La trasmissione RAI “EstOvest” è tornata a trattare l’Albania concentrandosi sulla sofferenza di quegli innocenti, ovvero la comunità cristiana, perseguitati durante il regime comunista ateo di Enver Hoxha.
Il servizio
Oltre cinquant’anni di repressione durissima a partire dall’inverno del ’45, con la recrudescenza degli anni ’60 e ’70 quando l’ateismo entrò nella costituzione albanese e avere un vangelo in casa poteva costare fino a 10 anni di prigione.
Le sofferenze dei martiri cristiani albanesi durante il regime di Enver Hoxha ebbero il loro culmine a Scutari dove era più numerosa la presenza della comunità cristiana. In questo convento francescano, la Sigurimi rinchiuse e uccisi molti dei 38 martiri fatti beati nel 2016 da Papa Francesco. Ai prigionieri spesso legati con il filo di ferro, venivano rotti gli arti o applicata la tortura elettrica.
Il suono del tamburo ricalca i passi dei soldati romani in marcia nel Getsemani; è il primo movimento della sofferenza degli innocenti, l’opera sinfonica che racconta la sofferenza della Madonna ai piedi della croce. A comporla nel 2011 fu Kiko Arguello, il fondatore del cammino neo-catecumenale dedica ai martiri gli albanesi l’esecuzione al PalaFlorio di Bari.
Sono circa 100 gli albanesi venuti per l’occasione in Puglia, fra loro c’era anche quest’anziana donna testimone oculare delle violenze del regime comunista.
“Giravano per le case per cercare croci e quadri dei santi, hanno trovato la mia croce e io sono scesa in strada per riprendermela. Mio zio era un sacerdote, l’hanno chiuso 21 giorni in una bara senza bere né mangiare, c’era solo un buco per farlo respirare, ma è sopravvissuto.” – afferma Ejlli Prendi.
‘Dio Ascoltaci’, scrivevano i prigionieri cristiani ma anche musulmani sui muri del carcere di Scutari. Anche loro volevano sopravvivere, ma a decine attraversarono la cosìdetta cella d’aria da dove si usciva per la tortura o per la fucilazione.
E sopravvissuta, invece, un’altra donna dell’Est Europa internata in un campo di concentramento nazista in Boemia, la mamma del maestro Tomas Hanus; è stato proprio lui, il direttore dell’Opera nazionale del Galles, a dirigere la sinfonia degli innocenti a Bari:
“Mia mamma aveva 11 anni quando è stata rinchiusa, è sopravvissuta ma ha visto anche lei la sofferenza degli innocenti. Internati con lei c’erano bambini piccolissimi, questa sinfonia va eseguita per lei e per tutta l’umanità. Per dire una cosa sola: fate attenzione.” – conclude Hanus.