Il 22 aprile ricorre l’anniversario di nascita del pittore albanese Ibrahim Kodra.
” I drammi e i dolori della vita, ma anche le gioie e le illusioni sono stati l’argomento ricorrente della sua pittura.”
Era nato il 22 aprile 1918 a Likmetaj, una frazione del paese di Ishëm, a Durazzo, in Albania.
Il poeta Paul Eluard lo aveva definito “il primitivo di una nuova civiltà”. Non sappiamo se fosse un primitivo.
Certo nelle sue opere migliori emerge un originario e innato senso del colore: un colore che ha una radice veneta, bizantina, islamica (Ibrahim Kodra apparteneva a una famiglia di religione musulmana) e che si esprime in accordi luminosi, solari, oppure nella predilezione per le ceramiche, della materia-luce.
Kodra aveva perso la madre a tre anni, a otto era scappato di casa. Suo padre, un ufficiale di marina che si interessava anche di arte e di poesia, era troppo spesso assente per potersi occupare di lui. Così il giovane Ibrahim era stato educato a Tirana alla corte di Re Zogu.
A Milano, infatti, era giunto accompagnato dal padre nel 1938, a vent’anni, con una borsa di studio messa a disposizione dalla regina stessa, e con un altro sussidio, offertogli dal governo italiano. Si era subito iscritto all’Accademia di Brera, e si era trovato in un ambiente quanto mai stimolante: corsi di pittura con insegnanti che erano Carrà, Carpi, Funi, Messina, compagni di corso che si chiamavano Chighine, Francese, Alik Cavaliere, Cassinari, Morlotti, ma anche Francese e Dobrzansky, Dova e Ajmone, Crippa e Peverelli, Cremonini e Baj, i fotografi Ugo Mulas e Alfa Castaldi, il regista Damiano Damiani, Dario Fo, il futuro creatore della scuola di Barbiana don Lorenzo Milani…
I drammi e i dolori della vita, ma anche le gioie e le illusioni sono stati l’argomento ricorrente della sua pittura.