Il 1960 nella storia del calcio mondiale – pochi lo sanno – è stato molto importante. L’anno prima fu deciso di varare cinque tornei internazionali e rendere annuale la Coppa delle Fiere (l’attuale Lega Europa ex Coppa UEFA). Per cui furono istituite la Coppa Intercontinentale (attuale Campionato del Mondo per Società), il Campionato Europeo per Nazionali (alla cui fase finale s’è qualificata recentemente l’Albania), la Coppa delle Coppe (cessata nel 1999), la Coppa delle Alpi (cessata nel 1987).
L’Italia vinse quattro manifestazioni (Coppa delle Coppe: Fiorentina 1961, Coppa delle Fiere: Roma 1961, Mitropa Cup [la più antica competizione per club al mondo, cessata nel 1992]: Bologna 1961, Coppa delle Alpi 1961 [1]; con una Uruguay: Peñarol Montevideo 1960 (Coppa Intercontinentale); URSS 1960 (Campionato Europeo per Nazionali); Portogallo: Benfica 1961 (Coppa dei Campioni).
E l’8 gennaio 1961 fu dato il via al quinto nuovo torneo: la predetta Coppa dei Balcani per Club. Le neonata manifestazione in poco tempo divenne popolarissima, in quanto attraeva molti grandi club dell’Europa sud-orientale, noti per le imprese nelle coppe europee. Addirittura lo spareggio dell’edizione 1966-67, disputato ad İstanbul – dopo che Fenerbahçe e AEK, terminarono rispettivamente le finali ad Atene e Istanbul 2-1 (11 ottobre) e 0-1 (26 ottobre) – vide la partecipazione di ben 42mila spettatori che assisterono alla vittoria dei turchi per 3-1.
Quello stesso Fenerbahçe che nel gruppo A aveva eliminato il Partizani in una memorabile partita sul Bosforo in notturna, il 3 settembre per 3-2, dopo che il primo tempo vedeva in vantaggio gli albanesi per 2-1 (entrambe le reti di Panajot Pano). Il club turco si qualificò a parità di punti (8) per il rotto della cuffia: un quoziente-reti di 1,67 (reti 10-6) contro 1,43 degli albanesi (r. 10-7). A pensare che il Partizani otto giorni prima aveva battuto i turchi a Tirana per 2-0. Se fosse valso lo scontro diretto, in finale andavano i calciatori del Ministero della Difesa!
Ma torniamo all’edizione 1961. Essa schierava: Partizani (campione d’Albania 1961), Levski Sofia (vicecampione bulgaro 1961), AEK Atene (vicecampione greco 1960), Steagul Roșu Brașov (vicecampione romeno 1960), Fenerbahçe İstanbul (campione turco 1961).
Va subito detto che l’AEK Atene rifiutò d’incontrarsi entrambe le volte col Partizani, e non si recò in Bulgaria e Romania, mentre dal viaggio turco subì un 1-5 contro il Fenerbahçe.
Ricordo che tre anni prima la squadra dell’Esercito Popolare di Liberazione Albanese, era riuscita ad ottenere il secondo posto nella Coppa dei Campioni dei Paesi socialisti, alle spalle del CDNA Sofia (0-1), precedendo squadre di: Cecoslovacchia, Rep. Pop. della Cina, Rep. Pop. Dem. della Corea, Germania Democratica, Polonia, Romania, Ungheria, URSS, Rep. Dem. del Vietnam.
Il cammino iniziale degli albanesi – al loro esordio in un torneo europeo extra cortina di ferro – fu medio. Il Partizani alla prima partita (9 marzo) perse fuori casa con i romeni per 0-1, ma alla seconda (29 marzo) batté i bulgari per 2-0.
Il 19 agosto i turchi risultavano primi in classifica con 5 p. in quattro partite (a pari merito con i romeni ma questi con un incontro in meno), e il Partizani quinto e ultimo con 2 punti in due partite; preceduto da greci e romeni con 3 p. in quattro match.
