La squadra di calcio di Tirana fu fondata il 16 agosto 1920 e in seguito, nel 1930 iniziò a chiamarsi semplicemente “Club Sportivo Tirana”. Nel 1947 invece, subito dopo la guerra e l’ascesa dei comunisti albanesi al potere, la squadra della capitale acquisì il nome “17 Nëntori di Tirana”, quindi una denominazione attribuita ad essa da parte del regime comunista, per commemorare la data del 17 Novembre, la liberazione di Tirana …
Con l’arrivo della democrazia in Albania nel 1991, la squadra cambiò nuovamente il nome in “K. F TIRANA” ( Klubi i Futbollit Tirana – Football Club Tirana), omettendo quindi la data “17 Novembre – 17 Nëntori” all’interno della sua denominazione e tornando finalmente alla suo storico ed originario nominativo.
Non sono una gran sportiva – tanto meno – un’esperta di calcio. Eppure, di sport amo parlare e, di calcio, in particolare. Con una precisazione: più che all’intero sistema del calcio di oggi, mi riferisco alle caratteristiche ed alla tipologia di questo sport di squadra, alle sensazioni che trasmette, a quel concentrato di brividi, tensioni, soddisfazioni oppure rammarico, perché no, a quella sua dose emotiva, rapportata ad ogni attimo della vita quotidiana di ognuno di noi. Forse perché è uno sport popolare ed io, apprezzo tutto ciò che nella storia, è stato istituito da un popolo, dalla sua fantasia, tradizione ed autenticità..
Ma, c’è anche una cosa: amo la letteratura.
Che ci sia qualche legame tra letteratura e calcio? Probabilmente sì – od almeno – constatabile solamente da colui che è in grado di cogliere questa fusione.
Umberto Saba, nella sua poesia ”Goal”, scrive:
La folla – unita ebbrezza – par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato sotto il cielo, di vedere.
Il commissario tecnico di una squadra di calcio si rivolge ai suoi giocatori -oltre al linguaggio verbale -anche tramite quello dei gesti. L’avrete notato anche voi, semplicemente seguendo una partita di calcio dalla tivù di casa..
‘Cosa avrebbe voluto comunicare a tale giocatore, attraverso quel gesto?..
Cosa gli avrebbe suggerito o su cosa lo avrebbe criticato? Hai colto il labiale dell’allenatore?..-ti verrebbe da pensare in quell’attimo..
Bene, questo è il linguaggio del calcio:parole, movimenti, gesti, tecnica, prontezza, furbizia, fatica, energia..
Alla fine, indipendentemente dall’uso relativo che fa di ognuno di questi ‘ingredienti’, – ciascuno di noi, anche nel suo quotidiano- indipendentemente dall’intensità di importanza ed impegno che vi investe, non sono essi, elementi in comune con la vita stessa?
Albania, il calcio ieri ed oggi.
Tirana ed una squadra nel suo cuore: ’17 Nëntori’
Chiediamo un parere su questo ed altro, al signor Ali Mema, una figura molto importante e di spessore del mondo calcistico in Albania – più precisamente -un calciatore famoso e poi, allenatore, nella storia di una delle società sportive di prestigio della capitale, nei bianco azzurri del “ 17 Nëntori” di Tirana.
Chi è Ali Mema?
Ali Mema è nato a Tirana, Albania, il 01.02.1943.
Nel 1957 ha iniziato la sua attività sportiva presso ‘Pallati i Pioniereve’ a Tirana.
Dal 1958 è stato attivato nella squadra calcistica giovanile ed in seguito, nel 1960, è passato nella squadra dei calciatori adulti di Tirana. Dal 1963 è stato giocatore della Nazionale Albanese di Calcio, della squadra di Tirana, Dinamo, Partizan e Vllaznia.
Laureato presso La Facoltà della Cultura Fisica ‘Vojo Kushi’ di Tirana.
Fino al 1972 è stato giocatore della squadra di calcio di Tirana.
