Osservazioni da casa, sotto quarantena per il mostro Covid-19, per le quarantene invisibili della nostra vita e delle nostre culture.
Nell’arco della vita, a seconda delle proprie culture, capita essersi imbattuti in delle “quarantene” particolari, in concomitanza con il patrimonio spirituale popolare.
Per quanto riguarda l’Albania, mi soffermerei in due “quarantene” specifiche:
– “40-ditëshi i lehonës” – “La quarantena della puerpera” e nel “40-ditëshi i vdekjes” – “La quarantena della celebrazione funebre”.
Stando alla quarantena della puerpera, intanto “Puerpera” vuol dire semplicemente “donna che ha appena partorito”:
Il termine deriva dai due vocaboli latini “puer”, che significa bambino, e “pàrere”, partorire.
Il puerperio, di conseguenza, è il periodo immediatamente successivo al parto, e prevede tutta una serie di cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi molto importanti e delicati, riconosciuto come una fase delicata, in cui la mamma ha bisogno di attenzioni particolari, al pari del neonato.
Di solito ci si riferisce al puerperio come a un periodo che dura all’incirca sei settimane, o 40 giorni, un periodo di tempo necessario alla donna per ristabilirsi completamente dallo sforzo del parto e recuperare condizioni simili a quelle che precedevano la gravidanza.
Mia nonna in Albania diceva che una puerpera, una “lehonë” in albanese, deve stare a casa, a letto in convalescenza, le devono essere riservate tante cure, perché lei era talmente fragile, da essere definita: “Me një këmbë në tokë e një këmbë nën dhe” – “Fragile, con un piede aldilà e uno, aldiquà.”
E specialmente nelle famiglie matriarcali, con forte presenza di donne, quali suocere, cognate e nuclei familiari misti, queste usanze si preservavano con ortodossia.
Anzi, anche il neonato si preservava dagli occhi degli estranei, scaramanzia o meno – a seconda delle famiglie e delle loro usanze – fino al compimento del suo periodo di 40 giorni di vita.
– L’altra osservanza di “quarantena”, era costituita – e forse lo è in vigore anche tuttora in Albania a seconda dell’usanza rispettiva familiare – e collegata alla celebrazione dei 40 giorni post mortem di una persona defunta.
Da dove prenda spunto questa pratica, non saprei di preciso, ma forse è alimentata meramente dalla credenza spirituale che per molti riti funebri di popoli antichi, si crede che l’anima del defunto abbandoni il suo corpo totalmente solo al 40° giorno dopo la sua morte.
D’altronde, mentre in Albania si riscontra un misto di credenze, dovuto anche al misto delle religioni, in Italia e per il cattolicesimo in generale, è risaputo che la Quaresima per i cattolici era alle origini un periodo di privazione opposto all’abbondanza simboleggiata dal Carnevale appena conclusosi.
“Carnem levare”, togliere la carne, da cui Carnevale, in origine alludeva al mercoledì delle Ceneri, il primo giorno di Quaresima che si concludeva il Sabato Santo.
Ecco, in modo conciso nella quarantena per il Coronavirus, mi attraversavano questi pensieri – che siano frutto di ricordi, di viaggi di introspezione od altro, non importa – ma che ho pensato di condividere anche con voi.
Ovviamente, auspicando una rapida risoluzione del problema ed in un ritorno alla normalità per tutti.
#iorestoacasa