Martedì scorso sul 246, dopo una lunga attesa di quasi 50 minuti. In una
delle fermate sull’Aurelia sale una mamma di origine rom con i suoi tre
bambini. Si siede nel posto libero dietro di me. Aveva difficoltà con il più
grande di tenerlo a bada, per questo il bambino l’ho preso io a sedersi con
me. Mi prega di timbrarle il biglietto suo e si mise tranquilla con i suoi
due cucciolotti. Intanto all’altezza di Panorama l’autobus si riempie di
moltissima gente. Dopo un pò dietro di me sento una signora alzare la voce.
Mi giro e vedo una donna distinta, sui 60 apparentemente, seduta di fronte
alla mamma con i suoi bambini. Le stava dicendo che lei non doveva stare
seduta lì, perché era il posto per anziani. La mamma cercava di darle capire
che, secondo la segnaletica, quel posto era per gli anziani, disabili, mamme
in attesa e mamme con bambini. La signora distinta le risponde:” Ma tu non
devi sederti. Prima di tutto vengono le persone come me. Volete tutti i
diritti voi. Ma chi siete? Non sei a casa tua.“.
Non c’ho visto più. Ho detto alla signora che se non la smetteva di offendere la passeggera, avrei chiamato i carabinieri e l’avrei denunciata. Lei mi risponde:”io sono a casa mia e faccio quello che mi pare. Ho anche l’abbonamento.”. La mamma di origine rom voleva mostrarle il biglietto. L’ho fermata e le ho detto che il biglietto l’ho doveva mostrare solo ad un controllore e che non era tenuta a giustificarsi davanti a nessun altro. E alla signora le ho detto:” Io non sono di origine italiana. Che ne dice di parlare con me? Devo alzarmi anche io dal posto dove sono seduta?“. Lei mi risponde ” Ma tu sei diversa. Sei come me“. “E no, signora. Non sono come lei e non voglio neanche esserlo!”. Razzista, ignorante, idiota e con il cuore come carbone io non ci tengo proprio ad esserlo. Non mi offenda Paragonandomi a lei. E non mi dia del tu.
Si è zittita. In piedi vicino a me c’era una famiglia americana. La donna parlava in italiano. Aveva capito tutta la situazione. Mi ha detto che non immaginava mai che in Italia ci fosse un tale livello di razzismo. E che questa scena l’aveva toccata molto. “Roma è città aperta”- mi ha detto- “Ma cos’è successo per farla finire così?”. Storia di ordinaria quotidianità.