Una domanda a cui segue una risposta tanto difficile, quanto intuitiva: il bagaglio Culturale che essa si porta dietro. Un annullamento di quest´ultimo è il mezzo più efficace per confinare, ed infine distruggere un´identità nazionale.
D´altra parte, un forte mantenimento di una base culturale, di un´eredità cultura attraverso anni, decenni e secoli è il modo più potente, l´arma più proficua che un popolo può utilizzare per combattere ed evitare l´estinzione.
In fondo, se oggigiorno conosciamo la storia della nostra umanità, la storia antica della Grecia democratica, quella del fiorente e potente Impero Romano, lo dobbiamo a coloro che al tempo avevano conoscenze tali da permetterci oggi di avere documenti preziosi da poter consultare, e sui quali poterci basare.
La Base di tutto ciò, è sicuramente l´invenzione più grande, la più preziosa del genere umano, ovvero la lingua, e più precisamente quella scritta. Grazie a questa ogni popolo ha avuto attraverso i secoli la possibilità di auto dichiararsi, auto confermarsi ed affermarsi, e trasmettere la propria eredità culturale.
Ma cosa succede quando questo potere viene confinato o addirittura annullato?
Tutto ciò che un popolo è, tutto quello che appartiene ad esso, va perduto, ed una volta perso, ritrovarlo è un´impresa impossibile. Quando una lingua ed una cultura non si trasformano, non si evolvono, esse piano piano vanno perdendosi, ed una volta sparite, la conseguenza naturale, è che tutto ciò che queste potevano trasmettere, svanisce. Il mantenimento di questa, costituisce quindi parte fondamentale, vitale, dell´eredità di un popolo, e dell’identità dello stesso.

Applicando questo alla nostra realtà, quella Albanese, si può facilmente arrivare ad una conclusione. Per avere una Nazione (Komb) relativamente forte, o per meglio dire, resistente all’inesorabile passare del tempo e alla naturale mutazione delle condizioni alla sopravvivenza, ancora oggi, come nei secoli scorsi, la condizione basilare è il mantenimento attraverso l’insegnamento di ciò che per primo ci qualifica come Popolo indipendente: La Lingua.
Estesi oltre l’attuale territorio della Repubblica d’Albania, riconosciuta da oltre 100 anni come territorio ufficiale del nostro Popolo, noi Albanesi (Shqiptar) siamo riusciti a mantenere, non senza difficoltà, questo importantissimo, e bellissimo, tratto distintivo.
Anche dopo oltre 400 anni di colonizzazione, a tratti molto aggressiva, da parte dell’impero Ottomano, la nostra Lingua ha resistito, ed anche con un divieto quasi totale di avere scuole in lingua madre, essa è stata tramandata attraverso i secoli, oralmente. Ma oggi giorno, in una situazione dove molti stati balcanici, sono più o meno consolidati (più o meno legittimamente), i territori dove gli albanesi ancora riescono a ricordare, e tramandare la propria lingua, e quello che essa porta con se, sono sempre più abbandonati dalle rispettive istituzioni, costringendo le popolazioni locali ad allontanarsi, per necessità di sopravvivenza, con conseguenze fatali per il tramandarsi di lingua e tradizioni.
In molti territori dove la lingua madre (o di origine) dovrebbe essere protetta e dove l´insegnamento di essa dovrebbe essere un diritto ormai acquisito e consolidato, essa viene barbaramente stuprata e questo diritto, senza alcun ritegno viene negato (con mezzi più o meno democratici).
Tutti sappiamo perché questo avviene.
I villaggi dove gli anziani ancora tengono viva lingua e tradizioni, sono lasciati in mano al fato, questo ovviamente comporta (come ha comportato in passato) l’allontanamento del territorio.
L’insediamento in nazioni diverse ha portato, attraverso le generazioni, ad una perdita parziale, ma graduale, della conoscenza della lingua d’origine, facendola diventare sempre più un relitto di ciò che eravamo, e che ora non possiamo (forse) più essere. Negli stati d’appartenenza, l’istruzione, non è stata purtroppo, punto focale di una strategia nazionale. Non è pressoché mai stato intrapreso un progetto cominciato dalla base, a causa di politiche servilistiche e, nella pratica dei fatti, totalmente contrarie ad un interesse nazionale importante.
