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Home Notizie Kosovo

Piccola guerra perfetta di Elvira Dones al Teatro Stabile di Torino

di Alban Stermasi

Albania News
16 Marzo 2013
in Kosovo
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Martedì 19 marzo 2013, alle ore 19.30, debutterà in prima assoluta alla Cavallerizza Reale di Torino “Piccola Guerra Perfetta“, tratto dall’omonimo romanzo di Elvira Dones e  interpretato dal Laboratorio Permanente di Ricerca sull’Arte dell’Attore, compagnia teatrale fondato e diretto da Domenico Castaldo nel 1996.
In collaborazione con Teatro Stabile di Torino, lo spettacolo è interpretato da: Domenico Castaldo, Katia Capato, Ginevra Giachetti, Marta Laneri, Eleni Maragkaki, Francesca Netto. Video introduttivo di Domenico Castaldo e Rui Albert Padul, con Alessandro Borroni, Joseph Scicluna, Veronica Stilla..

Brevi informazioni e impressioni (personali) sullo spettacolo

La prima volta che seppi dello spettacolo fui molto contento perché trattava un argomento a me molto vicino, il mio popolo. Non posso nascondere che inizialmente ero anche un po’ scettico riguardo al risultato finale, su come sarebbe venuto recitato in italiano da attori che, pur avendo letto il libro, forse non avrebbero espresso appieno quello che il libro raccontava, e ancora su come avrebbero cantato le canzoni in lingua originale, come avrebbero pronunciato i difficili nomi albanesi, espresso gli sguardi, eseguito i movimenti,etc. Invece di recente ho avuto la fortuna e il privilegio di assistere alle prove generali e ho visto una performance intensa, curata nei minimi dettagli. Si capisce che dietro c’è tanto duro lavoro fatto di ricerche, approfondimenti, voglia continua di migliorare, ma sopratutto di passione. La paura, la sofferenza, ma anche la gioia e la speranza non sono solo recitate ma sentite fino al midollo da ciascuno degli attori. Si possono sentire nei monologhi dalla voce tremula di Francesca, negli sguardi di Catia e Domenico, nei movimenti di Marta e nelle canzoni dal suono angelico di Eleni e Ginevra. Nonostante i miei sforzi, in alcuni momenti non sono riuscito a trattenere le lacrime. Personalmente mi auguro che più gente possibile riesca ad assistere a tanta bellezza espressa in poco più di un’ora e un quarto.
Lo spettacolo resterà in scena alla Cavallerizza per la Stagione in Abbonamento del Teatro Stabile fino al 14 aprile.

Piccola nota storica

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La “piccola guerra perfetta” è quella dichiarata dalla Nato il 24 marzo 1999, in seguito alla feroce pulizia etnica scatenata da Slobodan Milošević, che si concluderà il 12 giugno dello stesso anno. Una guerra aerea nei cieli del Kosovo, dove la Nato dà inizio a una escalation di bombardamenti su tutto il paese con l’operazione Allied Force, diretta dall’americano Clark. L’intervento non colpì solo obiettivi militari, ma furono effettuati anche interventi “dissuasivi” ed intimidatori nei confronti della popolazione allo scopo di esercitare una pressione su Milošević; tra questi il bombardamento delle centrali elettriche, della sede della televisione serba a Belgrado, di colonne di profughi, anche di etnia kosovara, di industrie chimiche con successive pesanti ricadute ambientali.

Questa triste pagina della nostra storia più recente non deve essere dimenticata.
Così come la rabbia delle protagoniste di “Piccola guerra perfetta”, tre donne assediate a Pristina: Rea, Nita e Hana. Donne che vivono sulla propria pelle i bombardamenti che gli ottanta giorni di orrore scatenati dall’esercito serbo infliggono ai civili. Donne normali, arrabbiate, che provano a resistere e a ribellarsi alla violenza che spazza via ogni cosa, cercando di attraversare ogni giorno la città per telefonare al mondo e raccontare quello che sta succedendo.

Scrive Domenico Castaldo: «Siamo a Pristina (capitale del Kosovo) nel 1999, le bombe della Nato piegano il fervore bellico dei capi di Stato serbi mentre in tutta la Regione del Kosovo i militari, i paramilitari ed i poliziotti esprimono senza remore la loro crudeltà contro tutto quanto è albanese: derubano e bruciano le case, deportano e uccidono gli uomini, straziano e violano donne e bambine.
Cosa muove tanta violenza nel genere umano? Quale malattia rende incapaci gli uomini di sentire nell’altro la propria stessa natura? Domande ovvie, forse, alle quali si risponde con un’altra guerra, con maggiore violenza. Questo vortice di persecuzioni ci porta nel clima claustrofobico descritto con passione dalla Dones.
Una casa in cui rinchiuse tre donne si riparano, sopportano e continuano a vivere; un’attività che in tali condizioni appare assurda. Sopravvivono, miracolosamente, alla peggiore delle fini. Custodiscono, come antiche sacerdotesse, il focolare della vita e della civiltà. Avrebbero potuto scappare, invece il coraggio che nasce dall’incredulità, dalla fiducia che tanta insensibile brutalità non sia possibile, le trattiene.

Le tre donne comunicano con il mondo senza guerra da un telefono nella casa di un’amica, funziona perché è intestato ad una famiglia serba. Parlano con Arlind, il cognato di Hana, emigrato in Svizzera e che, nella più assoluta impotenza, assiste al massacro dei propri familiari e della propria nazione.

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Dopo settantotto giorni di bombe finisce anche questa piccola guerra, una delle infinite piccole guerre; restano in vita Nita e Rea (due delle tre protagoniste del romanzo).

Noi le seguiamo nelle case devastate per vedere quello che a noi non è successo. Il sangue ed i brandelli di corpi umani sono dappertutto, la disinvolta violenza di quei giovani armati ed incoscienti, ha dissacrato e profanato la vita e la morte.

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Toccherà a noi, assieme a Nita e Rea, ricomporre i corpi e dare loro sepoltura, vestirci ancora una volta dell’incosciente coraggio di Antigone, e sfidare, con l’innocenza di chi agisce nel senso della Giustizia, la guardia armata che ci osserva dall’alto della torre».

Elvira Dones è nata a Tirana, è cittadina svizzera e ora vive negli Stati Uniti. Il suo libro, Piccola guerra perfetta (Einaudi), scritto in italiano, racconta l’orrore della guerra in Kosovo, partendo dalle testimonianze dei sopravvissuti.

Domenico Castaldo, diplomato nel 1993 alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, diretta allora da Luca Ronconi, ha lavorato presso il Workcenter di Jerzy Grotowski e Thomas Richards. Dal 1996 guida il Laboratorio Permanente di Ricerca sull’Arte dell’Attore.

Argomenti: Elvira DonesKosovaTeatro Albanese

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