La prima riunione del SAPC a Bruxelles si è conclusa in un nulla di fatto. L’organismo parlamentare comune tra l’UE e l’Albania non è potuto uscire con una dichiarazione finale al termine dei lavori. Un caso senza precedenti per il Parlamento europeo come affermano gli europarlamentari membri della SAPC.
Il 3 e 4 maggio scorso si è tenuto a Bruxelles la prima riunione del Comitato parlamentare di Stabilizzazione e Associazione UE – Albania (SAPC) composto da parlamentari comunitari ed albanesi. I temi più caldi dell’incontro sono stati senz’altro la crisi che ha travolto la politica albanese dopo le elezione dello scorso giugno e il processo della liberalizzazione dei visti. L’agenda della riunione, oltre allo scambio delle opinioni tra i rappresentanti della Commissione europea e il governo albanese sullo stato delle relazioni tra l’UE e l’Albania, prevedeva anche la discussioni di altri temi quali le riforme economiche, il funzionamento del sistema giudiziario, la lotta contro la criminalità organizzata, la tutela dei diritti umani e la libertà dei media.
I 15 parlamentari albanesi membri della SAPC, 8 della maggioranza e 7 dell’opposizione, sono andati a Bruxelles con una contesto politico interno piuttosto imbarazzante. Un’opposizione che boicotta il parlamento da 8 mesi, uno sciopero di fame in corso per ottenere la riapertura delle urne, un governo che riconosce il diritto di protestare ma non scende a compromessi, un parlamento in stallo che approva riforme importanti senza la presenza dell’opposizione. A uno anno dall’entrata in vigore dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’UE, e dall’adesione alla Nato, i deputati albanesi si trovano a dover discutere a Bruxelles dell’ABC di un paese democratico in un organismo comune importante come la SAPC. Gli europarlamentari membri della SAPC non hanno nascosto la loro delusione sulla riunione. Per il Vicepresidente del Parlamento europeo e Presidente del SAPC, Eduard Kukan, la situazione creatasi alla prima riunione del SAPC è un caso senza precedenti: “Il nodo politico è stato evidente anche qui al Parlamento europeo, perché dopo due giorni di discussioni, non siamo riusciti ad adottare una dichiarazione congiunta con le necessarie raccomandazioni. Sono deluso, non lo nascondo perché per la prima volta un incontro di questa portata termina in una situazione del genere”.
Anche per l’europarlamentare romeno Victor Bostinatu, Vicepresidente del SAPC, si tratta di un evento senza precedenti nel Parlamento europeo. Tuttavia, Bostinatu ha dichiarato che “un compromesso è stato raggiunto all’inizio di entrambe le parti, ma Beja, capo della delegazione del Partito democratico albanese, alla fine dei negoziati può essere stato chiamato da Tirana perché non siamo riusciti ad approvare la dichiarazione finale”. “Le carte sono nelle mani di Berisha, perché se fossi il primo ministro dell’Albania, saprei cosa fare, ma il fatto è che è il signor Berisha che deve dar prova di leadership, disponibilità e flessibilità per raggiungere un accordo “, ha aggiunto Bostinatu.
Mentre l’europarlamentare Doris Pack, che segue da anni la politica albanese, si è detta dispiaciuta di trovarsi al punto di inizio senza aver trovato una soluzione. “Capisco gli albanesi che non nepossono più della situazione, che non credono più a nessuno, ne al governo ne all’opposizione. Questo comportamento mostra al meglio lo stato della classe politica albanese”, afferma Pack.
Mentre la prima riunione della SAPC si è conclusa senza una dichiarazione finale come la prassi vorrebbe, la preoccupazione degli europarlamentari è stato condivisa anche dal Commissario europeo per l’Allargamento, Stefan Fule, in un’intervista all’edizione albanese della BBC. “Sono veramente preoccupato per la mancanza di un dialogo politico costruttivo e del pieno funzionamento del Parlamento. Questa è una preoccupazione generale, – ha dichiarato Fule, aggiungendo che – tutti i partiti politici, della maggioranza e dell’opposizione, hanno la responsabilità di trovare la soluzione della situazione politica attuale, sulla base di due principi: il rispetto del quadro costituzionale e la trasparenza”.