Da italo-albanese che vive ormai da una vita in Italia, ogni estate scorgo sempre con più piacere un fenomeno: il progresso del turismo in Albania, l’accrescimento del numero degli italiani ed altri stranieri che scelgono come metà delle loro vacanze, la Terra delle Aquile.
Lei è la signora Rita, vive a Langhirano, Parma.
È appena tornata dalle vacanze nel Sud Albania, molto contenta ed entusiasta. Per lei, questo non è il primo anno che sceglie l’Albania come luogo in cui trascorrere le vacanze e mi confessa che non vede l’ora di ritornarci l’estate prossima.

Detto questo, visto che del turismo e delle bellezze naturali dell’Albania, provo maggiore soddisfazione che ne parlino gli italiani interessati in merito, forse ancor più di noi albanesi, che sembreremmo di parte io, proverei a rispecchiarmi nell’altro lato della medaglia cioè, parlarvi io, da albanese – non da residente in Italia ma, da turista in questo caso – delle mie vacanze in un luogo stupendo in Italia, nella Riviera del Conero, nelle Marche.
La Riviera del Conero è il tratto di costa dell’Adriatico, alto e roccioso, che dal porto della città di Ancona giunge sino a quello di Numana. Prende nome da Monte Conero, che forma l’omonimo promontorio a picco sul mare, ricco di insenature e piccole spiagge rocciose o sassose. Per circa venti metri procede la sua costa. Spiagge e calette selvagge raggiungibili solo via mare o colorati stabilimenti balneari sono il tratto distintivo di un Conero in Blu che sa regalare una vacanza unica di sole e mare nell’incantevole cornice di un Parco Naturale. 5 bandiere blu, un porto turistico, eventi e attività sportive da praticare lungo il mare della Riviera.
Ma, alla fine, queste sembrerebbero tutte definizioni degne di un’agenzia di viaggi oppure dei vari siti o svariate recensioni veramente obiettive su questo meraviglioso posto marittimo.
Ciò che io vorrei condividere con voi, sono invece alcune chicche o meglio, degli “strappi” di alcuni fogli del mio Diario del mare, quello contenente appunti sotto l’ombrellone, in momenti in cui, il sole cocente non permetteva più di tanto di esporsi ai suoi raggi.
È chiaro che l’aspetto allegro e divertente dell’atmosfera di una giornata di mare di per sé, si estende nei vacanzieri stessi e, di conseguenza riporta il suo riflesso gioioso, ma obiettivo anche nei miei appunti:

Diario dal Conero
- A fianco al posto auto in cui abbiamo parcheggiato noi, dieci minuti dopo il nostro arrivo, parcheggia una Porsche Cayenne targata,- “Come?” mi chiedereste voi.
E come, se non “Albania – “AL”, con tanto di simbolo dell’aquila nella targa?
Oggi, ce li abbiamo vicini d’ombrellone: marito, moglie e quattro figli.
Il marito ha una pancia, da paura. Sembra che sia in competizione col salvagente di gomma del bambino.
Dicono che finora sono sempre stati in spiagge con della sabbia e non come questa con i sassolini.
Forse per abitudine dunque, a fare castelli di sabbia e buche nel bagnasciuga, i bambini anche qui sono arrivati di conseguenza, armati di palette e secchielli.
È da un’ora che scavano la ghiaia sulla riva, poverini, che pesante com’è, quando riempiono quelle palette coi sassolini, stasera non sentiranno più le braccia.
Ma loro si impegnano molto ugualmente.
Il papà vorrebbe aiutarli, tenta, ma purtroppo non riesce a piegarsi: è condizionato dalla enorme pancia.
– Pochi giorni dopo: Il turista albanese con la Porsche, si sta applicando con l’italiano ogni giorno di più. Adesso, ha appena sgridato uno dei figli, quello più vivace, che al mare si allontana più del dovuto. Gli ha detto in italiano:
“Endri, vieni subito qui mama-baba!”
– I vu cumprà, devo dire che sono meno degli anni precedenti. La Finanza ha emesso severe restrizioni.
Ad ogni modo, qualcuno c’è sempre.
Arriva all’ombrellone, e nonostante percepisca dall’espressione del viso che la persona che ha di fronte, non ha intenzione di comprare niente dei suoi prodotti lui, insistente, tenta lo stesso di esercitare al meglio il suo mestiere da abile commerciante.
Inizia con aforismi o pillole di saggezza:
Lui: Ciao, come stai?
– Io: Bene, grazie.
Lui: Come va la vita?
– Io: Bene, grazie.
Lui: Questa è la cosa più importante, il resto non conta!
E subito dopo, ti dice, in un parlare rapidissimo: Ho orecchini/bracciali/cavigliere/occhiali…tu, comprare?
– Io: No, grazie.
Il vicino dell’ombrellone, un uomo, italiano, si alza dalla sua sdraio, prende in mano un paio di questi occhiali taroccati, li gira destra, sinistra come per voler scorgere le differenze – talmente grossolane ed evidenti – tra originale e falso, e dopo un po’, imitando il modo in cui il venditore africano parla l’italiano, gli dice:
” “No, no volere io. No original. Imitasjon, imitasjon! No markio original!”
Solo che, a mio avviso, per come li osservava gli occhiali, con tutta quella attenzione, quell’uomo sperava veramente che l’africano li vendesse un prodotto originale. Un filo di speranza in fondo, pare che ce l’avesse…!
Hanno appena montato la bancarella mobile dei costumi da bagno.
Il venditore ambulante è un vero bazzariota, come dicono i napoletani usando l’arabismo “bazar/pazar”, cioè un furfante del mestiere.
“Vendo i costumi da bagno più belli del mondo! – grida- e, i camerini prova si trovano all’aperto, sulla riva! Correte! – dice …
(P.s: I costumi tutti made in China )

