In data 19 giugno 2020 la Commissione di Venezia ha comunicato all’Albania la sua relazione/parere definitiva sulla crisi costituzionale creatasi a seguito di presunte irregolarità da parte del Presidente albanese Meta nell’assegnazione dei giudici della Corte Costituzionale.
I 6 membri della delegazione si sono espressi non soltanto sulla crisi costituzionale in atto, ma hanno voluto dire la loro anche sul funzionamento del processo di vetting in Albania e sulla riforma costituzionale del 2016.
I firmatari del parere hanno operato in una situazione non facile, viste le restrizioni dovute al Covid19, e sono riusciti a depositare un accurato ed eccezionale documento che sottolinea i problemi attuali nel funzionamento della macchina della giustizia Albanese.
Tutta la prima parte dell’analisi è dedicata al richiamo della normativa coinvolta e alla sintesi dei fatti che hanno condotto alla richiesta di parere da parte del Presidente del Parlamento Albanese alla Commissione di Venezia. La Commissione descrive analiticamente le modifiche apportate alla Costituzione albanese nel 2016, nonché il sistema di assegnazione dei Giudici Costituzionali da parte del Presidente, del Parlamento e della Corte Suprema.
Per chi volesse leggere il documento in inglese allego il link : Personalmente trovo significativo sintetizzare quelle che sono le importanti raccomandazioni rivolte alle istituzioni albanesi e alla classe politica, per poter uscire dalla attuale impasse delle riforme.
Diversi sono stati gli aspetti trattati con il parere della Commissione, un excursus necessario questo per far comprendere le loro raccomandazioni a tutte le parti.
La Delegazione si è soffermata ad analizzare l’operato del Consiglio per le Nomine Giudiziarie, organo che verifica le condizioni legali e valuta i criteri professionali e morali dei candidati alla Corte Costituzionale, rivolgendone diverse critiche, come la mancanza di trasparenza delle sue attività ed il mancato rispetto delle normative e delle procedure in vigore.
Inoltre, il parere richiama le precedenti raccomandazioni della Commissione sul processo di vetting in Albania, sottolineando ancora una volta come, per il contesto albanese, una rivalutazione di tutti i magistrati era più che appropriata visto il livello di corruzione del paese, ma che questa misura doveva essere strettamente temporanea e straordinaria. Attualmente la Commissione considera la tempistica prevista dalle riforme albanesi come eccessiva, considerata la paralisi della giustizia per la mancanza di magistrati in generale e della Corte Costituzionale in particolare.
Vi è di più, sempre secondo il documento, le procedure di controllo, lunghe ed eccessive, hanno scoraggiato molti dei magistrati a proporre le loro candidature al Consiglio per le Nomine.
I firmatari del parere hanno sottolineato il loro stupore nell’apprendere che diversi fascicoli di valutazione dei magistrati contengono più di 10.000 pagine. Alle persone sottoposte a rivalutazione sono stati chiesti documenti non facili da reperire, visto che risalgono a decine di anni fa, o che devono essere richiesti all’estero. Per di più, il numero dei magistrati da sottoporre a rivalutazione è di circa 800, a fronte di soli 200 magistrati valutati ad oggi. E’ per tutti questi motivi che al punto 83 del documento si legge: “La Commissione non può non consigliare speditezza e razionalizzazione del processo di vetting”.
Secondo il parere della Commissione, la crisi costituzionale in Albania è il risultato dell’ostruzionismo tra il Parlamento e il Presidente Meta, che sembra difficile da superare.
Esprimendosi sul conflitto sorto tra il Presidente e il Parlamento per l’assegnazione dei giudici della Corte Costituzionale, i firmatari scrivono:
“Alla fine, La Commissione di Venezia ripete la necessità assoluta di dialogo e cooperazione leale tra le istituzioni dello Stato. Il mandato e i poteri delle istituzioni dello Stato devono essere rispettati in modo da compiere i loro obbiettivi legittimi, sempre alla ricerca dei migliori benefici per i cittadini d’Albania.”
Per la Commissione, la condotta del Presidente albanese, Ilir Meta, non sembra giustificare una procedura di impeachment nei suoi confronti, come richiesto con forza negli ultimi mesi dalla maggioranza.
Il parere della Commissione di Venezia arriva in un momento decisamente delicato per le forze politiche albanesi, visto che solo qualche mese fa è stato raggiunto un accordo tra le stesse per le prossime elezioni politiche. Tutti noi ci auguriamo che le tensioni tra le parti in questo periodo storico si concentrino sulle vere questioni del dibattito democratico per preparare il paese alla prossima tornata elettorale.