Guardando i numeri INSTAT delle entrate nel territorio, risulta indiscutibile che gli emigrati che ritornano rappresentano lo zoccolo duro di queste statistiche. Su un totale di 3,5 milioni di persone entrate nelle nostre frontiere nel periodo gennaio-maggio, 2 milioni erano albanesi. Siamo sul 57%.
Diaspora o Bancomat?
Considerando che nel mese di agosto ne tornano anche di più, che spendono in media 62€ al giorno e che in media rimangono un mese, diventa chiaro il peso che ha la diaspora sul PIL del paese.
Nel 2017 è nato il Ministero della Diaspora e si sono svolti anche dei summit per indicarne la sua utilità. Utilità indubbia, utilità indubbia di bancomat per il Paese, ma non altrettanto il contrario. La migrazione albanese non ha nemmeno il diritto elementare, che sarebbe quello del voto dall’estero.

La linea principale rimane quella via terra, comprensibilmente per motivi economici. La via aerea accoglie solo il 10% di questi movimenti, con un aumento nel 2017 del 27% rispetto all’anno precedente.
Tirana Airport
Tirana ha un aeroporto internazionale, ma in realtà ha soltanto 15 compagnie aeree che ci volano, di cui 4 fanno solo la linea italiana.
Tirana ha un aeroporto internazionale, ma ha soltanto una compagnia lowcost che fa soltanto una tratta che è quella da e verso l’Ungheria. Non proprio il paese dove vive la maggioranza dei suoi cittadini all’estero, o da dove viene la maggior parte di suoi turisti.
Tirana ha un aeroporto piccolo ma ben curato, ha tanta voglia di crescere, di correre, ma è come se avesse sempre l’ancora buttata in fondo. Ha un ecosistema aeroportuale con i prezzi di un aeroporto europeo ma in realtà non lo è.
Secondo un ulteriore studio, nel quadriennio 2013-2017 sono entrate nel territorio più di 21 milioni di persone. Quattro persone su dieci sono entrate per turismo. Il 42% fa parte dell’età 25-44 anni.
Il turismo dell’Albania ha numeri e percentuali di crescita vertiginosi, ma il suo aeroporto, invece di essere la locomotiva trainante, rimane sempre un blocco da superare.
Con la tanto agognata ridiscussione della concessione promessa dal governo, niente è cambiato. L’accordo raggiunto nel 2016 ha soltanto permesso di poter avviare altri due aeroporti: quello di Kukës e quello di Valona . Un’accordo nel quale il TIA (Tirana International Airport) comunque non rimane a mani vuote, visto che per ogni anno di anticipo che uno di questi due aeroporti entra in funzione, il TIA ottiene il prolungamento di altri sei mesi della sua concessione, fino al 2027.

Il TIA ha cambiato proprietari nel frattempo, sono andati via i tedeschi e sono venuti i cinesi della China Everbright Limited con sede a Hong Kong. Nel 2017 secondo il giornale albanese Shqip la compagnia ha dichiarato un utile di 22 milioni di euro con una crescita del 22% rispetto all’anno precedente. L’utile della società si rispecchia sul 47% del fatturato, in aumento rispetto al 44% dell’anno prima, in poche parole, su 100€, 44€ sono di utile per la società. A questo punto la domanda nasce spontanea, perché non potrebbe tenere lo Stato la concessione e quindi anche questi utili?
Con chi concorrere?
In teoria siamo in un mercato concorrenziale, ma di fatto siamo in un monopolio legale, motivo per cui il fatturato del TIA continua ad aumentare, ed a rimetterci è la possibilità di crescita turistica e anche, come sempre il bancomat del Paese, i suoi cittadini all’estero. Che non hanno altra scelta se non quella di pagare qualsiasi prezzo, per riuscire a tornare nelle loro case almeno una volta all’anno.
Il mese che raggiunge il suo picco il turismo è ovviamente agosto, e questo fa capire che il turismo in Albania, è prevalentemente balneare.
