Ci sono città e realtà così vicine a noi, che una volta visitate ti cambiano dentro.
È stato così per Chieuti, piccolo paesino arbëresh in provincia di Foggia. Fa strano vedere persone riconoscersi nell’aquila bicipite stampata sul tuo passaporto, o sentire parlare la tua lingua da persone con le quali l’istinto ti porta a comunicarci in italiano.
Le città arbëreshe del sud Italia sono tutelate dalla legge n.482/1999, quella che tutela le circa 12 minoranze linguistiche in Italia e permette, anche se con enorme difficoltà, di mantenere vive le radici, la lingua, gli usi ed i costumi da più di 500 anni.
Visitare Chieuti e tutte le altre città italiane fondate dagli esuli albanesi in fuga dall’invasione ottomana del 1400, è come svegliarsi a Firenze e sentir parlare il dantesco, un’emozione indescrivibile.
Purtroppo la realtà arbëreshe è poco conosciuta non solo dagli italiani, che con gli arbëresh ci vivono fianco a fianco, ma anche dagli albanesi stessi.
Ecco allora che spendere 10 minuti per vedere ed ascoltare il saggio Mario Massaro diventa quasi un obbligo, un obbligo nei confronti di chi rappresenta al meglio quel processo di “integrazione” che spesso siamo abituati a sentire di questi tempi, un obbligo verso la conoscenza di ciò che ci circonda, imparando a conoscere l’altro senza etichettare, un obbligo verso un popolo che rischia di perdere la sua lingua e la sua cultura dopo averla tramandata con fatica, sudore e con le proprie forze fino ai giorni nostri.