Un nuovo approccio al fenomeno migratorio in Europa e un’Europa capace di imprimere una rotta nella governance mondiale della migrazione e della mobilità. Con una stella polare: “l’esigenza del contenimento dei flussi migratori non deve mai prevalere sul diritto di ciascuno di cercare protezione internazionale nell’Unione europea, che deve rimanere terra di rifugio per coloro che fuggono da persecuzioni o necessitano di protezione”.Un progetto ambizioso, quello delle Regioni d’Europa, che oggi chiedono alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento europeo una nuova politica di accoglienza perché non si determinino solo situazioni emergenziali né accada che gli sbarchi, la prima assistenza e i successivi processi di integrazione, siano problemi da delegare ai singoli Stati, ridotti a scelte in fin dei conti localistiche. Vogliono una politica di contrasto all’immigrazione irregolare che non sia incentrata soltanto sul controllo delle frontiere e l’intercettazione dei migranti alla partenza ma che sia basata su effettive possibilità d’ingresso regolare, anche per lavoratori non altamente qualificati. “Deplorando” le politiche di criminalizzazione, le 344 Regioni europee aspettano cioè misure per il contrasto delle reti criminali delle quali i migranti sono vittime, stabilendo un principio fondante: “il rispetto dei diritti umani deve permeare tutte le fasi della politica migratoria dell’Unione”. E chiedono, con un’analisi delle cause e delle caratteristiche dei fenomeni migratori in modo da individuare strategie improntate alla solidarietà con i Paesi terzi, un approccio “globale” capace di coinvolgere tutti i soggetti potenzialmente interessati. A cominciare dagli enti locali, “i primi ad essere direttamente coinvolti: da un lato sono particolarmente colpiti dalle difficoltà legate all’immigrazione illegale e, dall’altro, sono responsabili di una serie di servizi fondamentali per il processo di integrazione”.
Dalla Commissione Civex del Comitato delle Regioni d’Europa è arrivato il via libera a larga maggioranza al Parere su “Migrazioni e sviluppo: un approccio globale”. Il rapporto, 57 considerazioni preliminari e 5 precise richieste finali, dovrà essere approvato definitivamente dall’Assemblea plenaria del Comitato delle Regioni il 18 e 19 luglio. Una volta varato potrà diventare indirizzo politico per una futura proposta legislativa nella delicata materia migratoria che è ora tra le principali priorità nell’agenda politica dell’Ue. La Primavera araba ha accentuato il bisogno di una politica unitaria e coerente. “L’Europa non può presentarsi all’appuntamento epocale con l’immigrazione dimenticando che gli immigrati sono una risorsa fondamentale delle nostre società perché alimentano tutti i mercati del lavoro, rappresentano un fondamento del welfare, della cura e assistenza nelle nostre famiglie e perché, con le loro diverse culture, arricchiscono il panorama sociale e civile del vecchio continente”. Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e relatore del Parere, è stato incaricato dal Civex di preparare le raccomandazioni politiche finali che nei giorni scorsi sono state discusse a Bruxelles. “Con questo documento aiutiamo l’Europa a costruire un approccio globale al problema, innanzitutto stabilendo che l’immigrazione clandestina è una prigione per i migranti che hanno bisogno di liberarsi dalla condizione di clandestinità, che li rende ostaggi delle organizzazioni criminali”. Così, se l’immigrazione ha molteplici cause (ingiustizia sociale, guerra, persecuzione religiosa o politica, fuga da condizioni di profondo disagio ambientale), l’approccio al fenomeno deve sottintendere una strategia di ampio respiro che includa sviluppo, cooperazione, occupazione, integrazione sociale, politica estera.“Pensiamo di dover implementare i diritti dei migranti. La tratta degli esseri umani li rende prigionieri di un incubo. Occorre aiutarli a liberarsi dalla clandestinità e aiutare noi Regioni e comunità locali a costruire politiche di accoglienza e integrazione. La tutela dei diritti umani è fondante del progetto di Europa e i diritti vanno tutelati a partire dalla vita, dalla fuga, dall’ansia, dalla disperazione, dallo sradicamento di un essere umano che noi chiamiamo migrante”.Un cambio di rotta sociale ma anche fondamentalmente culturale. “Il tema dell’immigrazione – ha continuato Vendola – è una di quelle questioni che infiammano il dibattito pubblico in tutta Europa con il rischio che gli immigrati diventino i capri espiatori per tutte le stagioni di crisi. Bisogna invece raccontare la verità. L’immigrazione è figlia di un mondo regolato da una cattiva globalizzazione, di un mondo segnato da ingiustizie sociali profondissime. Si fugge dalla guerra, dalla povertà e, oggi, anche dalle mutazioni climatiche. Il cambio della temperatura determina una variazione della geografia, il deserto avanza in tutto il bacino del Mediterraneo, trasforma interi pezzi di economia e l’acqua è sempre più una risorsa scarsa. E questo diventa una molla che mette in movimento milioni di essere umani che cercano altrove un futuro migliore. Di fronte a loro, l’Europa non può trovarsi impreparata. Abbiamo il dovere di aggiornare la nostra lettura dei fenomeni migratori per contrastare tutto ciò genera la fuga”.
In questo contesto, gli enti locali devono essere più coinvolti al punto da diventare destinatari diretti dei finanziamenti europei. Nel documento approvato dalle Regioni, si prende in considerazione “la possibilità che sia seriamente valutata dalle istituzioni europee e dagli Stati membri la possibilità di ingresso nell’Ue per la ricerca di lavoro. Un periodo transitorio nel quale il migrante, indipendentemente dalle quote fissate da ciascun Paese, possa entrare in uno Stato per cercare un’occupazione e al termine del quale, se non l’ha trovata, rientrare nella sua terra d’origine”. Nella relazione che sarà votata il prossimo luglio, si esorta inoltre la Commissione a promuovere progetti innovativi per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, per affrontare il problema della carenza di competenze in certi segmenti del mercato, combattere “il traffico e la tratta di esseri umani nonché i datori di lavoro che impiegano manodopera non regolarmente soggiornante”. Considerato che in Europa si stima che circa 50 milioni di persone vivano e lavorino all’estero con lo status di irregolari, a parte l’intensificazione dei controlli sull’operato dell’agenzia Frontex (preposta anche ai respingimenti), si ritiene poi utile “evitare che stranieri regolarmente soggiornanti possano diventare irregolari a causa delle eccessive rigidità della normativa nazionale e così andare a crescere le fila degli overstayers”. Allo stesso modo, secondo le Regioni europee, può diventare opportuno il riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche, per evitare lo “spreco dei cervelli” e garantire l’effettiva integrazione dei migranti.