ERTV, o Edi Rama TV. È l’emittente che porta le iniziali del Premier albanese, che ne segue in diretta streaming praticamente tutte le attività pubbliche.
È questo il tema affrontato da Osservatorio Balcani e Caucaso nell’articolo pubblicato il 2 ottobre a firma di Tsai Mali dal titolo “Albania, l’informazione nell’era digitale”
ERTV: oltre alle dirette streaming delle attività del Premier Rama è pronta ad intervistare anche gli altri esponenti di governo e i comuni cittadini che, con le loro storie, dovrebbero rappresentare l’esempio dei successi del governo a marchio socialista.
In realtà, più che di emittente televisiva a largo spettro, ERTV ha preso le sembianze di un Facebook a tubo catodico, un mega-social monomarca di tipo autocelebrativo.
Non ne fa mistero nemmeno Rama. ‘RTV è la propaganda della politica 2.0’, in cui andare a pescare tra i commenti ai post le domande a cui voler rispondere. Perché così si sceglie a cosa rispondere, senza avere il buon vecchio contraddittorio delle conferenze stampa secondo il metodo americano.
Sembrerebbe l’apoteosi della democrazia (tutti possono dire e scrivere tutto); in realtà è il miglior asso nella manica per poter far passare solo i messaggi che si desidera, quando si desidera.
Lo fa notare l’AMC, l’Albania Media Council, un’organizzazione indipendente di giornalisti che ha l’obiettivo di promuovere l’autoregolamentazione dei mass-media.
In realtà, l’AMC non punta nemmeno il dito contro ERTV in quanto emittente bandiera del Rama-pensiero. D’altronde, a casa sua ognuno fa quel che vuole.
La denuncia è volta a sottolineare il monopolio che ERTV fa su qualsiasi intervento pubblico del Premier, negandone di fatto l’accesso agli operatori degli altri media. I quali sono costretti a trasmettere o utilizzando il segnale della tv pubblica o mandando la diretta su ERTV. In pratica, il pacchetto delle informazioni da trasmettere viene consegnato, forse aperto, sicuramente rimontato ad uso e consumo del padrone di casa. Con l’alto rischio che Tirana e le sale della politica distribuiscano fake news.
Ma se queste sono le accuse volte all’attuale governo socialista, non si può dire che le cose vadano meglio con l’opposizione di centro-destra guidata dal PD, che ha diffuso una circolare ad uso interno in cui ci sono le linee-guida su come rapportarsi ai media e quali sono quelle televisioni, siti o giornali vicini alla maggioranza che sarebbero addirittura da evitare.
Se Rama esagera in sovraesposizione, il PD sembrerebbe difettare di coraggio. Un vero peccato, anche in memoria delle elezioni amministrative di giugno, per le quali l’opposizione avrebbe avuto ben d’onde da ridire.
Un tema molto delicato, nel complesso, anche analizzato alla luce del pacchetto ad-personam anti-diffamazione voluto dal Premier Rama contro la fake-news che lo riguardano. Che, idealmente, potrebbe anche essere una cosa buona, se non fosse che chi giudica cosa è una fake è l’Autorità dei Media Audiovisivi, una istituzione alle dipendenze del governo. In pratica, conflitto di interessi allo stato puro, è la politica che mette il bavaglio.
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Nell’era della comunicazione 2.0, in cui le notizie viaggiano letteralmente in tempo reale da un capo all’altro del mondo, l’Albania non può permettere di presentarsi al mondo ingabbiata in questo groviglio di interessi personali che prevaricano l’interesse della collettività.