Sto scrivendo questo articolo in risposta alle innumerevoli domande di Olti Buzi, direttore editoriale di AlbaniaNews in Italia, a nome dei collaboratori di questa importante portale in diaspora dopo la trasmissione da parte di Al Jazzera English TV, il 27 Gennaio scorso del programma ‘Inside Story: Albania’s escalating political crisis ’ (“Dentro la storia: l’escalation della crisi politica in Albania).
L’attuale crisi politica e l’uccisione dei tre dimostranti – uno dei quali, in base al filmato che circola in internet, non costituiva una minaccia per i militari e i civili negli ambienti della sede del governo – sono molto sconvolgenti. Nel suo articolo “Sugli avvenimenti di gennaio” pubblicato nel giornale “Shekulli” il 3 Febbraio scorso, Ismail Kadare sottolinea giustamente che fortunatamente ai nostri tempi la storia albanese è “al contempo albanese – europea”. Nonostante ciò non ritengo che Kadare abbia ragione quando guarda agli avvenimenti del 21 di gennaio come motivo per la rottura della “normalità della vita albanese”.
La vita albanese, la società albanese, quasi ogni istituzione dello stato albanese e in particolare la vita politica albanese non sono normali da diverso tempo. Infatti quest’ultima è diventata profondamente atipica dalla caduta della dittatura comunista nel 1991.
Questa realtà anormale si è prolungata per così tanto tempo che, sfortunatamente, per molti di noi – ma in particolare per quelli nati negli ultimi due decenni – l’anormalità è l’unica realtà conosciuta, servita, propagandata e, fino ad oggi, accettata come normalità.
La democrazia per noi albanesi rimane un’aspirazione, ma non la realtà e pare non si realizzerà ancora per molto tempo se ci rifiutiamo di vedere i fatti come stanno realmente. I principali responsabili per la crisi politica e gli ultimi tumulti in Albania siamo noi albanesi che abbiamo permesso per tutto questo tempo ad alcuni dirigenti della classe politica di usare un discorso ipocrita “democratico” per nascondere la loro passione demoniaca per il potere e la ricchezza, passione che non deve essere vista in solamente in relazione alla corruzione. Nel caso di alcuni dirigenti della politica albanese, la corruzione deve essere ribattezzata con il triste nome che si merita: tradimento nazionale.
La violenza della polizia che è stata filmata il 21 gennaio scorso, ci deve preoccupare perché è un segnale allarmante della natura totalitaria della “democrazia” albanese. Nel sul articolo pubblicato sul giornale albanese “Il secolo” il 27 Gennaio scorso, l’accademico Rexhep Qosja ci ricorda che la feticizzazione e la mitizzazione dello stato risulta nella fascistizzazione e stalinizzazione di questi, quindi nella trasformazione dello stato in uno strumento di uccisione che liquida fisicamente i cittadini i quali non sono d’accordo con questi.
Il potere in Albania è stato feticizzato e mitizzato ma lo stato albanese non è fascista e gli incidenti, inclusa la tragedia del 21 Gennaio, devono essere giudicati a sangue freddo per non arrivare a conclusioni sbagliate che possono avere conseguenze pesanti per la coesione nazionale la quale è in una situazione delicata.
Quelli che il 21 di gennaio hanno autorizzato a sparare contro i dimostranti così come le guardie che hanno eseguito tale ordine mostruoso dovranno presentarsi in tribunale. Tra la polizia e i militari albanesi, inquadrati nella NATO, non ci dovrebbe essere posto per gli automi e i criminali. Mentre ai loro ufficiali civili e militari non deve essere permesso che utilizzino i dipendenti e i semplici cittadini come carne da macello per mantenere al potere una cricca specifica, qualsiasi essa sia. Una delle tragedie più grandi dell’attualità albanese è la svalutazione della vita che raggiunge il disprezzo e l’odio misantropico.
Sali Berisha renderà un grande servizio al popolo se presenta prove indiscutibili in appoggio alle accuse fatte a Edi Rama e all’opposizione in generale in cui si dica che gli accadimenti del 21 Gennaio erano un tentativo orchestrato da parte loro per realizzare un colpo di Stato. Se queste prove non si materializzano, Berisha e alcuni membri del governo e del Partito Democratico devono risponderne legalmente, poiché un tale discorso non solo criminalizza ingiustamente l’opposizione e terrorizza psicologicamente il popolo ma danneggia ulteriormente l’immagine dell’Albania nel mondo come un posto dove i colpi di stato sarebbero normali.
