Le elezioni di metà mandato negli USA hanno dimostrato un calo di consensi per Barack Obama e hanno consegnato la Camera dei deputati al Partito Repubblicano, obbligando il presidente ad una coabitazione con gli avversari politici.
Una situazione simile a quello della prima presidenza Clinton, che però gli ha permesso di vincere il secondo mandato con un ampia maggioranza. Quindi dipenderà tutto da come Obama si giocherà le sue carte. L’aspetto più interessante, dal punto di vista di chi vive nella statica Italia, è quello della multietnicità dei candidati e degli eletti. Il caso più esemplare è stata la gara per la carica a governatore dello stato di New York. A contendersi questa carica c’erano due figli di italiani emigrati negli States, Andrew Cuomo e Carl Paladino. Ha avuto la meglio il democratico Cuomo, già ministro della seconda presidenza Clinton e figlio del già 3 volte governatore newyorkese Mario Cuomo. Entrambi i candidati appartengono a famiglia originarie del Sud Italia, e oggi per la Lega Nord non sarebbero degni di presentare l’Italia, eppure governano uno dei stati più potenti degli Stati Uniti.Un altro candidato di origine italiana purtroppo non c’è l’ha fatto: in Pennsylvania, Dan Onorato è stato sconfitto dal repubblicano Tom Corbett. È andata meglio invece al candidato a governatore dello Stato dell’Ohio, John Kasich, figlio di immigrati croati. L’altra sorpresa è stata l’elezione di Susana Martinez come governatrice del New Mexico. La repubblicana Martinez è la prima donna ispanica che assume una carica cosi importante. È andata bene anche al candidato di origine svedese Johny Isakson che si è visto confermato senatore nello stato della Georgia. La sorpresa più grande, anche se annunciata, è stata quella del nuovo astro del Partito Repubblicano, Marco Rubio, già denominato l’Obama bianco. Rubio infatti è figlio di una umilissima famiglia di esuli cubani. Ha 39 anni, 4 figli e un’appeal enorme tra l’elettorato repubblicano. Incarna il sogno americano, la ragione sociale della fondazione degli USA, si è fatto avanti a spintonate per arrivare ad occupare un posto di prestigio dentro una grande nazione democratica. Già si parla di lui come probabile candidato repubblicano alle elezioni del 2012. A tutte queste novità, ovviamente ricordiamo che la presidente uscente della camera dei deputati, era anche essa di origine italiana, e che il mondo politico statunitense è pieno di esempi di questo tipo, Barack Obama in testa. La realtà d’oltreoceano sembra fantascienza in un Italia in cui il mondo politico è statico. Dall’inizio degli anni novanta, ci sono i soliti leader, rivisitati e riciclati più volte. Cambiano le denominazioni dei partiti, le stagioni politiche, il gossip e loro rimangono sempre inossidabili di fronte ad una società italiana ormai assuefatta a questi ritmi. Intanto, dopo più di 20 anni di immigrazione, in parlamento abbiamo solo due parlamentari di origine immigrata eletti non per volontà politica dei partiti maggiori. Non abbiamo nessun consigliere regionale di origine immigrata, tanto meno qualche membro di giunta regionale, provinciale o comunale di rilievo. Eppure, con l’attuale legge elettorale, tutti i partiti avevano la possibilità di mostrare una volontà politica per l’integrazione politica degli immigrati e dei loro figli. Sarebbe bastato mettere qualche nome nei posti di lista di sicura elezioni, però a quanto pare quelli sono appannaggio degli italici candidati.Mentre negli USA del 2010 l’astro nascente e probabile candidato presidente per i repubblicani è figlio di esuli di un paese ostile agli USA stessi, in Italia discutiamo se una cittadina albanese possa fare la donna delle pulizie in una scuola pubblica italiana. Il confronto è proprio in questi termini. A voi la libertà di giudicare se sia degno di un paese che ama definirsi civile e democratico.