Si profilava lo scontro fra i campioni di Turchia e d’Albania. Per la prima volta una squadra dell’Albania socialista si recava in un Paese capitalista. Un evento storico che chiudeva le prime volte fra uno Stato del Patto di Varsavia e l’Occidente. Evento epocale, possibile pure per le buone relazioni fra Tirana e Ankara.
La squadra albanese fu accolta in Turchia da magnifici ricevimenti. Essa era giunta lì accompagnata dal presidente, col. Dhori Panariti e dai vice Besim Fagu e Thoma Asimaqi. L’allenatore Rexhep Spahiu portava con sé i calciatori: Esat Beliu, Iljaz Dingu, Osman Djepaxhia, Qamil Halluni, Kolec Kraja, Stavri Lubonja, Sulejman Maliqati (p), Osman Mema, Gani Merja, Miço Ndini, Panajot Pano, Miço Papadhopulli, Refik Resmja, Sotir Seferaj, Tomor Shehu, Lin Shllaku.

Il 20 agosto 1961 allo stadio ‘Mithatpaşa’ (ex ‘Dolmabahçe’, oggi ‘İnönü’) – disegnato dall’architetto italiano Paolo Vietti-Violi (1882-1965) – si giocò la prima partita turco-albanese davanti a 20.773 spettatori.

Il Partizani indossava una singolare maglia a strisce orizzontali coi colori nazionali rosso e nero e con la stella rossa a sinistra; pantaloncini neri e calzettoni neri con quattro strisce rosse. Gli albanesi persero 1-0 (Nedim Doğan 13’). Formazioni:
Fenerbahçe: Şükrü Ersoy, Atilla Altaş, Özcan Arkoç (naz. Tur.), Necati Toker, Naci Erdem (naz. Tur.), Kadri Aytaç (naz.), Hilmi Kiremitçi (naz.) [Mustafa Güven], Ergun Öztuna, Yüksel Gündüz, Nedim Doğan, Lefter Küçükandonyadis (naz.); all.: László Székely.
Partizani: Sulejman Maliqati, Iljaz Dingu, Qamil Halluni, Lin Shllaku, Miço Papadhopulli, Gani Merja, Kolec Kraja, Miço Ndini, Panajot Pano, Refik Resmja, Stavri Lubonja; all.: Rexhep Spahiu.
Terna arbitrale: A. Toth, S. Mataiser, Ch. Cziac (Romania)
Indotti dal bel gioco degli ospiti e dal richiamo del pubblico e gli echi della stampa («Milliyet» «Türkiye Spor», ecc.), le due società si accordarono per un’amichevole da disputare quattro giorni dopo.
Questa volta al ‘Mithatpaşa’, il 24 agosto, si raccolsero ben 50mila spettatori ed il Partizani condusse una magistrale partita vincendo per 3-2: al primo tempo 3-1 (Nedim Doğan 13’, Kolec Kraja 30’, 32’, 40’). I padroni di casa nel secondo sostituirono ben sei calciatori per cercare di rimediare il risultato, ottenendo solo la seconda rete all’85’. A Panajot Pano, dopo l’incontro, fu proposto di restare al Fenerbahçe a suon di milioni di lire turche, ma egli rifiutò.

Nelle due partite il Fenerbahçe fece scendere in campo il più grande calciatore turco di tutti i tempi Lefter Küçükandonyadis, 752 reti in 23 anni di attività, oltre, nella seconda, il notissimo Can Bartu [pron. xhan/gian]. Küçükandonyadis aveva giocato nella Fiorentina nel 1951-52 e in Francia e Grecia. E pure Bartu in Italia con Fiorentina 1961-62 e 1963-64, Venezia 1962-63, Lazio 1964-67. L’allenatore dei turchi era l’ungherese László Székely, con esperienze in Brasile (Juventus São Paulo, Fluminense Rio de Janeiro, Grêmio Porto Alegre), in Italia (Hellas Verona, Palermo, Alessandria, Modena), già allenatore delle nazionali israeliana e turca.

