“La Piramide sospesa” è un breve reportage di Rivista Confronti e Ground Vista Pictures che parla dell’edificio di Tirana che una volta ospitava il Museo del dittatore albanese Enver Hoxha.
Inaugurato alla fine degli anni Ottanta del Novecento, pochi anni dopo la sua scomparsa, si presenta oggi in totale abbandono, sebbene non siano mancati nel tempo del pluralismo tentativi di riutilizzo, ristrutturazione se non di demolizione.
Il reportage entra nell’attualità albanese, fatta di dibattiti accesi sull’utilizzo dello spazio pubblico, sulla nuova urbanistica e sul trattamento dell’eredità storica.
Si tratta di un processo semplice? Assolutamente no. È un po’ come la salita della Piramide: difficile, scomoda, impegnativa, piena di incognite e di possibili fallimenti. Serve non solo conoscenza, ma anche impegno comune, tra generazioni e amici, stranieri e albanesi. Insieme.
Il fascino del reportage “La Piramide sospesa” sta nel doppio sguardo, interno ed esterno, nella sua forza simbolica e nel ritmo crescente che evoca una grande sfida. Fare i conti con il proprio passato è realmente faticoso e vertiginoso. Ma ne vale la pena. Il tramonto mozzafiato del domani è davvero stupendo. Fare i conti col passato è liberatorio.
Il reportage
“Questo doveva essere il mausoleo del nostro dittatore, Enver Hoxha. Nessuno lo vuole ricostruire: triste, brutta e abbandonata a se stessa. Volevano buttarlo giù e farci il nuovo parlamento; ci siamo opposti perché la storia non va cancellata, va ricordata. Non vogliamo gli stessi errori del passato.
Ma, ad oggi, gli albanesi rifiutano talmente tanto il comunismo che non vogliono nemmeno più recuperare questo ed è abbandonato così, a se stesso, brutto. “ – apre così il reportage ‘La Piramide Sospesa’.
Dopo una breve perlustrazione del perimetro della Piramide e dopo aver documentato il degrado all’interno di essa, la troupe è salita in cima alla stessa per godere del meraviglioso panorama sull’intera città.
Il reportage, poi, si conclude con un messaggio di riflessione:
“La Piramide di Tirana, si presenta oggi in uno stato di totale abbandono. Sembra impossibile darle una nuova vita, quanto utilizzarla come simbolo di un passato affinché il popolo albanese ricordi gli anni trascorsi nell’oscurità della dittatura.”