Qua al mare, certe donne non le capisco:
Io che del mare si può dire, sia un po’ il mio habitat.
Delle volte, mi scordo addirittura di uscire dall’acqua.
Ma anche se esco, ce ne passa del tempo prima che io raggiunga l’ombrellone, in quanto faccio sosta sulla riva.
E lì, non si capisce, perché io il mare lo vivo così, avendo i sassolini della riva attaccati ovunque, mi tocca fare diversi bagni di fila.
Una bionda, dunque: è già tre volte che mi raggiunge qua alla riva. Lei viene, pettinata che non ha un capello fuori posto, mica li bagna quei capelli, tutta truccata, bigiotteria e accessori, occhiali più grandi del suo viso, bagna solo l’alluce e fa ritorno all’ombrellone.
Chi ti capisce, bionda però…!
Sembri ferma sulla riva, come un faro in mezzo al mare.
– In un ombrellone non distante dal nostro, ci sono due coppie di anziani.
Giocano solo a carte. Quando uno chiede: “Si gioca? Gli altri rispondono: Sempre pronti!”
Giocano sotto l’ombrellone e al riparo dal sole.
Solitamente, prima di prendere posto, si chiedono: “Giochiamo all’ombra o al sole?” Anche se, domanda di rito questa, in quanto sanno bene che al sole naturalmente non resisterebbero. È molto forte. Ma loro sono quattro giocatori professionisti e investono professionalità anche nei dettagli pre partita. Hanno un sistema di votazione per questo e risultano puntualmente sempre “3 pro ombra” e 1 pro sole”
Solo uno di loro quindi, molto abbronzato, sembra avere quella abbronzatura tipica della pelle dei vecchi pescatori, vuole stare al sole e “si ribella” alla moglie, quando lei gli fa ricordare che il sole è dannoso per la sua salute.
“E no! – insiste – io sto al sole! – come un bambino capriccioso.
E la moglie:
“Al sole, Luigi? Ma che sono queste parolacce…?”
Insomma, il lupo di mare pare che sia in conflitto con l’età che avanza…
Però, alla fine cede alle raccomandazioni della moglie premurosa ed alle votazioni di maggioranza del gruppo “pro ombra”
-Dunque, c’è una signora sulla riva, accanto a me. Prendiamo il sole, ma io penso che il sole, ci raggiunga a prescindere e come lui crede con i suoi raggi, no?
E lei invece, cosa fa? Diversamente da me che al mare non ho la minima intenzione di condizionarmi e di non rilassarmi, vedo che sta in un certa posizione che sinceramente, non capisco come faccia…
Si sta piegando il collo in due, all’indietro, perché a differenza mia che non ci penso alle righe che potrebbero venire al collo per l’abbronzatura a seconda delle pieghe del collo, lei, testa all’indietro, collo tirato, anzi, avendo i capelli legati a coda di cavallo, sembra che uno la tiri per la coda.
E non si muove, una statua, pare morta.
Affinché non la raggiunge una bella onda e ti fa un salto…
E arriva la domenica
La domenica al mare ti accorgi che il numero dei bagnanti si moltiplica notevolmente. I posti nelle sdraio e negli ombrelloni si occupano tutti, i vu cumpra’ aumentano – certo, c’è più clientela eventualmente – aumenta anche il numero di coloro che si piazzano nel bagnasciuga con i loro ombrelloni portati da casa. Ti accorgi che si ha a che fare con un numero sempre più ampio di italiani del ceto medio-basso e basso. Ceti questi, amplificati ulteriormente con la crisi che si protrae da parecchio in Italia.

La loro appartenenza sociale – a parte delle scelte prettamente individuali su “dove” e “come” piazzarsi al mare – si capisce dal fatto che stendono i teli mare vicino alla riva, anche senza affittare un ombrellone ed una sdraio, non frequentano il ristorante oppure il bar all’ora di pranzo e sono armati di enormi borse frigo, in correlazione al numero dei membri del loro gruppo insomma.
Molto carino questo modo di consumo del pranzo a mio avviso, in quanto mi ricorda un po’ le nostre vacanze nell’Albania degli anni ’80.

Gli italiani aprono le borse frigo e tirano fuori contenitori di alimenti di svariati dimensioni e contenuti: pasta e riso freddo, verdure grigliate, affettati, formaggio, oltre che a panini, pizzette e focaccine, frutta e dolci, bibite e di tutto insomma. Al bar si rivolgono solo per un ghiacciolo o un caffè. Ma, ribadisco, mi attira molto questo modo di organizzarsi al mare da parte loro, anche perché a me piacciono le gite fuori porta e i picnic in generale, i pranzi all’aperto.
Di certo, non si può dire che il ristorante rimanga vuoto all’ora di pranzo, perché in un modo o nell’altro, diventa gremito pure quello.
Insomma, in poche parole, da quando vivo in Italia, mi sento il mare addosso, mi sento su un ponte perenne che unisce le nostre due sponde dell’Adriatico, Italia-Albania, e questi parallelismi antropologici, con usanze e caratteristiche umane di entrambi i nostri popoli, mi viene spontaneo e ho piacere riportarli.