Dal 1972, con l’abbandono della carriera da calciatore, è passato come secondo allenatore della squadra di Tirana, fino al 1987.
Durante la sua carriera calcistica, come giocatore nella squadra di Tirana, è stato detentore di 4 titoli ‘Campionato Nazionale’ e di uno ‘Coppa della Repubblica’.
Durante questo periodo ha vinto varie coppe assegnate dalla Federazione Albanese di Calcio.
Ha partecipato in più di 70 incontri internazionali.
Durante la carriera calcistica come allenatore nella squadra di Tirana, è stato detentore dei titoli ‘Campionato Nazionale’ e ‘Coppa della Repubblica’.
Quindi, nel periodo 1958-2010, ( tranne 1987-1989), è stato una figura importante nella squadra di Tirana come giocatore, allenatore ed ispettore calcistico.
Nel 1964 ha ottenuto il titolo ‘Maestro del Calcio’ ed in seguito quello di ‘Maestro Onorario del Calcio’.
Decorato con l’Ordine ‘Naim Frasheri’ di seconda e prima classe.
A seguito dell’iniziativa intrapresa da parte del Ministero della Cultura, della Gioventù e Degli Sport, nel 1999, gli è stato conferito il titolo: ‘Onore del Calcio Albanese’.
Decorato con il titolo ‘Riconoscenza della città di Tirana’ da parte del Consiglio Comunale di Tirana.
Nel 2006, premiato dalla Federazione Albanese di Calcio, con il titolo ‘Leggenda del Calcio Albanese’.[/legend]
Benvenuto signor Ali, grazie di essere qui tra noi, su Albania News.
Inizierei da parte mia, la nostra conversazione, con un’affermazione di un altro allenatore di prestigio – lui è italiano – Giovanni Trapattoni, che dice: “Il pallone è una bella cosa, ma non scordiamoci che è pieno d’aria”.
– Lei, come interpreterebbe questa citazione?
In primo luogo vi ringrazio di quest’intervista.
Giovanni Trapattoni è stato un grande allenatore dell’Italia e gli uomini grandi fanno anche delle sagge considerazioni.
Questa citazione, a mio avviso, si commenterebbe che, il pallone, occorre adoperarlo nel modo giusto, altrimenti si rischia di bleffare.
-Lei proviene da una famiglia, in cui siete stati tradizionalmente legati al calcio, non è così?
Sì, infatti è così. Dalla mia famiglia sono nati dei calciatori talentuosi – direi da tre, ed anche da quattro generazioni – partendo dal mio fratello maggiore Haxhi che ormai non vive più, il mio terzo fratello Osman, io, mio nipote Sulejman, mio figlio Ardian ed un mio pronipote, Klevi ( che purtroppo, si è separato dalla vita in giovanissima età, a soli 19 anni).
Invece, il mio secondo fratello, si è occupato di basket.
– Ha iniziato il rapporto con il calcio, in giovanissima età. Quello di oggi, in Albania, è un cambiamento generazionale e non solo – radicale direi- per la vita del paese. Ad ogni modo, lei nota degli elementi in comune, per quanto riguarda la concezione di uno sport come il calcio, nei ragazzi albanesi di oggi, in confronto a quelli di una volta?
La mia carriera da calciatore ha avuto inizio in tenera età, ( a soli 5 anni) nelle strade del quartiere, nella mia città, Tirana, nei campi delle scuole ed anche in quelli di Shallvare, del Lavoro ecc. A quei tempi, giocavamo con dei palloni di pezza che noi stessi facevamo con l’uso degli stracci.
Più avanti, iniziammo a procurarci qualche camera d’aria, la rivestivamo di stoffa esteriormente, in modo da creare l’effetto del rimbalzo della palla. In questo periodo, iniziai a farmi notare per i palleggi, con i piedi e con la testa, affinché piedi e testa mi si stancavano e non reggevano più. Ci procuravamo dei cerchi per gli esercizi improvvisati con la palla.