Nel ritorno del 30 settembre allo stadio ‘Dinamo’ (dal 1993 ‘Selman Stërmasi’) per la prima volta un Paese della NATO giocava nei confini albanesi. Erano presenti il fondatore dello Sportklub Tiranë, Selman Stërmasi (1908-76), e l’albanese di Visokë [Mallakastër], Dr. Vasfi Samimi (1908-81), già portiere del Fenerbahçe nel 1927-28 e poi dello Sportklub nel 1931 e del Flamurtari.
Allora lo stadio ‘Dinamo’, aveva una capacità di 10mila posti, ma furono venduti 20mila biglietti. Gli appassionati arrivarono anche da Scutari la notte prima per assicurarsi i biglietti della tribuna centrale. Lo stesso Besnik Dizdari, assieme ai suoi amici, entrò nello stadio alle 10:30, cinque ore prima dell’inizio dell’incontro.
Alle 15:30 il fischio d’inizio: in pratica il Fenerbahçe era la Nazionale turca. Le formazioni:
Partizani: Sulejman Maliqati, Fatbardh Deliallisi, Miço Papadhopulli, Iljaz Dingu, Pavllo Bukoviku, Gani Merja, Kolec Kraja, Panajot Pano, Lin Shllaku, Refik Resmja, Robert Jashari. all.: Rexhep Spahiu.
Fenerbahçe: Şükrü Ersoy, Atilla Altaş, Naci Erdem (naz. Tur.), İsmail Kurt (naz.), Şeref Has (naz.), Basri Dirimlili (naz.), Hilmi Kiremitçi (naz.), Özer Kanra, Can Bartu (naz.), Kadri Aytaç (naz.), Selim Soydan. all.: László Székely.
Terna arbitrale: Hristov, Jonov, Dundarov (Bulgaria).
L’incontro terminò 0-0: due squadre forti che non riuscirono ad avere la meglio sull’altra. Il successivo 2 ottobre il Fenerbahçe giocò un’amichevole con la Dinamo perdendo 1-0 (Lorenc Vorfi 6’).
Diciannove giorni dopo l’1-0, «Zëri i Popullit», pubblicava la Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito del Lavoro d’Albania contro gli attacchi al PLA e al Paese condotti da Nikita Chruščëv dalla tribuna del XXII Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Il successivo 3 dicembre Mosca ruppe le relazioni diplomatiche con Tirana che, di fatto, uscì dal Patto di Varsavia.
Come si noterà le spettacolari accoglienze degli albanesi a İstanbul, e la grande amicizia con cui gli ex “occupanti ottomani” furono ospitati a Tirana, non furono certo una coincidenza, ma si collegavano alle tradizioni parallele di sport e politica che hanno sempre caratterizzato l’Albania dal 1944 al 1991.
La Coppa dei Balcani terminò il 15 novembre 1961: il Partizani con 8 punti conquistò la medaglia di bronzo (q.r. 1,33), con gli stessi di Levski Sofia (q.r. 1,45) e dei Sarı Kanaryalar (canarini gialli) (q.r. 0,82). La Coppa fu vinta dallo Steagul Roșu, l’AEK arrivò ultima. ll Partizani attese nove anni e vinse l’edizione 1970.
Nota
(1) Fu assegnata all’Italia grazie ai punti conseguiti da: Alessandria, Catania, Catanzaro, Napoli, Palermo, Roma, Triestina, Verona, le quali conquistarono 19 punti contro i 13 della Svizzera (Biel, Friburgo, La Chaux-de-Fonds, Lucerna, San Gallo, Young Boys Berna, Young Fellows Zurigo, FC Zurigo) nelle sedici partite andata/ritorno.