Il termine “Democrazia” dei nostri tempinon è altro che il diminutivo della “Liberal-Democrazia”, ossia di uno Stato fondato sul rispetto delle leggi, alle quali non deve sfuggire nessuno, e proiettato all’eguaglianza tra i cittadini. Quindi leggi uguali per tutti per raggiungere l’eguaglianza di diritti, opportunità e doveri tra i cittadini.
Precisando questi principi fondanti ed osservando l’andamento del governo italiano e di quello albanese, ci imbattiamo in una sorta di democrazia “estremista”. Già, perché la democrazia fondata sul principio maggioritario, se praticata alla lettera, non limitandosi dalle leggi, porta anche alla dittatura. In questo caso, la maggioranza che esce dalle elezioni ignora l’opposizione. Cosi il Partito Democratico albanese e quello del Popolo della Libertà italiano si trovano a comandare, a decidere, a fare e disfare leggi in nome della maggioranza ottenuta alle elezioni.
Bisognerebbe a questo punto precisare un altro aspetto della Liberal-democrazia (che in teoria sono le democrazie dei popoli albanese ed italiano). I rappresentanti del popolo, quindi i parlamentari, non sono stati scelti per emanare leggi, liberalizzare o immettere costrizioni con la frequenza di cui le cronache ci parlano ogni giorno, come se stessimo al mercato dell’ingrosso dove ad un prezzo più basso (in questo caso, ad una maggioranza più larga in parlamento) si compra un numero maggiore di beni. E se la concorrenza (l’opposizione) ci invita a non comprare considerando superflua e/o discriminatoria la compra-vendita, poco importa se non si hanno i numeri per imporsi e se parte dell’opposizione stessa è disposta a vendersi.
Ed eccoci, in Italia ed in Albania non è il popolo che governa tramite i suoi rappresentanti, non è il governo che lavora per il popolo, e tanto meno non è una liberal-democrazia che si fonda da sempre su un principio solido: governare con il sistema di maggioranza in rispetto della minoranza. Per rendere chiaro questa affermazione basti pensare alle ultime disfatte dei governi italiano ed albanese.
L’irricevibile decreto sul federalismo fiscale in Italia
Giovedì 3 febbraio, la Commissione della Camera, chiamata a dare il proprio parere sul decreto del federalismo fiscale, ha bocciato il testo tanto aspirato dalla colonna portante della coalizione governativa: la Lega. Inarrendevole, il Governo si riunì in un consiglio straordinario per ragionare sul da farsi e portare avanti il sogno leghista, inviando ugualmenteil testo bocciato dalla Commissione al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che, come il sistema democratico prevede, ha risposto definendo il testo “irricevibile”.
Stoppata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano il quale esercita il suo diritto e dovere di stare sopra delle parti e di non discriminarle, ci si augura che la maggioranza non escogiti una nuova legge che vieta pure a Napolitano di “non promulgarla”. Ciò non significa che il federalismo non si deve fare. Si vuol precisare semplicemente che il futuro di uno Stato, della cittadinanza, non può essere deciso dalla sola maggioranza, ma deve essere condiviso anche dalla minoranza (l’opposizione). Quest’ultima, come in ogni liberal-democrazia che si rispetti, in un futuro prossimo e non lontano attraverso le elezioni diventerà a sua volta maggioranza. Il rischio quindi che si corre è immane. Se ogni qualvolta uno schieramento che diventa maggioranza ed interpreta la democrazia come potere assoluto sancito dalle elezioni (che si possono vincere anche con un solo punto di vantaggio rispetto agli avversari), si mettesse a fabbricare e disfare leggi, i cittadini sarebbero sempre in continua perdita. Ne perderebbe l’ideale della democrazia, della liberal-democrazia, ne perderebbero le minoranze di quel momento. La presunta golpe del 21 gennaio in Albania
Da canto suo, il governo albanese ha dato vita ad una Commissione parlamentare d’inchiesta composta dalla sola maggioranza sui fatti del 21 gennaio, in cui durante una protesta dell’opposizione davanti al palazzo del Governo hanno trovato la morte dalle armi della Guardia Repubblicana tre protestanti. Certo, l’opposizione albanese sembra spoglie di idee da proporre per il Paese ed oltretuttoè da più di 18 mesi che non partecipa pienamente alla vita parlamentare, scegliendo quindi di non “combattere” sul campo previsto dalla democrazia. Anche quando ci prova, ci pensa la maggioranza ed il Premier Berisha a mandarla via a brutte parole che superano ogni immaginazione e limite di educazione.
