Il Kosovo, lo scorso 6 ottobre, è andato alle urne per le elezioni parlamentari anticipate causate dalle dimissioni dell’ex primo ministro Ramush Haradinaj. I risultati preliminari hanno premiato il movimento Vetëvendosje con il 25,49% dei voti, seguito dalla LDK con il 24,82% dei voti e dal Partito Democratico con il 21,24%.
In attesa dell’ufficialità dei risultati, il movimento Vetëvendosje sta attualmente concordando con la Lega Democratica del Kosovo (LDK) la formazione del governo di coalizione che, con ogni probabilità, vedrà Albin Kurti nella figura di primo ministro.
Quando era parte dell’opposizione, il leader di Vetëvendosje aveva insistito per un diverso approccio del Kosovo al dialogo, mediato dall’UE, con la Serbia che comprendeva il discutere sulle questioni relative alla guerra in Kosovo.
Questione ribadita nelle ultime interviste rilasciate ai media kosovari ed internazionali: il Kosovo, a suo parere, dovrebbe mirare a mettere in discussione nel dialogo l’indennità di guerra chiedendo un risarcimento alla Serbia per i crimini umani e i danni materiali causati durante la guerra del 1998-1999.
“Sono il primo premier che chiederà ufficialmente l’indennità di guerra. La Serbia ci deve miliardi e abbiamo l’obbligo nei confronti di tutti i martiri e degli oltre 1000 bambini che sono stati uccisi in questo paese.” – ha dichiarato Kurti per News24.
Lo stesso Kurti è stato a Tirana negli ultimi giorni per celebrare la vittoria del suo partito e per incontrare il premier albanese Edi Rama, con cui ha discusso di numerose tematiche riguardanti i due paesi.
L’indennità di guerra
Kosovo e Serbia hanno siglato numerosi accordi negli ultimi otto anni – su questioni come energia, libera circolazione e riconoscimento reciproco dei diplomi d’istruzione – ma non hanno mai affrontato le questioni relative alla guerra in Kosovo.
Bekim Blakaj, direttore esecutivo del centro di diritto umanitario del Kosovo (una ONG che si occupa dell’attuazione di un quadro di giustizia incentrato sulle vittime in Kosovo) ritiene impossibile affrontare le questioni riguardanti la guerra in quanto non vi è documentazione adeguata riguardante i danni causati.
“E’ necessario documentare tutti i crimini e danni causati dalle forze serbe in Kosovo. Nessun dei crimini commessi dalle armate serbe sarà dichiarato tale senza un processo giudiziario che porterà sentenze contro coloro che hanno pianificato i crimini di guerra in Kosovo.” – ha affermato Blakaj per BIRN.
Per Blakaj un’eventuale indennità di guerra sarebbe possibile solo se entrambi le parti concordassero nel cooperare per incriminare coloro che hanno commesso crimini di guerra.
I fragilissimi rapporti tra Kosovo e Serbia si sono nuovamente incrinati lo scorso novembre quando il governo kosovaro ha imposto dazi sulle merci importate dalla Serbia per il 100% del loro valore. La decisione – ancora in vigore. – arrivò come conseguenza della mancata entrata del Kosovo nell’Interpol, che per il governo kosovaro fu il risultato delle pressioni dei serbi, contrari all’iniziativa.