Berisha si è subito espresso per proteggere Ilir Meta appena dopo la pubblicazione del filmato nel quale pare che quest’ultimo dia ordine ad un soggetto di governo di favo rizzare i suoi amici. Se il filmato risulta essere un fotomontaggio, gli autori del video verranno perseguiti legalmente e Meta ritornerà al suo posto in governo. Se il filmato è nascosto allora è vero, Meta dovrà comparire in tribunale e ritirarsi una volta per tutte dalla vita pubblica e politica.
L’atteggiamento di Meta, del governo e dell’opposizione in questo caso darà dimostrazione del grado di maturità della classe politica in un periodo critico per l’Albania, la quale aspira ad essere accettata nella Comunità Europea, così come per il futuro del Kosovo, soprattutto ora che la Serbia e i suoi alleati stanno facendo il possibile per sabotare il processo democratico in Kosovo così come il riconoscimento internazionale dell’indipendenza del Kosovo.
Le elezioni in Albania si devono tenere nel periodo in cui sono state pianificate. Nonostante ciò, quando gli interessi del paese lo richiedono, è consigliabile e a volte anche strettamente necessario indire elezioni anticipate. Coloro i quali hanno onestamente ottenuto voti, non dovrebbero avere paura di confrontarsi con l’elettorato.
Durante gli ultimi venti anni l’Albania non ha mai svolto elezioni non contestate e senza brogli. A quanto pare, in alcune zone dell’Albania i voti vengono comprati e venduti con soldi in mano il giorno prima le elezioni da parte di alcuni politici e membri delle loro famiglie.
Nessuno deve impantanarsi con queste prostitute della “democrazia” albanese; questi devono essere smascherati senza esitazione. E questo non è difficile ai giorni nostri dove ciascuno di noi è reporter grazie ai cellulari e ai molti mezzi elettronici che si posseggono. Ogni qualvolta che vi si avvicinerà qualcuno che voglia comprare il vostro voto, fotografate senza remore il viso criminale della corruzione politica e mandate la foto ai mass media in Albania, in diaspora e ai mass media stranieri. La democrazia in Albania non si consoliderà senza un impegno attivo dei cittadini nei processi democratici. Gli ultimi accadimenti in Tunisia, Egitto, Giordania e Yemen hanno dimostrato fermamente il ruolo e l’effettività dei media sociali nella sfida e nel togliere di mezzo i regimi corrotti.
La corruzione è il cancro del popolo albanese ma questo cancro può essere sconfitto con successo. La corruzione la dobbiamo vincere tutti insieme manifestando “disobbedienza” civile, in particolare le nuove generazioni. Gli studenti devono rifiutarsi di seguire le lezioni dei professori corrotti. I pazienti, i loro parenti e il personale medico devono smascherare i medici corrotti. Se gli impiegati nelle amministrazioni vi chiedono di pagare “tangenti” per essere serviti, rifiutatevi di uscire dalle istituzioni pubbliche fintanto che non vi serviranno come prevede la legge. Se vi sembra impossibile, ricordatevi che ci è voluta una “Rose Parks”, che con la sua “disobbedienza” nel 1955 ha dato inizio al movimento per i diritti dei afro – americani, rendendo così un servizio senza uguali alla democrazia americana.
La politica albanese ha un bisogno urgente di trasfusione di sangue. Le persone che avevano e continuano ad avere un post a livello direzionale nella politica albanese già da inizio anni Novanta devono ritirarsi quanto prima e per sempre dalla scena politica. Alcuni politici albanesi al potere e all’opposizione assomigliano ai despoti del tipo di Ben Ali e Mubarak. Coloro che fanno parte dei partiti devono avere il coraggio di chiedere con insistenza le dimissioni dei dirigenti nel caso in cui i loro enti politici non vincono più le elezioni generali o locali, in modo che al posto loro ven
gano messe persone giovani, dinamiche e con una visione, il cui obiettivo primario è quello di servire al popolo e proteggere gli interessi nazionali.
La democrazia albanese sta attraversando un brutto momento. Speriamo che tutti noi, ma in particolare la classe politica albanese, tireranno le dovute conclusioni sui vergognosi accadimenti di questo inizio anno che fanno male e che sono condannabili. Sperare non sempre basta.
Pubblicato sulla sezione in lingua albanese di Albania News del 5 febbraio 2011. Titolo originale: “Demokracia Shqiptare në Udhëkryq” .
Tradotto per Albania News da Belina Sinani.
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‘Inside Story: Albania’s escalating political crisis’ (“Dentro la storia: l’escalation della crisi politica in Albania).