La trascuratezza del potenziale “cerebrale” in emigrazione da parte degli stati di appartenenza, ha fatto sì che la poca conoscenza (non appropriatamente radicata nelle menti di noi giovani emigranti di vecchia data), di lingua e cultura “materna”, abbia portato ad una bassa competitività a livello di origine, e ad un ancor più basso coinvolgimento in quella che può essere la questione Nazionale Albanese. In poche parole noi, la mia generazione, e quella dopo la mia, siamo e saremo sempre più esclusi da ciò che riguarda la nostra terra di origine.
Questo avviene anche negli altri paesi?
Ovviamente no.
Ne abbiamo un esempio lampante proprio all’interno della nostra piccola realtà. Nel sud del paese esistono scuole dove la lingua Greca, è la prima che viene insegnata, ovvero dove le nostre lezioni si tengono interamente in lingua Greca. (Abbiamo anche esempi ulteriori, in lingua Slava e Bulgara. ?)
Questo è il passo fondamentale che fa sentire parte delle nuove generazioni interamente appartenenti a quello che è (o presumibilmente è) la loro origine, che sia essa greca, bulgara o slava, ma che li allontana sempre più dall’essere quello che (effettivamente) sono, ovvero Albanesi.
Questo non è assolutamente considerato in accezione negativa, ma è un esempio di come alcune nazioni lavorano in maniera ottima per evitare di perdere un’influenza che hanno acquisito in tempi non sospetti, sebbene in territori e su popolazioni che poco hanno effettivamente a che fare con loro.
Ma perché questa deve essere permessa passivamente senza alcuna presa di posizione simile da parte Nostra?
Non attingendo da statistiche ufficiali ( ma che effettivamente poco discostano dalla realtà) abbiamo una massiccia presenza di emigranti di 1. 2. 3. generazione, Albanesi, in tutta Europa, e nel mondo.
Solo tra Italia, Germania e grecia si possono stimare tra i 2/2,5 milioni di emigranti. Per non parlare della ricca comunità americana e degli altri paesi nel Vecchio Continente. Un bacino sicuramente ampio e ricco, sul quale poter lavorare, e dal quale poter attingere, se si pensa che tra Rep. D’Albania e Kosovo, si hanno circa 5 Mln di Albanesi. Per non prendere in esame popolazione etnica in Montenegro e Macedonia e Grecia. Con un potenziale così ampio, che va sempre più ampliandosi, partire dalla base sarebbe sicuramente una strategia potenzialmente vincente.
La creazione di scuole o corsi qualificati di Lingua e Cultura nazionale mirati a dare una preparazione ed una conoscenza adeguata, ai piccoli ed ai giovani, cresciuti, o nati in emigrazione, può progressivamente portare a un riavvicinamento EFFICACE delle nuove generazioni all’origine, e conseguentemente un progressivo interesse, sempre EFFICACE e COSTRUTTIVO nell’investire energie, a contribuire al paese dei propri padri.
Un’associazione, votata ad un progetto, ed un obiettivo di questo genere, è sicuramente un investimento molto più redditizio di qualsiasi altro atto di propaganda sterile e privo di basi culturali Forti.
Trovo inutile, o quantomeno poco proficuo, fondare un qualcosa, che non ha fondamenta, in quanto qualsiasi progetto, senza questo background basilare, non può far altro che fallire, o finire per essere uno strumento da utilizzare meramente per fini poco nobili.
In passato, iniziative sporadiche del genere sono già state intraprese, ma come detto sono state iniziative isolate (grecia Germania Italia) e soprattutto prive di un vero appoggio importante, o di un’interconnessione tra loro.
L’idea sarebbe, grazie all’intermediazione di possibili e conosciute (non ancora da rendere note) vie governative, di stringere legami con associazioni preesistenti, o con individui altrettanto desiderosi di essere parte di un progetto ambizioso, e varare una strategia importante, forte, ben radicata e soprattutto condivisa e riconosciuta.
Non possiamo forse fare leva su un Totale aiuto delle Istituzioni Albanesi, ma al giorno d oggi, quando gli interessi si collegano e si legano, una via non è difficile trovarla.
Per non rimanere una piccola pagina nella Storia.
Autore: Endri Tare. Questo articolo è disponibile anche in lingua albanese