mano sinistra, tenendone nel palmo alcuni di essi e inizio a raccontare loro del nostro gioco d’infanzia con i sassolini, “Gura\u00e7okthi”, poi racconto loro l’altro gioco con un sasso piatto che colpivamo con precisione col piede, da incastrare in delle caselle gi\u00e0 disegnate per terra col gessetto, “Me peta”, analogo al gioco “Della campana”, poi dei giochi all’aperto con la palla, come la “palla prigioniera” o “palla avvelenata” – “Topa djeg\u00ebsi” in albanese, in cui un battitore scaglia la palla contro gli avversari ecc; “Topa rrasash”, praticamente posizionando dei sassi piatti, facili da impilare, in una pila precaria da abbattere con un pallone; “Kaladibran\u00e7e”, in cui praticamente, i ragazzini di una squadra si posizionavano in fila, uno dietro l\u2019altro, piegati con le mani sulle ginocchia e le teste in gi\u00f9 a creare una specie di muro umano.<\/p>\n