Allora la domanda da fare è : perché è stata data priorità all’aeroporto di Kukës (nord) rispetto a quello di Valona (sud)?
Perché il bando per l’aeroporto di quest’ultima, che deve essere pubblico secondo l’accordo di legittima concorrenza del 2006, come ha ammonito l’Unione Europea è rimasto privato?
Se l’accordo quasi raggiunto per la sua costruzione con il consorzio turco, è saltato per mancanza di numeri di passeggeri nello studio di fattibilità, allora non si riesce a capire come potrebbe riuscire a sopravvivere aeroporto di Kukës. I due aeroporti esteri più vicini sono quelli di Prishtina e Podgorica, che sommando insieme i passeggeri arrivano a poco più di 3 milioni, un numero poco più alto di quello di Tirana. Sarà in grado Kukës di fare concorrenza a tutti e tre aeroporti in contemporanea? O rischierà di sopravvivere solo con sovvenzioni statali?
Quali numeri potrebbe garantire questo aeroporto, se non solo quelli derivanti dalla cannibalizzazione di Tirana stessa?
Diverso è la questione di Valona se diventasse low cost. Di certo assorbirebbe una parte di passeggeri della capitale, ma sopratutto, se continuassero a migliorare le infrastrutture autostradali, cannibalizzerebbe in maniera importante quello di Corfù. Un aeroporto che da solo ospita ogni anno più di 3 milioni e mezzo di turisti, con crescita del 15%, quindi una fetta di turismo considerevole che lo Stato albanese non farebbe fatica a portarlo nelle sue coste.
Centrare l’obiettivo
Ho seguito con interesse il meeting del primo ministro Edi Rama a Valona per la conclusione della campagna elettorale. Ha parlato di tante cose da fare, di cose molto belle, ha usato la parola perla nel risvegliare dal sonno l’isola di Sazan , ha ammesso di aver fatto cose buone e ha ammesso altrettanto di aver fatto cose poco buone. Ma non una sola parola sull’aeroporto.
Forse non era il momento considerando la situazione politica, forse era soltanto una svista per una promessa fatta e non rispettata ad una città che da lui ha ricevuto tanto, ma che gli ha dato anche tanto.
Quella parola che i cittadini aspettano con ansia (come dargli torto), non soltanto per gli introiti indiretti proveniente da esso nel settore del turismo, ma anche, perché no, per quelli diretti che vorrebbe dire migliaia di posti di lavoro.
È chiaro oramai, che il governo con gli investimenti che ha fatto, ma in generale il paese, ha come obiettivo che la città prenda quello slancio turistico che la farebbe diventare la Croazia di qualche anno fa, e le potenzialità Valona e la sua riviera le ha tutte.
Ma manca quell’infrastruttura, forse la più importante. Per far sì, che i giovani grazie alle compagnie low cost guardino con curiosità al paese, e magari gli danno una possibilità, una possibilità che sicuramente verrà ripagata. Per far sì che che i turisti che vogliono godere delle bellezze dello Ionio, non puntino sempre, come detto prima, alla più famosa Corfù. Regalando di fatto molti soldi a quella che dovrebbe essere una concorrente diretta del settore.
A passo con i tempi
“In molti aeroporti pago più di 20 sterline a passeggero in tasse. Se non dovessi pagarle, potrei vendere certi biglietti a 4 sterline o anche meno e in teoria scendere fino a zero. Accade già, del resto, che la Ryanair offra certi voli in promozione a zero sterline o zero euro, più le tasse aeroportuali. Con un sistema simile avremmo voli sempre pieni e tutti contenti, i passeggeri, le linee aeree e gli esercenti”. Queste sono le parole di Michael O’Leary, ad di Ryanair, sulla questione delle tasse aeroportuali.
In un contesto storico dove gli aeroporti sono diventati degli hub economici impressionanti, e dove le compagnie aeree fanno una grande guerra concorrenziale anche agli aeroporti stessi, l’Albania continua ancora a regalare ai privati settori e profitti strategici, dimostrando per l’ennesima volta la sua miopia economica.