Cosi, il premier albanese Berisha, rilascia dichiarazioni stampa anche 4 o 5 volte al giorno, incriminando brutalmente e senza mezzi termini il leader dell’opposizione Edi Rama, il Procuratore generale della Repubblica Ina Rama, e addirittura anche il Presidente della Repubblica Bamir Topi. Per Berisha, sono gli unici responsabili dei fatti del 21 gennaio e parte dello schema golpista fallito grazie alla Polizia di Stato e alla Guardia repubblicana. Ovviamente, la maggioranza le ha elogiato per la loro “resistenza eroica” e ha premiato i poliziotti e militari presenti con medagliette e qualche paga in più.
Il fatto sta, che la Commissione d’inchiesta deve ancora finire di verificare l’attività delle istituzioni prima e dopo la golpe, per potersi pronunciarsi. Ma, Berisha sente già odore di vittoria contro i “comunisti” dell’opposizione. Ed è ancor più agghiacciante il fatto che, quasi sicuramente, la Commissione le darà ragione. Ma, al popolo, rimarrà sempre il dubbio della verità e della giustizia politica che verrà sancita dalla Commissione composta interamente da membri della Maggioranza. Pur non essendo rilevante ai fini penali in quanto può esprimere semplicemente raccomandazioni alla Procura, la suddetta commissione è stata chiamata ad investigare a spese dello Stato, quindi dei cittadini. Appare cosi, un capriccio della Maggioranza che pretende di sovrastare all’opposizione ed al sistema giudiziario albanese invece di lasciar fare alle istituzione preposte il proprio lavoro. Rilevandosi decisamente antidemocratica. Dove è finito allora l’ideale di democrazia? Che cosa cambia a questo punto se la chiamiamo dittatura?Perché, a chi sfuggisse questo ragionamento, bisogna ricordarli che le dittature sono state di destra e di sinistra. C’è stato Enver Hoxha in Albania e Mussolini, il Duce, in Italia.
Dov’è la democrazia in questi due Paesi? Dove la liberal-democrazia? La difesa dei diritti delle minoranze? L’opportunità uguale offerta a tutti di esercitare i propri diritti, il proprio pensiero, la propria difesa? Chi stabilisce ed in che misura stabilisce che il mio pensiero (solo perché diverso dal suo) conta meno, al punto da essere cancellato con forza o sottomesso ad esame continuo?In tutte le democrazie, le opposizioni hanno un unico scopo principale: controllare il potere delle maggioranze e il rispetto delle leggi, come anche il dovere di impedire la fabbricazione di leggi persfuggire al controllo della Costituzione. L’Albania come l’Italia, l’Italia come l’Albania. Due Repubbliche a sistema maggioritario, dove la maggioranza assume il ruolo del più pessimo legislatore della democrazia, conquistando il popolo con frasi d’effetto e non con il rispetto di ciò che la cittadinanza l’ha chiamato a fare. Forse, è giusto ricordare a tutti, lettori e legislatori, elettori ed eletti, che il popolo non è esercita il suo governo in maniera diretta, ma sceglie da chi farsi rappresentare per governare tutti, ribadiamo, in rispetto delle minoranze. Minoranze che diventano tali anche solo per un punto di differenza. Tenerselo bene a mente, farebbe governare meglio tutte le maggioranze che non vanno in cerca di cambiamenti radicali della legislatura per garantirsi l’onnipotenza.