Durante questo periodo, fino alla seconda media, giocavo per circa 6 ore al giorno , in partite che organizzavamo con dei gruppi, delle squadre ed interi quartieri. Dopo la seconda media, al compimento del 15-esimo anno di età, entrai a fare parte della squadra giovanile di ’17 Nentori’ di Tirana, con allenatore il sig. Xhavit Demneri.
Nel 1960, ( 17- enne), ricevetti l’invito da parte della squadra degli adulti di ‘17 Nentori’ di Tirana. A 18, 19 anni – oltre al fatto di giocare nella mia squadra – mi chiamavano in prestito, come potenziamento della squadra, anche quelle di Dinamo, Partizani, per le partite internazionali balcaniche del 1962. Dopo queste attività, divento membro giocatore della nazionale albanese e la mia prima partita con la nazionale, l’ho effettuata contro la Danimarca.
Per la seconda parte della sua domanda, intendo precisare che prima, il calcio è stato di livello amatoriale, è stato desiderio, passione, volontà, spirito e talento. Oggi, il calcio è una professione come tutte le altre – anche se – pure oggi, se non si è dotati di tutte le caratteristiche sopra elencate, diventa difficile diventare un calciatore, nonostante il talento.
-Sponsor e società calcistiche:a Tirana, negli anni della sua carriera, c’erano vari gestori e sostenitori per queste società, come: Partizani ( Ministero della Difesa), Dinamo ( Ministero dell’Interno), Dajti (distretto di Tirana), 17 nentori – solo la capitale, ecc..
Le differenze tra la gestione ed il supporto da parte di queste istituzioni, quanto influenzavano nell’andamento delle società sportive di quel tempo?
17 Nentori è stata una squadra sostenuta solamente dalla popolazione della città, dunque solo dai ‘tiranas’- oltre che dal Comitato Esecutivo di allora – il quale donava dei fondi simbolici e decideva sull’assegnazione dei posti dei dirigenti della società.
Le differenze, a quei tempi, erano molto notevoli ed influenzavano decisamente nella qualità e nell’andamento dello sport. Perché dico ciò?
Perché, per esempio, le società di Partizani e Dinamo, che venivano appoggiate rispettivamente dai ministeri di Difesa e quello degli Interni, venivano finanziate molto di più che il 17 Nentori. Allo stesso tempo, venivano appoggiate anche dai giudici di gara, quando si trattava di partite decisive. Dunque – detto diversamente – ‘dettavano legge’ nello sport in generale e, soprattutto nel campionato del calcio, che era lo sport più popolare.
Un altro esempio: Nel periodo che il ‘17 Nentori’, il cosiddetto ‘Tirona’ era una squadra molto forte, i due ministeri sopracitati lo attaccarono, mandando i suoi calciatori a conseguire il servizio militare obbligatorio di leva, in altre città, ingiustamente!
Secondo la legge, visto che la maggior parte dei calciatori aveva conseguito gli studi universitari, non doveva fare più di sei mesi di servizio militare e possibilmente, questo avrebbe dovuto essere effettuato nella propria città. Io personalmente, sono stato mandato per il servizio militare a Scutari, dove mi sono fermato per un anno e mezzo ed ho giocato con la squadra di questa città, ’ Vllaznia’.
-Ha praticato altri sport oltre al calcio?
Oltre al calcio, ho praticato altri sport subordinati come il basket, la pallavolo, la boxe, la lotta libera e sicuramente, l’atletica.
-Da noi, in Albania, così come un po’ in tutti i Balcani, l’est Europa ed anche nei paesi latino-americani, il calcio, è stato praticato in maniera ampia, come gioco di strada.
A lei personalmente, è capitato di notare casualmente in qualche ragazzo – giocando in strada – delle capacità calcistiche che, valeva la pena approfondire con un vero allenamento?
