Agosto 2021. Albania.
A eccezione dello scorso anno, che a causa della questione pandemica sono rimasta poco in Albania, sono ormai 12 anni che trascorro il mese di agosto nel Paese delle Aquile.
E ogni anno il rientro a casa mi rattrista sempre un po’. Che poi considero “casa” anche Tirana, un po’ Qerret e altri posti che frequento da tempo, la capitale prima di tutti: una città cosmopolita, giovane, vivace, piena di turisti e di locali alla moda. Frequentandoli ti sembra di essere a volte a Milano, altre a New York, altre ancora a Marrakesh. Sì perché Tirana, e l’Albania intera, sono una fusione di culture, sapori, colori, stili. Un mix esotico, con un sottofondo di tradizione, italianità, balcanicità, per usare un termine nuovo.
L’Albania non la puoi raccontare, devi mostrarla, farla vivere.
Sono stata al sud e al nord, passando ovviamente per il centro, ho ammirato i meravigliosi tramonti sullo Ionio e sull’Adriatico, ho assaporato i piatti sempre buonissimi, ho passeggiato fino alla riva del lago di Scutari immersa in campi di elicriso italico, salvia e lavanda, ho rivisto Tamarë dopo 11 anni trovandola completamente sistemata e con un’incredibile strada panoramica per raggiungerla. Ho rivisto gli amici, generosi e ospitali, ho ballato a un matrimonio senza tregua sulle note di “Napoloni”, ma soprattutto ho rivisto la mia coccinella.
Il mio primo libro sull’Albania s’intitola “Dove i bunker diventano coccinelle” e la copertina ritrae la foto di un bunker dipinto come se fosse una grande coccinella, all’interno del parco giochi dell’agriturismo Mrizi i Zanave, a Fishtë. Il mio scatto risale a sette anni fa.
Mrizi i Zanave
Torno sempre da Mrizi i Zaanave e da Altin Prenga e ogni volta rimango incantata, meravigliata, profondamente orgogliosa per ciò che lui e la sua famiglia hanno saputo creare. Questa volta anche la mia coccinella si è fatta bella, è stata ridipinta.
La metafora del bunker che si trasforma in qualcosa di bello, addirittura in un insetto portafortuna, oggi come allora per me rappresenta il percorso che sta facendo l’Albania: prendere consapevolezza di sé, di un difficile passato, ma anche di una ricca tradizione, e mutare.
Mrizi i Zanave è uno dei luoghi che amo di più e che maggiormente rispetta e manifesta questo concetto. Il patriottismo albanese non è l’aquila tatuata sul braccio o al collo, ma è l’amore e la tutela della propria terra, dell’ambiente, il desiderio di creare qualcosa di bello per il proprio Paese, fornendo un modello vincente e replicabile.
L’Albania che amo è quella del pane di mais, delle case in pietra, della natura incontaminata, dei maestosi nuovi grattacieli di Tirana, vere opere architettoniche, della commistione fra passato e presente, con uno sguardo al futuro. Ogni anno mi auguro di trovarne sempre un pezzetto in più. Quest’anno è stato così: solo tenendo ben salde le proprie radici si può diventare grandi.