Dopo la caduta del regime comunista, molti albanesi che abitavano nei villaggi di montagna si sono riversati in massa a Tirana e nelle altre grandi città del paese.
Tuttavia, negli ultimi anni, non sono mancate storie di “emigrazione” al contrario, ovvero di ritorno nei villaggi – a a causa soprattutto della disoccupazione -di alcuni di coloro che si erano riversati nella capitale albanese.
Come Gjimi, protagonista del reportage “Il ritorno” realizzato da Osservatorio Balcani e Caucaso in collaborazione con il programma “Alleanza per lo sviluppo e la valorizzazione dell’agricoltura famigliare del nord Albania”, che ha come obiettivo lo sviluppo eco-sostenibile di uno dei territori più arretrati dell’Albania.
Il reportage
Gjimi abita ad Aprripë, nord dell’Albania, assieme al fratello ed alla famiglia di quest’ultimo: è beneficiario di un finanziamento all’interno del programma “Alleanza per lo sviluppo e la valorizzazione dell’agricoltura famigliare del nord Albania”, grazie al quale sta costruendo una stalla per il suo bestiame all’interno della fattoria:
“La costruzione della stalla ci aiuterà perché potremo aumentare il numero del bestiame, potremo allevarne di più. E’ una cosa migliore anche per il bestiame, per avere un luogo dove alimentarlo, poterci muovere liberamente e fare la mungitura. In passato tutto questo era difficile per noi, e perciò questo aiuto è un’ottima cosa.” – afferma Gjimi nel video reportage
Gjimi ha lasciato le sue montagne da ragazzo, assieme ai genitori. Ma sia a Tirana che lontano dall’Albania ha trovato solo fatica e sfruttamento. Ed ha deciso, con coraggio, di tornare nella sua terra d’origine.
“Siamo andati via dal villaggio nel ’99, è stato verso la fine di dicembre. Quando siamo entrati a Tirana siamo usciti a festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
Gli anni passarono, la disoccupazione….niente si normalizzava. Mi è venuta allora l’idea di tornare al villaggio, di costruire una mia attività o qualsiasi cosa per quanto fosse possibile, anche piccola, basta che fosse mia.
Appena tornati qui sentivo un’emozione di gioia, tornavamo in paese, dove ero nato, ma avevo anche un problema, pensavo sempre al futuro. Il mio pensiero era sempre di mettere su un gregge e inizialmente di nutrirci e poi chissà, Dio ci avrebbe aiutati.” – aggiunge Gjimi.
Il suo gregge si espande ma le problematiche rimangono, soprattutto in una famiglia con dei bambini che abita in un villaggio completamente isolato dal ‘resto del mondo’:
“La cosa che non mi piace qui è che non c’è una scuola. Ci si può sposare, si può avere dei figli ma non c’è una scuola o un ospedale dove portarli, due cose importanti nella vita.
Vedo il futuro fino a quando i bambini dovranno andare a scuola, e questo mi preoccupa, perché la scuola è tutto per un bambino. Non voglio rimangano con un’istruzione limitata, come sono rimasto io.” – conclude Gjimi.
Il progetto
Attenzione al destino di intere famiglie, allo sviluppo locale, al paesaggio, ai temi dello sviluppo economico. Sono questi, in sintesi, gli elementi cardine che l’Alleanza per lo sviluppo e la valorizzazione dell’agricoltura famigliare del nord Albania si propone di mettere in moto, lavorando a partire dai saperi tradizionali e dal ruolo della donna. Lanciato il 4 luglio 2017 dalla città di Pukë, questo progetto triennale è promosso da due ong italiane – Reggio Terzo Mondo (RTM) e Cooperazione per lo sviluppo paesi emergenti (COSPE) – con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).