Infatti, nei suoi inizi, ogni calciatore – parlando almeno dell’Albania – ha cominciato giocando fuori con i compagni del quartiere, quelli della scuola ecc..
Più avanti, con la scoperta del talento in questo ambito, od anche, con la grande voglia e passione per diventare calciatore, ha proseguito nella carriera.
Sì, mi è capitato. In generale, la maggior parte dei miei calciatori che ho allenato quando facevo l’allenatore, li ho scoperti mentre giocavano nei quartieri, nelle scuole o nei campi da calcio, come quello dietro all’hotel ‘Dajti’, il campo dei ‘Shallvare’ ecc..
Oppure, amici ed anche persone da me sconosciute, mi chiedevano di andare ad osservare i propri ragazzi mentre giocavano a calcio, per capire se erano dotati per questo sport.
-Lei, calciatore:
-Quale partita ricorda come quella che rimarrà per sempre nel suo cuore, sia come campionato nazionale, che in trasferta all’estero?
Si tratta della partita contro la Germania, nel 1967, dove quest’ultima la facemmo escludere dalla Finale del Campionato Europeo che si sarebbe tenuta in Italia.
Al suo posto ci andò la Jugoslavia.
Invece, una delle partite del campionato nazionale, fu quella della finale per la Coppa della Repubblica, nel 1963, dove ‘Tirona’ vinse la Coppa della Repubblica. Il nostro portiere fu infortunato ed a quei tempi, non potevamo usufruire del cambio in quanto ne avevamo già consumati due. Io, di mia spontanea volontà, andai in porta. La partita andò ai supplementari e più avanti, ai rigori. Ho parato tre rigori ed in questo modo, vincemmo la Coppa della Repubblica.
-Tra voi compagni di squadra, c’era competizione per le caratteristiche sportive di ognuno?
Senza dubbio che ce n’era.
L’allenatore, – quanto condividevate le sue scelte e le sue decisioni?
Godevo di una bella comunicazione con l’allenatore. Ci consultavamo insieme sia per quanto riguarda gli schemi tecnici, che per i giocatori che sarebbero entrati a fare parte della formazione, per la loro adeguatezza e l’andamento della partita.
-Nel campionato nazionale, quale squadra apprezzava di più e quale giocatore albanese in particolare? E il suo calciatore straniero preferito di tutti i tempi?
Le squadre che apprezzavo di più erano ‘Partizani’ e ‘Dinamo’, ma anche ‘Vllaznia’, Flamurtari, Besa ecc..
Secondo me, il migliore calciatore albanese è stato Refik Resmja.
Lui si notava come un ottimo capocannoniere. E così, anche Panajot Pano.
Invece, come calciatore straniero, sono sempre stato un tifoso personale di Pelè, il quale l’ho seguito dal 1958 nel Campionato Mondiale ( al cinema).
-Più avanti -lei- allenatore:
-Qual è secondo lei, l’atteggiamento più giusto di un allenatore nei confronti della sua squadra:quello di imporsi oppure, quello di collaborare ed adeguarsi in base al gruppo che deve dirigere?
Quello della collaborazione e dell’adeguarsi nei confronti della squadra. Ho sempre accettato di ricevere dei pareri ed impressioni, i quali li associavo alle qualità tecniche di ciascun giocatore, alla fine della realizzazione con successo degli schemi tecnici e della finalizzazione ottimale della partita.
-Quanto, il temperamento di un ragazzo, influisce sul suo modo di giocare calcio e, viceversa:quanto, il calcio influenza sul suo temperamento?
Il temperamento di un ragazzo influisce molto nel giocare calcio da parte sua. Se non è dotato di un forte temperamento, uno sportivo non potrà mai diventare un buon calciatore, un giocatore di squadra ed un finalista di azioni.
Allo stesso modo, il calcio, influisce sul temperamento di un giovane, rendendolo più vivace, più estroverso e socievole, facendo aumentare in lui lo spirito della competizione ed anche la formazione della sua personalità come persona.
