L’articolo 70 della Costituzione albanese è disarmante nella sua semplicità. Dice, al comma 3: il deputato non può svolgere nessun’attività remunerativa derivante dallo Stato o dalle istituzioni locale, ne percepireguadagni da parte degli stessi. Art. 4: ogni violazione dell’art. 3, su mozione del presidente della Camera di un decimo dei suoi membri, il parlamento decide di mandare la questione alla Corte Costituzionale che decide sull’incompatibilità.
Secondo alcuni deputati del PD (governo) un deputato dell’opposizione, Ilir Beqja, aveva violato questi articoli in quanto, mentre era eletto nella carica del deputato aveva vinto un appalto per migliorare il sistema informatizzato del comune di Durazzo, un appalto del valore di 24 milioni di lek (all’incirca 200 mila euro). Infatti l’appalto era stato vinto da una società posseduta, al 51% dallo stesso Beqja. La questione era approdata in parlamento a ottobre 2010 quando la maggioranza aveva deciso di riferire la questione alla Corte Costituzionale. Una maggioranza sul filo del rasoio, in quanto a favore si erano espressi 70 deputati contro i 67 che erano contro. La Corte Costituzionale si è espressa il 16 giugno, prendendo una decisione senza precedente. Sostiene infatti la Corte che la carica di deputato era incompatibile con l’attività remunerativa, come dice chiaramente l’articolo 70.3. Ma non solo. La Corte Costituzionale ha chiaramente detto, nero su bianco, che Ilir Beqja decade dalla sua carica. Mentre siamo in attesa di leggere le motivazioni complete, quello che è sicuro è che il sig. Beqja si ritrova fuori dal parlamento, e verrà sostituito con un altro parlamentare dello stesso schieramento politico.
E dire che non era facile giungere a questa decisione, per tanti motivi. Il primo, il più evidente, è il fatto che niente proibisce a una persona che vince appalti pubblici di essere un buon parlamentare. Inoltre qui non c’era ne abuso d’ufficio, ne corruzione o concussione, solo un appalto vinto regolarmente. Anche se questo è indubbiamente vero, per la Corte Costituzionale questo ragionamento vale poco. L’art. 70, come dicevo, è semplice e lampante e la Corte lo ha applicato.
Più difficile invece la questione del giuramento. Infatti l’appalto era stato vinto dopo che il Beqja era stato eletto, ma prima che essi giurasse e assumesse formalmente la carica.L’appalto era vinto a ottobre 2010, i il giuramento è stato fatto solo il 25 febbraio 2011. La Corte Costituzionale poteva sbarazzarsi della patate bollente sostenendo che Beqja non aveva ancora prestato giuramento e quindi, non era ancora formalmente parlamentare. Ma non l’hanno fatto, e gliene va dato atto. Aspettavo reazioni violente ma non c’è ne sono state, e a pensarci è normale che sia così. Ma abituato al quotidiano italiano mi sembrava strano che nell’Albania arretrata questa decisione passasse sotto silenzio, com’è passato. Nessuno ha parlato di “scontro tra poteri dello Stato.” Beqja non si è detto vittima di un complotto, ne ha sostenuto che la Corte Costituzionale è andato contro la volontà del popolo che lo ha eletto. Nessuno ha urlato al sovvertimento del voto popolare, o di magistrati che per eleggere sentenza devono prima farsi eleggere in parlamento. Sarà anche vero che, come sostengono in tanti,l’unico errore di Beqja è stato la sua ingenuità. Il fatto che nonha trovato un prestanome o un famigliare al quale affidare la sua società. Che alla fine, sì, la Corte ha deciso giustamente ma c’è del altro marcio, una rondine non fa primavera e cosi via. Ma il fenomeno del prestanome non è certo albanese, bensì europeo. Rientra nella delinquenza comune e la Corte Costituzionale si occupa di principi, stabilisce sul merito e non sui fatti. Forma una struttura alla quale tutti devono uniformarsi, applica la legge costituzionale e non può andare a spulciare nel registro delle imprese per capire chi è chi. Decide su questioni fondamentali e questa volta,la prima volta che ne aveva l’occasione ha deciso di togliere letteralmente la sedia a un parlamentare. Insomma, con tutti i problemi politici che non vogliamo ne dobbiamo nasconderci, questa decisione è un raggio di sole.