È quanto dichiara Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), a seguito di un’attenta osservazione a carattere economico-sociale.
“L’emigrazione dei giovani, non solo riduce esponenzialmente e inevitabilmente il tasso di natività nazionale, ma si impatta negativamente sull’economia, sui meccanismi di assistenza sociale e sui modelli famigliari, ostacolando la crescita economica e il suo sviluppo e danneggiando il capitale sociale dell’intero Paese”.
Da un’analisi condotta dall’UNICEF, si evince che le famiglie vedono la scelta migratoria come positiva per i loro figli. La decisione di formarsi e lavorare all’estero coinvolge circa il 60% dei ragazzi e arriva dopo un’attenta valutazione sulle possibilità educative e di guadagno, che oltre confine sembrano decisamente più allettanti.
Tra il 2015 e il 2019, si è registrata in Albania una buona crescita del PIL, toccando una media annuale del 3,26%. Tuttavia, questa condizione positiva non è stata adeguatamente sfruttata per apportare miglioramenti nel campo scolastico o nella sanità. I governi che si sono succeduti hanno effettuato pochissimi investimenti nel settore dell’educazione.
La spesa pubblica per l’istruzione ha raggiunto solo il 3,4% del PIL albanese nel 2020, una percentuale inferiore alla media, se si pensa a quella dell’OCSE (5,4%) e dell’UE. Inoltre, la spesa pubblica per la salute, calcolata in percentuale del PIL, ha raggiunto solo il 3,2% nel 2020, mentre gli investimenti nel settore strettamente sanitario si sono radicalmente abbassati. Già nel 2018, all’Albania era toccato l’ultimo posto nella classifica delle statistiche europee relativa ai servizi sanitari offerti ai cittadini, a causa della scarsa e sproporzionata allocazione delle risorse per la sanità di base, in particolare quella rivolta alla salute materna e infantile.
Le Nazioni Unite, attraverso l’UNICEF, fanno sapere che, a loro parere, l’Albania avrebbe le possibilità di aumentare le risorse a favore dell’infanzia, anche nel contesto dell’attuale situazione, che vede un calo del PIL dovuto alla pandemia da COVID-19.
Attualmente, il Paese riscuote tasse equivalenti a circa il 27,3% del suo PIL, rispetto a una media OCSE del 34%. Secondo le Nazioni Unite, la perdita derivante dalla mancata riscossione delle tasse a causa del diffuso lavoro in nero, è un’altra problematica che necessita di essere affrontata con una riforma fiscale, al fine di essere utilizzata a beneficio delle famiglie, così come il recupero dei fondi persi per corruzione e per cattiva gestione.
È necessario, quindi, che si investa nei settori che più coinvolgono i giovani, per poter fornire loro una buona formazione, un ambiente idoneo all’inserimento lavorativo e di buona qualità, dove vivere in armonia.
Dallo studio condotto dall’UNICEF emerge un altro dato preoccupante relativo allo stato di salute mentale della popolazione, in particolare degli adolescenti, su cui si sa davvero molto poco. Tuttavia, l’aumento annuale del 60% (dal 2016 al 2017) della fascia di età dai 2 ai 14 anni, che effettua visite presso psichiatri e psicologi e l’aumento dell’89% delle visite ospedaliere per i giovani di età compresa tra i 5 e i 24 anni, combinati con un alto tasso di suicidi pari al 6,03% per 100mila persone di età compresa tra i 10 e i 24 anni, dovrebbero risvegliare le coscienze, affinché si affronti immediatamente la situazione, consiglia l’UNICEF.
L’articolo è stato originariamente pubblicato in lingua albanese sulla rivista economica albanese Monitor. A cura di Anna Lattanzi