-Le è capitato, dopo aver preparato – con convinzione- uno schema di gioco sulla carta, di constatare sul campo che il risultato non fosse quello previsto?
Sì, ce ne sono stati anche dei casi tali. Nel calcio, non sempre il risultato sul campo, è compatibile con quello delle aspettative, ed è per questo motivo che si dice che “il pallone è rotondo”.
-Qual è l’allenatore più grande di tutti i tempi, secondo lei, a livello mondiale?
Il più grande allenatore a livello mondiale – a mio avviso – è Sir Alex Ferguson, il cui è noto per i risultati ottenuti dalla squadra del ‘Manchester United’, sotto la sua direzione. Ho trovato molto bravo anche l’allenatore Rinus Michels, ex-allenatore dell’Ajax dell’Olanda, nei tempi quando io giocavo.
-Quanta importanza viene data oggi in Albania, all’educazione motoria nelle scuole?
A mio avviso, oggi in Albania, all’educazione fisica, non viene data alcuna importanza. Questa, viene considerata come una materia irrilevante e la maggior parte del tempo, gli alunni giocano solamente con la palla e in rare occasioni, realizzano i programmi predefiniti.
-Quanto impegno c’è da parte dell’amministrazione locale a Tirana, dove lei vive, per quanto riguarda la cura e l’estensione degli impianti sportivi?
Da parte dell’amministrazione locale di Tirana è iniziata la realizzazione degli impianti sportivi nei quartieri, ( laddove ci sono spazi pubblici) di minicampi da calcio, basket ecc.. Ma questo fenomeno si trova nei suoi primi passi. Da parte dei privati, sono stati realizzati campi da calcetto in alcuni punti di Tirana, i quali vengono dati in affitto per le partite dei ragazzi.
-E le società sportive che si occupano della preparazione calcistica e in generale, di vari sport, per bambini e ragazzi?
Gli ex- club sportivi, continuano con delle squadre suddivise a seconda le età dei ragazzi. Sono state create anche alcune squadre private che esercitano la loro attività in varie città, ma queste sono poche.
-Il calcio femminile in Albania, è praticato?
Poco. Di recente sono state istituite alcune squadre ( 4-5) amatoriali. E’ stato organizzato anche il Campionato Nazionale. E’ stata istituita anche la squadra nazionale, con allenatore, l’ex – calciatore Altin Raklli. Questa squadra ha partecipato in alcune competizioni.
-Quale messaggio trasmetterebbe ai ragazzi di oggi che intendono intraprendere la carriera da calciatore?
Il mio messaggio, rivolto ai giovani che oggi intendono intraprendere la carriera da calciatore, è: “impegno, passione, dedizione, sacrificio”..
– ‘Compravendita dei giocatori’..
Atteggiamento di un calciatore, prima e dopo la conclusione a suo favore, di un contratto nel calciomercato.
L’atteggiamento di un calciatore, dopo la realizzazione di un contratto, potrebbe anche cambiare, questo è determinato dal suo carattere. Il suo atteggiamento invece, deve essere tale, in modo da impegnarsi con tutte le sue forze per la riuscita di questo contratto, per realizzare in questo modo, l’attualizzazione delle aspettative nei suoi confronti.
– Sport e doping. Un commento da parte sua.
Lo sport è il contrario del doping. Essi sono come due vettori di senso opposto. Il doping non deve fare parte in maniera assoluta, di alcun tipo di sport.
Ed infine, vi ringrazio per avermi offerto l’opportunità di esprimere – attraverso questa intervista – alcuni pareri sullo sport e particolarmente sul calcio, il quale è stato uno degli amori della mia vita.
Il piacere è stato solo nostro, egregio signor Ali, per avere reso concreta questa conversazione da parte nostra, con un professionista come lei, uno dei protagonisti dell’Onore del Calcio Albanese.
Grazie a lei.
L’intervista è disponibile anche in lingua albanese